Roma: L’Ottocento dei Macchiaioli, al Chiostro del Bramante

L’idea che tutto è bello in natura furono i primi entusiasmi di una novella era artistica. L’arte deve essere una sorpresa alla natura. (Adriano Cecioni, pittore macchiaiolo)

Uno sguardo inedito e profondo, posato sul più importante movimento pittorico dell’Ottocento, e offerto al pubblico con la mostra “I Macchiaioli. Le collezioni svelate”, ospitata fino al prossimo 4 settembre a Roma, Chiostro del Bramante.

Siamo in Toscana, intorno agli anni ’50 dell’Ottocento. E mentre in Francia, a Parigi, i canoni rigidi dell’Accademia si preparavano a essere travolti dalla ribellione degli Impressionisti, qui in Italia, a Firenze, al Caffè Michelangelo si riuniva un gruppo di giovani artisti, decisi a contestare la stessa rigidità accademica, a scardinare i dogmi imposti dalla pittura celebrativa, abbandonare la prigione del segno pulito e della tradizione classica per dare spazio al tripudio di colore, alla pittura all’aperto, in senso verista. ‘Macchie’: così furono battezzati dai critici i contrasti cromatici che nacquero da questa coraggiosa scelta.

Termine dispregiativo che i geniali e apprezzati Giovanni Fattori, Cristiano Banti, Telemaco Signorini, Odoardo Borrani, Silvestro Lega, Giuseppe Abbati, Niccolò Cannicci, Raffaello Sernesi, Vito d’Ancona, Ferdinando Buonamici e Adriano Cecioni, seppero rovesciare, trasformando il termine ‘Macchiaioli’ in ciò che oggi tutti conosciamo. Quell’antiaccademico movimento che divenne il più importante nell’arte del XIX secolo.

L’esposizione al Chiostro del Bramante, curata da Francesca Dini, è, in un certo senso, dedicata a chi comprese fin da subito la potenzialità e bellezza delle opere di questi artisti. Collezionisti e mecenati che, preservandole, acquistandole, spesso per aiutare gli stessi amici pittori, le hanno protette e salvate. Centodieci opere esposte, punta di diamante di ricchissime raccolte di questi grandi mecenati dell’epoca, accomunati dalla passione per l’arte, la bellezza, senza i quali oggi non potremmo ammirare questi capolavori.

Un percorso suddiviso in 9 sezioni, ciascuna intitolata ala collezione di provenienza, come quella di Cristiano Banti, Diego Martelli, Rinaldo Carnielo, Edoardo Bruno, Gustavo Sforni, Mario Galli, Enrico Checcucci, Camillo Giussani, Mario Borgiotti, confluite per lo più in collezioni private.

Grandi opere sono esposte al pubblico, come Il Ponte Vecchio a Firenze (1878 ca.) di Telemaco Signorini, fortunosamente recuperato da Borgiotti sul mercato inglese, Il giubbetto rosso (1895) di Federico Zandomeneghi, Marcatura dei cavalli in Maremma (1887) e Ciociara (Ritratto di Amalia Nollemberg) del 1881 ca. di Giovanni Fattori, Place de la Concorde (1875) e Campo di neve (1880 ca.) di Giuseppe De Nittis, accanto al Ritratto di Alaide Banti in giardino (1875 ca.) di Cristiano Banti, Cucitrici di camicie rosse (1863) di Odoardo Borrani, Sforni in veranda che legge (1914 ca.) e il Ritratto della moglie Isa (1902 ca.) di Oscar Ghiglia.

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Le 9 sezioni della mostra

Sezione I
Dedicata alla “galleria privata” di Cristiano Banti. I Macchiaioli allo specchio.
Banti, a sua volta pittore e mecenate a favore dei suoi compagni Macchiaioli, raccoglieva le opere degli amici artisti in difficoltà. In questa sezione si possono ammirare “Raccolta di fieno in Maremma” di Giovanni Fattori, “Ritratto della Marchesa Vettori” di Giovanni Boldini e “I Promessi Sposi” di Silvestro Lega. Tutte provenienti dalla sua raccolta e andate ad arricchire la Galleria d’Arte moderna di Palazzo Pitti.

