L’esposizione
In mostra fino al 24 gennaio a Palazzo Strozzi, in Firenze, Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana: l’esposizione che indaga sul rapporto tra arte e sacro attraverso le opere di artisti di fama mondiale, realizzate dalla seconda metà dell’Ottocento fino all’Anno Santo 1950.
Quasi un secolo di arte sacra moderna interpretato dagli italiani Domenico Morelli, Gaetano Previati, Felice Casorati, Gino Severini, Renato Guttuso, Lucio Fontana e altri insieme ad artisti del calibro di Picasso, Munch, Matisse, Ernst, Van Gogh e Rouault.
Oltre cento opere prese in prestito dai maggiori musei nel mondo. Tra queste: la Pietà di Van Gogh (Musei Vaticani), la Crocifissione bianca di Marc Chagall (Art Institute di Chicago), L’Angelus di Jean-François Millet (Museé d’Orsay di Parigi). Per sette sezioni espositive che, seguendo un ordine cronologico, raccontano il bisogno dell’artista di confrontarsi con il trascendente e della religione di trovare nell’arte un’alta forma di espressione.
Le Sezioni e le Opere
Dal Salon all’Altare
La mostra si apre con i dipinti realizzati, nella seconda metà dell’Ottocento, in una varietà di stili che ben testimoniano l’incertezza dell’epoca circa la destinazione del genere sacro. Dal canone purista al crudo realismo fino agli estremismi delle interpretazioni di fine secolo.
Tra i dipinti di questa prima sezione: i I Maccabei di Antonio Ciseri, i Martiri gorcomiensi di Cesare Fracassini e la Flagellazione di Bouguerau.
Rosa Mystica
Negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, quelli dell’estetica del Simbolismo, gli artisti, per rispondere al bisogno di tradurre in forme figurative un tema alquanto complesso come la spiritualità, interpretano in chiave moderna le figure chiave della cristianità. Ed ecco che accanto a madonne dai tratti umani e divini si notano madri di Dio più libere e audaci. L’esempio più controverso è la Madonna II di Edvard Munch, a metà strada fra il misticismo e la sessualità freudiana.
Materna e celeste al tempo stesso la Mater Purissima di Domenico Morelli.
Vita di Cristo
La sezione centrale dell’intera mostra è la più corposa, quella che ripercorre la vita di Cristo in tutte le sue fasi, così come ci sono state tramandate dalla narrazione evangelica: dall’Annunciazione alla Resurrezione.
È qui che si incontrano le opere di Picasso, Fontana, Van Gogh, Chagall, Otto Dix, Stanley Spencer e molti altri. È in questa sezione che, ancora una volta, stili e interpretazioni diversi degli stessi temi si susseguono e contrappongono. Dalla questione dell’autonomia artistica rispetto alle iconografie tradizionali di Maurice Denis alla rappresentazione in chiave moderna della Via Crucis di Dix e Fontana.
Maurice Denis riprende l’iconografia classica dell’Annunciazione, inserendo, però, sullo sfondo la vista delle colline di Fiesole, in provincia di Firenze.
Come nei dipinti di Dix, la Passione di Fontana, incisa, slabbrata, ferita, si fa metafora delle atrocità dei tempi moderni.
Tra tutte, è all’ultima fase della vita di Cristo, quella dalla Crocifissione alla Resurrezione, che si dedica il maggior numero di artisti nel Novecento. Le ragioni: la vicinanza alla condizione dell’uomo moderno e le molteplici interpretazioni metaforiche e stilistiche proprie delle avanguardie a cui si presta.
Tra le opere la Pietà di Van Gogh. Si tratta di una delle due versioni che il pittore realizza ispirandosi alla Pietà di Delacroix. Una rappresentazione umanizzata, in cui gli accentuati contorni delle mani e dei volti trasmettono il dolore autentico di una Mater dolorosa che piange il figlio morto, mentre il volto del Cristo martirizzato (autoritratto del pittore) si fa portavoce della sofferenza dello stesso Van Gogh.
La sofferenza e la crocifissione di Cristo diventano espressione delle atrocità del nazismo e della guerra per Chagall, Manzù, Guttuso.
La Crocifissione bianca di Chagall è un vero e proprio atto di denuncia, in cui Cristo è vittima delle persecuzioni naziste, così come il popolo ebraico. Tra ebrei in fuga, sinagoghe divelte e Torah in fiamme, il figlio di Dio, al centro del dipinto e con un copricapo in tessuto al posto della corona di spine e il tallit, lo scialle da preghiera, che gli copre le parti intime, si fa simbolo delle sofferenze di un popolo ingiustamente vittima di una guerra atroce e priva di senso.
Severini. Gli Spazi del Sacro. La Chiesa
Attraverso una selezione dei progetti decorativi di Gino Severini e la video installazione di Vincenzo Capalbo e Marilena Bertozzi si esplorano lo spazio della chiesa e l’evoluzione dell’architettura sacra. Un insieme di lavori per conoscere come sono cambiati gli edifici del culto cattolico sia da un punto di vista architettonico, sia da un punto di vista decorativo.
Un’intera sezione è poi dedicata al concetto di Chiesa: quella derivante dalle figure che l’hanno rappresentata (Pio XI di Wildt); dall’armonia del rito (pannelli decorativi di Denis) e dalla cura estetica degli arredi (la Casula verde di Matisse).
La Preghiera
Il percorso espositivo termina con una riflessione sulla preghiera, la dimensione privata e intima della religione, diversa nella forma e sempre uguale nella sostanza. Dall’atmosfera calda e mediterranea del cieco di Viani alla dimensione atavica de L’Angelus di Millet; dall’introspettiva fanciulla di Casorati alla dimensione infantile e innocente rappresentata dal Cagnaccio di San Pietro.
Info e prenotazioni
Palazzo Strozzi, Piazza Strozzi, Firenze
tel.: 055 2645155
email: info@palazzostrozzi.org
sito web: www.palazzostrozzi.org
Orari
Tutti i giorni (festivi inclusi) dalle 10:00 alle 20:00
Il giovedì: dalle 10:00 alle 23:00
Attenzione! Accesso consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura e solo su prenotazione è possibile accedere alla mostra dalle ore 9:00.
Biglietti
Intero: 10 euro
Ridotto: 8,50 euro
Attenzione! Con il biglietto per la mostra Bellezza Divina è possibile visitare anche il nuovo Museo dell’Opera del Duomo e il Battistero di San Giovanni.
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