«Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso un solo momento»
Henri Cartier-Bresson
La mostra retrospettiva “Henri Cartier-Bresson” è aperta fino al 25 gennaio, dal martedì alla domenica, ore 9-19; venerdì e sabato fino alle ore 22. Biglietto intero a 11 euro, ridotto 9 euro.
Museo dell’Ara Pacis, Lungotevere in Augusta, Roma.
Informazioni: Tel. +39 060608 (tutti i giorni, ore 9-21), www.arapacis.it, www.museiincomuneroma.it.
Catalogo e guida alla mostra: Contrasto
Direttamente dal Centre Pompidou di Parigi, in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson, arriva a Roma il mito della fotografia con più di 500 immagini, ma anche disegni e filmati, che abbracciano tutto il Novecento.
Henri-Cartier Bresson è stato un grande fotografo francese (1908-2004), noto a tutti per aver forgiato l’immagine del Novecento e per questo soprannominato “l’occhio del secolo”. Il suo primo amore è stato la pittura per poi arrivare alla fotografia e alla necessità di catturare la realtà, ma sempre sognando il disegno: «La macchina fotografica è per me un blocco di schizzi, lo strumento dell’intuito e della spontaneità».
Tre periodi scandiscono la sua opera: il primo, dal 1926 al 1935, durante il quale Cartier-Bresson frequenta i surrealisti, il secondo, dal 1936 al 1946, il periodo del suo impegno politico, della collaborazione con la stampa comunista e dell’esperienza nel cinema; il terzo, dal 1947 al 1970, che va dalla creazione della cooperativa Magnum Photos fino alla fine della sua attività di fotografo.
Questa retrospettiva, curata da Clément Chéroux, vuole mostrare che non c’è stato un solo Cartier-Bresson ma diversi, ripercorrendo cronologicamente il suo percorso.
Oltre 500 opere tra fotografie, disegni, dipinti, film e documenti, più e meno conosciuti, suddivisi in una Introduzione e otto parti:
- Prime fotografie: gli anni di apprendistato, i rapporti con gli americani a Parigi, le influenze fotografiche, il viaggio in Africa.
- Viaggi fotografici: il Surrealismo, il “caso oggettivo”, le peregrinazioni fotografiche in Spagna, Italia, Germania, Polonia e Messico.
- L’impegno politico: New York con Paul Strand e il Nyikino group, Parigi con Jean Renoir e l’Associazione degli artisti e scrittori rivoluzionari (AEAR), la stampa comunista con Robert Capa e Louis Aragon.
- Le guerre: il film sulla guerra civile spagnola, l’attività durante la seconda guerra mondiale (fotografo dell’esercito, prigioniero, fuggiasco, combattente della resistenza) per documentare il ritorno dei prigionieri.
- Il reporter: la fondazione dell’Agenzia Magnum Photos, i reportage in Cina e in India, i funerali di Gandhi.
- Il reporter professionista: il primo fotogiornalista a entrare in URSS dopo la morte di Stalin. E poi Cuba, “L’uomo e la macchina” e la serie Vive la France.
- La fotografia dopo la fotografia: La fine dei reportage e una fotografia più contemplativa. Ricompare il disegno.
- Ricognizione: il tempo della ricognizione, la riconsiderazione degli archivi (dai documenti al lavoro), mostre retrospettive e libri. La iconizzazone di Henri Cartier-Bresson.
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