De Chirico a Ferrara. Metafisica e avanguardie

giorgio de chirico

Giorgio De Chirico torna a Ferrara, dal 14 novembre al 28 febbraio, con la mostra Metafisica e avanguardie. Dopo oltre cent’anni dal’arrivo del pittore nella città emiliana, Palazzo dei Diamanti accoglierà più di 70 opere, provenienti dai principali musei e collezioni private di tutto il mondo, realizzate nella città estense tra il 1915 e il 1918.

L’esposizione, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalla Staatsgalerie di Stoccarda, in collaborazione con l’Archivio dell’Arte Metafisica, oltre a celebrare il ritorno di De Chirico nella città che lo ha ispirato per un periodo importante della sua vita, vuole sottolineare la profonda influenza dell’artista e della sua pittura sull’arte italiana ed europea dell’immediato dopoguerra. 

Per consentire al visitatore di ripercorrere negli anni e nel corso del percorso espositivo l’evoluzione del pensiero artistico di De Chirico e il contributo della sua opera a livello europeo, la mostra è suddivisa in sezioni cronologico-tematiche che affiancano ai dipinti del maestro della metafisica acquerelli, fotografie, disegni, collage e quadri di Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Salvador Dalì, Henri Magritte, Max Ernst, Filippo de Pisis, Man Ray e Raoul Hausmann.

1915-1916. Gli interni metafisici e il dualismo tra realtà e finzione

Sono gli anni della Grande Guerra e dell’arrivo in Italia. Dell’eterno dualismo tra realtà e finzione. La vena malinconica e nostalgica della metafisica parigina cede il posto all’illogicità della realtà quotidiana, astratta e indecifrabile, su cui si staglia una realtà finta, eppure riprodotta fedelmente.
Sono gli anni de I Progetti della fanciulla (1915), Malinconia della partenza (1916), Natura morta evangelica I (1916), Composizione metafisica (1916) e L’angelo ebreo (1916), in cui forti sono i richiami alla città di Ferrara e alla cultura ebraica  ed esoterica e forte è la presenza di oggetti inanimati accostati tra loro in un modo che anticipa le accumulazioni scultoree dadaiste. Oggetti isolati dal loro contesto di appartenenza e riassemblati per rievocare nuovi significati e suscitare straniamento nello spettatore.

giorgio de chirico

Giorgio de Chirico: I progetti della ragazza, fine 1915 Olio su tela, New York, Museum of Modern Art. Lascito di James Thrall Soby,1979 © 2015.

Ne I progetti della fanciulla riconosciamo le mura rosse e una torre del Castello Estense sullo sfondo, mentre in primo piano oggetti slegati tra loro compongono una natura morta insolita.

Giorgio de Chirico Natura morta evangelica I, 1916 Olio su tela, cm 80,5 x 71,4 Osaka City Museum of Modern Art

Giorgio de Chirico Natura morta evangelica I, 1916 Olio su tela, cm 80,5 x 71,4 Osaka City Museum of Modern Art

Tra gli elementi ricorrenti ci sono anche carte geografiche di dubbia interpretazione, squadre e altri strumenti di disegno e misurazione, biscotti scatole. Li ritroviamo, ad esempio, in Natura morta evangelica I. Qui  le rotte di navigazione segnate sulle mappe geografiche esprimono il desiderio e il bisogno di evadere e esplorare nuove terre, mentre le finestre che si affacciano su cieli azzurri e verdi rappresentano l’unica via di fuga dai piccoli e angusti uffici della caserma. I biscotti e i dolci tipici ferraresi rinviano a un tempo passato, l’infanzia.

La sfida tra realtà e finzione è esplicita in dipinti quali Interno metafisico con grande officina (1916), Interno metafisico con sanatorio (1917), Interno metafisico con faro (1918) e Interno metafisico con alberi e cascata (1918). In queste opere il quadro, luogo di finzione per eccellenza, riproduce minuziosamente una realtà oggettivamente e facilmente riconoscibile, mentre lo spazio nel quale tale rappresentazione si colloca, la stanza, è dato da un insieme di oggetti accostati per un qualche motivo del tutto estraneo allo spettatore.

