Riviera ligure, Pra’ terra del pesto DOP

Il pesto genovese bussa alle porte dell’Unesco e chiede di essere riconosciuto come “Best Practice”. Su iniziativa dell’associazione culturale Palatifini, la domanda è ufficialmente partita e tra 180 giorni il verdetto della Commissione dirà se il tradizionale sugo è pronto per entrare nel novero dei beni immateriali dell’umanità.

Basilico in serra a Pra'

Basilico in serra a Pra’

Vera identità culturale della comunità ligure e re degli antichi sapori della regione. Una salsa nata a Genova, su base di una ricetta di antiche origini – come spiega Roberto Panizza, presidente di Palatifini, in un’intervista a DCucina – “già i romani mangiavano un formaggio pestato con erbe e frutta secca. Nella vicina Provenza poi c’è il ‘pistou’, fatto con olio, aglio, sale e basilico”.

Patria del rinomato sugo è la costa del Ponente genovese e sua capitale il piccolo borgo di pescatori Prà, dove il basilico viene piantato, raccolto e pestato con fatica nel tipico mortaio in marmo e unito a olio, aglio, sale, pinoli, pecorino e parmigiano. Solo se coltivato sulle alture di Pra’ questa pianta aromatica trova le condizioni climatiche perfette per sviluppare quell’aroma e quel gusto inconfondibili, che ne fanno la base per il prodotto genovese più conosciuto e apprezzato al mondo. E proprio qui, Villa Sauli sarà la nuova sede del Parco del Basilico di Prà, progetto nato per aiutare i produttori locali e promuovere attività culturali, laboratori e incontri legati al riconoscimento della coltura del basilico e al pesto come prodotto dop.

Sempre al pesto è dedicato un Campionato mondiale, organizzato da Palatifini, e  un itinerario gastronomico può essere proposto per vivere appieno la tradizione e le bellezze del ponente ligure: l‘Itinerario Parco del Basilico, una denominazione che indica la zona vicina a Genova, nell’area tra Pra’ e Voltri, lungo la litoranea sul mare e sulle colline adiacenti alla costa, oltre alla famosa istituzione di promozione del tipico prodotto genovese e dei suoi produttori. Da Prà e dal vicino borgo di Pegli, partirono un tempo lontano quel pescatori che portarono la cultura ligure a Tabarca, e da lì in Sardegna, a Carloforte, cultura sopravvissuta sino a oggi sia nel dialetto che nelle tradizioni.

Acquasanta

Acquasanta

Altra caratteristica della zona è la produzione della carta. L’antica via, accompagnata da distese di vecchi mulini, da un frantoio e strette di viette di mattoni, che portano dal mare fino all’antico insediamento monastico dell’Acquasanta, sopra Voltri, ancora oggi meta di pellegrinaggi. Qui è visitabile il Santuario dell’Acquasanta e sotto esso, le Terme, costruite nel 1830 per curare i malati meno abbienti, sono oggi moderne e attrezzate per cure termali e trattamenti estetici, circondate da un piacevole paesaggio colmo di storia e natura. Poco distante dal Santuario sorge la Cartiera, oggi restaurata e sede del centro di testimonianza ed esposizione dell’arte cartaria, il Museo della Carta, dove sono ancora visibili gli antichi macchinari in uso fino al 1985.

L’itinerario prosegue da Acquasanta alla località “Le Giutte”, alla ricerca delle “neviere”, i pozzi a forma di cono con muro di sostegno in pietra a secco, profondi circa 4-5 metri, utilizzati in passato, fino a fine ‘800, come frigoriferi . Il primo s’incontra in località “Grilla”, nel comune di Mele.

Dal paese Mele, proseguendo lungo le vie delle cartiere, si torna al mare verso Voltri, zona che ebbe in passato un grande sviluppo grazie alla ventosità, all’abbondanza d’acqua e la posizione di sbocco sul mare, come scalo marittimo e terrestre. In questo contesto prende forma il prodotto tipico dell’area, il basilico, originario dell’Asia Tropicale e introdotto in diverse zone del mediterraneo (Liguria compresa) dai romani, con proprietà curative e afrodisiache secondo gli abitanti dell’antico impero.

Dal colore verde tenero e foglia tonda, per la sua trasformazione in pesto si usano piantine alte al massimo 10 cm, coltivate tutto l’anno in serra in campo, soprattutto nella zona di Prà. È riconosciuto come Basilico Genovese DOP dal 2006 grazie ad un regolamento europeo. La storia c’è, il valore anche. Ora la palla passa all’Unesco per la decisione definitiva sul pesto come “patrimonio immateriale dell’umanità”.

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