Jean Arp, le Terme di Diocleziano ospitano il dadaista francese

 

For Arp, art is Arp” – Marcel Duchamp

Gli spazi eterni, restaurati, delle Terme di Diocleziano a Roma si fanno grembo e culla di modernità. Almeno fino al prossimo 15 gennaio, celebrando uno dei personaggi di spicco nella storia dell’arte del Novecento, a cinquant’anni dalla sua morte: l’avanguardista doc “Jean Arp”.

Il movimento Dada compie quest’anno cento anni e Arp è stato uno tra i fondatori nella Zurigo del 1916, in quella Svizzera neutrale, circondata da un mondo in pieno conflitto, in cui il dadaismo è nato, incarnando valori profondamente antibellici e fondendoli con il rifiuto dei canoni artistici e con una modalità espressiva che andava contro l’arte stessa. Un rifiuto dell’arte accademica decorativa, partorita dalla società borghese di fine 19° secolo e inizio 20°. Così nasce il movimento, in quel Cabaret Voltaire destinato a diventare perno della manifestazioni dada.

In questa scena si muove con disinvoltura il maestro francese, artista-poeta, protagonista di una rivoluzione silenziosa, che nell’esposizione capitolina viene raccontato in 80 opere, alcune delle quali esposte per la prima volta, provenienti dalla Fondazione Arp e da altre istituzioni europee e italiane. Stampe, sculture, rilievi, papier collé, arazzi, dipinti che analizzano la ricerca continua dell’artista, a partire dai primi rilievi in legno del 1915 fino alle sculture realizzate tra il 1930 e il 1966:

Le testimonianze della serie Concrétions humaines del 1934, l’omaggio a Auguste Rodin del 1938 e un’opera di carattere magico ed esoterico come Thalès de Milet del 1951. Tra i lavori dell’ultimo periodo, si annoverano poi Poupée borgne del 1963 e Construction architectonique, un gesso realizzato nel 1965, un anno prima della sua scomparsa, eccezionale prestito dal Centre Pompidou di Parigi.

Una ricerca individuale, assetata e nomadica, lontana da dogmi e prescrizioni, persino nel suo avvicinarsi alle avanguardie (dal dadaismo al surrealismo al costruttivismo), sempre proteggendo la propria libertà. Impegno che ha portato l’artista ad afferrare per mano l’energia cosmica, le forze connesse con la natura e la precarietà dell’esistenza. Nulla di più attuale. L’ordine naturale è superiore all’uomo. È così che nei suoi lavori Arp non rappresenta la realtà, la inventa.

Arricchisce l’allestimento una spettacolare sequenza di sculture monumentali, tra cui quella che accoglie il pubblico all’ingresso delle Terme: i 3 metri d’altezza di Berger des Nuages del 1953, direttamente dalla Fondation Arp di Clamart. E poi, Pépin Géant, 1937 dal Centre Pompidou e Femme paysage, 1966 da Gallerie d’Italia.

A essere raccontata poi, è una parte fondamentale nella vita di Arp, un sodalizio personale e artistico trentennale, che riempie le pagine dell’intera vita dell’artista: quello con la moglie Sophie Taeuber, con cui inizia a collaborare già dal 1915 alla realizzazione di arazzi e collage. Più orientata al design e alla progettazione d’interni, la carriera e la genialità di Sophie sono state spesso eclissate dalla figura del marito. Ma in questa retrospettiva anche il suo tocco è posto sotto analisi. Un rapporto incentrato sulla complicità estrema, fin da subito, dall’incontro a Zurigo, dove i due sperimentano un capovolgimento della razionalità a partire dalle forme elementari della geometria.

L’opera al plurale di Arp è un continuum spazio-temporale dove nessun elemento sembra giungere ad uno stato di quiete. Non c’è separazione tra gli elementi e ciascuno si configura come un’ipotesi plausibile della complessità emblematicamente rappresentata dalle sue Forme cosmiche dove l’uovo, l’orbita planetaria, il germoglio, la testa umana, la campana e la conchiglia, vanno a braccetto”, spiega Alberto Fiz, curatore della mostra, promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e dal Museo nazionale romano.

Uno scenario antico in costante dialogo con il moderno quello delle Terme di Diocleziano, in cui vengono ospitate le opere del maestro avanguardista, nell’intento di stabilire un contatto che superi il tempo. Uno scenario solenne e maestoso, tributo al forte interesse che Arp ha maturato per le testimonianze dell’antichità, come dimostra la foto sbiadita, scattata nella primavera del ’25 con Hugo Ball, in posa tra le rovine di Pompei. Un forte interesse per culture antiche e mediterranee che lo porta ad avvicinarsi alla scultura greco-romana, ai poeti e filosofi.

Come spiega Claude Weil-Seigeot, presidente della Fondation Arp, raccontando dell’artista: “Durante tutto il suo percorso artistico il poeta scultore dadaista, si destreggia intimamente tra parole e forme. L’opera non è mai immobile. È in eterno movimento. Giochi di curve aperte a varianti infinite che, in ognuna delle loro dimensioni, si dispiegano nello spazio e nel tempo”.

La mostra è accompagnata da una monografia edita da Electa, che analizza la figura di Arp nelle sue molteplici sfaccettature, dal suo rapporto col dadaismo a quello con la classicità. Molte le riflessioni che riguardano la sua produzione letteraria oltre all’intenso dialogo con Sophie Taeuber.

 

Info utili:

Mostra: Jean Arp
Sede: Roma, Grandi Aule delle Terme di Diocleziano
Date: 30 settembre 2016 – 17 gennaio 2017
Orari: martedì-domenica ore 9-19,30. Chiuso il lunedì. La biglietteria chiude alle 18,30
Biglietti: Intero euro 10, ridotto euro 8
Info e visite guidate: tel. +39 06 39967700 – www.coopculture.it

 

Fonti: Electa

 

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