Il potere d’influenza del “quadro nel quadro” sulle opere di altri artisti è evidente nella Condition humain (1933) di Magritte e nei Piaceri illuminati (1929) di Dalì.
Nel dipinto del primo il dualismo tra realtà e finzione è esplicito e chiaro. La realtà rappresentata nel quadro riproduce fedelmente il paesaggio che si può ammirare dalla finestra al punto da annullare quasi il confine tra realtà e finzione.
Il contrasto fra il reale e l’immaginario è amplificato anche nelle tre scatole dipinte da Dalì: tre quadri nel quadro.

René Magritte: La Condition humaine, 1933, Olio su tela, Washington, National Gallery of Art

René Magritte: La Condition humaine, 1933, Olio su tela, Washington, National Gallery of Art

1917-1918. L’incontro con Carrà e i grandi manichini

Sono gli anni del ricovero a Villa del Seminario, l’ospedale psichiatrico militare per malati di nevrosi di guerra, e del sodalizio con Carlo Carrà. L’esposizione a Palazzo Diamanti della serie quasi completa di Carrà (Il gentiluomo briaco, Composiziona TA, Penelope, Natura morta con la squadra, La camera incantata, Solitudine, Madre e figlio, Il dio ermafrodito, L’ovale delle apparizioni, Il cavaliere dello spirito occidentale, Il figlio del costruttore) consente al visitatore di fare un confronto diretto e immediato tra le opere dei due artisti.

Carlo Carrà: Solitudine, 1917 Olio su tela, Collezione privata

Carlo Carrà: Solitudine, 1917 Olio su tela, Collezione privata

Sono anche gli anni dei manichini: creature simili a pupazzi di stoffa, latta e legno, dalla testa ovoidale bianca e con dei segni tratteggiati che ricorcano le cuciture dei manichini da sartoria e si incrociano all’altezza della bocca o degli occhi. Sono gli anni del Trovatore (1917), di Ettore e Andromaca (1917), de Il grande metafisico (1917), in cui ritornano tutti gli elementi tipici del periodo ferrarese: dal cromatismo intenso agli scorci di architetture, dalla sovrapposizione di oggetti apparentemente senza senso ai grandi manichini, con un rimando, più o meno implicito e sempre presente, al classicismo della sua formazione.

Giorgio de Chirico: Il trovatore, 1917 Collezione privata

Giorgio de Chirico: Il trovatore, 1917 Collezione privata

L’eco delle opere di questi anni risuona nel dipinto di Dalì Gradiva (1931-1932),  in cui le due figure in primo piano rimandano ai manichini di De Chirico, mentre sullo sfondo si intravede un paesaggio indefinito.

Salvador Dalí: Gradiva retrouve les ruines anthropomorphes (fantaisie rétrospective), 1931-32 Olio su tela, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza Dalì

Salvador Dalí: Gradiva retrouve les ruines anthropomorphes (fantaisie rétrospective), 1931-32 Olio su tela, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza Dalì

Altri artisti in esposizione

Oltre alle opere di Carrà, Dalì e Magritte l’influenza di De Chirico sulle avanguardie europee è documentata da una serie di dipinti di Man Ray, Raoul Hausmann, George Grosz, Marx Ernst, Filippo de Pisis  e Giorgio Morandi.

Giorgio Morandi: Natura morta, 1918, Olio su tela, Mamiano di Traversetolo (PR), Fondazione Magnani Rocca

Giorgio Morandi: Natura morta, 1918, Olio su tela, Mamiano di Traversetolo (PR), Fondazione Magnani Rocca

 

Info e prenotazioni

Palazzo dei Diamanti
Corso Ercole I d’Este, 21 – 44121, Ferrara
tel.: 0532 244949
email: diamanti@comune.fe.it

Orari

Tutti i giorni dalle 9:00 alle 19:00.
Aperto anche nei giorni 8, 25 e 26 dicembre e 1 e 6 gennaio

Biglietti

Intero: euro 11,00
Ridotto: euro 9,00

Attenzione! Con il biglietto d’ingresso all’esposizione di Palazzo dei Diamanti è possibile accedere gratuitamente alle mostre:

  1. Il manichino e i suoi paesaggi – Palazzina Marfisa d’Este
  2. Site specific – Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara

Ulteriori informazioni

Dal 18 marzo al 3 luglio 2016 la mostra sarà esposta alla Staatsgalerie di Stoccarda.

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