Sezione II
Dedicata a Diego Martelli. Tra Macchiaioli e impressionisti. Una testimonianza d’arte e di vita.
Critico, fiancheggiatore e mecenate dei pittori Macchiaioli – alcuni dei quali furono ospitati negli anni ’60 dell’Ottocento nella sua tenuta di Castiglioncello. “La Senna” di Alphonse Maureau e Ritratto di Teresa Fabbrini Martelli, sono pezzi unici della collezione, che arricchiscono il percorso della mostra.

Sezione III
La collezione di Rinaldo Carnielo.
Una sezione che racconta la storia di questo pittore, scultore e collezionista trevigiano, che frequentò gli anziani Macchiaioli, stringendo una forte amicizia con Fattori e Lega. “Cavalleggeri in vedetta” di Fattori e la “Visita in Villa” di Silvestro Lega, sono alcune delle circa trecento opere che arricchivano la sua preziosa collezione, andata dispersa a cavallo tra le due guerre.

Sezione IV
Un Imprenditore innamorato della bellezza: la collezione di Edoardo Bruno.
Ricco imprenditore torinese, che trasformò il primo piano della sua dimora rinascimentale fiorentina, il suo forziere, custode del suo tesoro artistico. 140 dipinti, tra cui celebre “Cucitrici di camicie rosse” di Odoardo Borrani, icona della pittura macchiaiola, e “Uliveta a Settignano” di telemaco Signorini, vero e proprio inedito.

Sezione X
Casa Sforni, le stanze delle meraviglie di un mecenate fiorentino.
Gustavo Sforni, collezionista, intellettuale, pittore e mecenate, fu un cultore dell’opera di Giovanni Fattori di cui amò collezionare i piccoli formati, struggenti tavolette dipinte dal vero, che amava accostare ai dipinti di arte orientale e medievale e alle opere di artisti a lui contemporanei come Oscar Ghiglia, Llewelyn Lloyd e Mario Puccini. Della sua collezione si possono ammirare grandi opere di fattori, come “Le Vedette”, “Cavallo sotto il pergolato”.

Sezione VI
Mario Galli, il più acuto e raffinato intenditore dei Macchiaioli.
Scultore fiorentino, non aveva certamente i mezzi di un ricco imprenditore, eppure tra le sue mani sono passati i più importanti capolavori macchiaioli che egli religiosamente raccoglieva esponendosi economicamente oltre misura per essere poi costretto a cederli a importanti collezionisti, come Giacomo Jucker: dalla splendida e solare Casa e marina a Castiglioncello (1862) di Borrani, a La filatrice (1862) di Cabianca, alla bellissima e mai esposta in precedenza Ciociara – Ritratto di Amalia Nollemberg (1881 ca.) di Fattori, sono solo alcune opere che rappresentano in mostra la collezione Galli.

Sezione VII
Dedicata a Enrico Checcucci.
Della prestigiosa raccolta di capolavori macchiaioli toscani di Enrico Checcucci in mostra è presente una sezione che, oltre a ospitare grandi personalità come Fattori e Boldini, è dedicata a capolavori come Pastura in montagna (1861) di Raffaello Sernesi e Signora in giardino (1861) di Vito D’Ancona.

Sezione VIII
Non solo Macchiaioli. La collezione di Camillo Giussani.
Giurista, intellettuale e latinista, a farla da padrone, nella collezione di Giussani sono gli accostamenti con l’arte dell’Impressionista italiano Federico Zandomeneghi (“Il Giubbetto Rosso” del 1985), con De Nittis (“Place de la Concorde” del 1875), con il belga Emile Claus e con Alberto Pasini (“Accampamento in Persia” del 1855).

Sezione IX
Mario Borgiotti.
Grande conoscitore dei Macchiaioli ed eccezionale anima di divulgatore, a lui si devono importanti pubblicazioni sul Movimento degli anni ’50 e ’60 del Novecento. Il nome di Borgiorri è legato alla celebre opera “Il Ponte Vecchio a Firenze” del 1878 circa, di Telemaco Signorini, da lui recuperato sul mercato inglese, capolavoro non più visto da decenni.

 

Info utili

Titolo: I Macchiaioli. Le collezioni svelate
Luogo: Chiostro del Bramante, Via della pace, Roma
Data: 16 marzo 2016 – 4 settembre 2016
Orari: Tutti i giorni ore 10-20 – Sabato e Domenica ore 10-21.
Biglietti: Intero euro 13 – Ridotto euro 11 (la biglietteria chiude un’ora prima)

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