Guerra delle trivelle nel mare italiano, ora Referendum

Perforazioni e trivelle nei mari Adriatico e Ionio, con ricerca di petrolio, che mettono a rischio i gioielli naturali e turistici del Belpaese. È su questo palco che va in scena lo scontro tra Governo e Regioni. A cui ora sono chiamati a prendere parte anche i cittadini italiani. Perché ieri la Corte costituzionale si è espressa, dichiarando ammissibile uno dei sei quesiti referendari No Triv, sulla difesa del mare.

Il referendum, proposto lo scorso ottobre, da ben 9 regioni italiane (Basilicata, Marche, Campania, Liguria, Veneto, Calabria, Puglia Sardegna, Molise), con la decima, Abruzzo, ritiratasi, a ridosso del giudizio della Consulta, si farà. Comitati e Regioni esultano e la campagna è pronta a partire.

I DECRETI SOTTO ACCUSA – Tutto nasce a pochi giorni da Natale. Il 22 dicembre, quando, in sordina, il Ministero per lo sviluppo economico, guidato da Federica Guidi, firma due decreti, che autorizzano La Petroceltic srl (società petrolifera irlandese) a fare attività di ricerca e prospezione a largo delle isole Tremiti. Guarda caso, il giorno dopo (23 dicembre) il Parlamento approva la legge di Stabilità con l’inserimento dell’articolo 239, che stabilisce “il divieto di concessioni nelle zone di mare poste entro le 12 miglia dalla costa, lungo l’intero perimetro nazionale”. Prorogando però, “fino alla durata della vita utile del giacimento i titoli abilitativi già rilasciati. In breve, la ditta può continuare a trivellare finché c’è petrolio da estrarre. La norma inserita vieta solo la concessone di nuove autorizzazioni. Con buona pace della Petroceltic, che la sua concessione l’ha ottenuta il giorno prima del voto.

Il ministro Guidi attacca, considerando le accuse pretestuose e strumentali: “Il permesso di ricerca concesso alla Petroceltic riguarda soltanto, e in una zona oltre le 12 miglia, la prospezione geofisica e non prevede alcuna perforazione”. Affermazione contestata proprio dai Verdi, con Angelo Bonelli che, calcolatrice alla mano, afferma che la distanza a Tremiti è di 11.878 miglia. E nelle 12 miglia rientra anche l’attività concessa in Abruzzo, a Ombrina Mare.

L’atteggiamento del Governo, sembra sia stato, in realtà, un espediente, per bloccare i sei referendum, proposti da comitati anti triv e regioni, a difesa del mare. E infatti, in parte così è stato. Perché la Consulta, ieri, ha bocciato cinque dei sei quesiti (tre, in quanto il Governo è corso ai ripari in legge di stabilità 2016), ammettendo soltanto l’ultimo, quello sulle proroga delle concessioni fino a durata vita del giacimento. È su questo che i cittadini saranno chiamati a esprimersi.

Per gli altri due quesiti, la Regioni hanno optato per il ricorso, sollevando il conflitto di attribuzione contro il Governo. Si attende ora il conseguente giudizio della Corte Costituzionale. Fatto sta che è guerra aperta. Dal Veneto, con il governatore Luca Zaia, che continua a opporsi con decisione alla politica delle perforazioni “per impedire le trivellazioni nei nostri territori e nel nostro mare e lottare con ogni mezzo contro lo sfruttamento petrolifero dell’Adriatico, che potrebbe provocare enormi danni al nostro ambiente e all’economia turistica costiera”, ha dichiarato.

Vero condottiero della battaglia anti-trivelle è il presidente della Puglia, Michele Emiliano, infuriato per la minaccia ambientale che incombe sulla sua terra, nel Golfo di Taranto e sulle isole Tremiti. È stato lui a sollevare il conflitto di attribuzione, perché a suo dire “il Governo ha mentito alle Regioni. In nessuna occasione sono stato avvisato dal Mise, che il 22 dicembre sarebbe stata concessa la dodicesima autorizzazione in Puglia, quella delle Tremiti”, accusa il governatore.

TECNICA AIR-GUN – Una serie di esplosioni sui fondali marini, alla ricerca di petrolio. È questa la modalità di prospezione utilizzata dalle compagnie petrolifere, Petroceltic in primis. é la tecnica dell’Air-gun, denunciata da Bonelli, dei Verdi, che spiega come questa tecnica sia pericolosa e deleteria per il nostro mare. “Di fronte a un paradiso ambientale e in un’area dalla ricca biodiversità marina – spiega l’esponente- verranno utilizzate le tecniche più devastanti come l’air gun per le ricerche di idrocarburi, e siccome siamo in periodo di saldi la Petroceltic Italia pagherà allo Stato italiano, per bucare i 373 km/q di fondale marino, la cifra di euro 5,16 per km/q per un totale di 1928,292 euro l’anno”.

I TERRITORI A RISCHIO – La battaglia è cominciata e imperversa non solo sulle meravigliose isole, che furono rifugio di Lucio Dalla, ma in tutto il Golfo di Taranto, a Pantelleria, Licata, Ragusa, Gela (in Sicilia), a Sibari (in Calabria), a Vasto, Ombrina Mare (in Abruzzo), Civitanova Marche. Bellezze naturalistiche e mete turistiche del paese, messe a rischio. Proprio come le meravigliose Isole Tremiti, su cui scogli nacque la celebre “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla. Quel mare ora subirà un bombardamento, da parte della Petroceltic, che sfrutterà la sua concessione governativa, avviando prospezioni alla ricerca di petrolio, attraverso la tecnica dell’ air-gun, una tremenda serie di esplosioni che potrebbero mettere a rischio kolte specie marine, come i cetacei, e allontanare le specie ittiche pescate dai pescatori, come denunciano i Verdi. Isole che della pesca e del turismo vivono.

L’Italia ha concesso permessi di ricerca di idrocarburi su un totale di 36.462 km/q, di cui 90 permessi sulla terraferma, corrispondenti a 27.662,97 Km/q e 24 sono i permessi nel sottofondo marino, per un totale di 8.800 Km/q. Si sta perforando un territorio equivalente a quello della Lombardia e Campania messe insieme, denunciano i Verdi.

Forse per questo il velo di silenzio sulla questione si è squarciato, l’opinione pubblica acquista consapevolezza. Gli abitanti dei territori minacciati, dall’Adriatico allo Jonio alzano la testa. Personaggi di spicco prendono le difese del nostro patrimonio, messo a repentaglio da interessi e lobby economiche. Perché la tutela dei tesori ambientali, dell’economia della pesca, del turismo, sono vitali e vanno difesi.

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