Roma, alla scoperta delle catacombe sconosciute

 

Nulla è più grande e sacro. Ha in sé la luce d’un astro. Non i suoi cieli irragia solo, ma il mondo, Roma.
(Gabriele D’Annunzio, Elegie Romane, 1892)

Ormai è risaputo, sotto la superficie di Roma si nasconde un mondo. Anzi più mondi, testimoni di duemila anni di storia. Chi nel corso dei millenni ha abitato Roma, ne ha lasciato l’impronta. Così strato su strato, si è giunti a oggi. Eccellente esempio sono le Catacombe. Non tutti lo sanno ma a Roma sono più di 60, estese su oltre 150 km e su più livelli. Quelle più conosciute circondano la zona della Via Appia.

Ma non sono le uniche. Altrettanto belle e ricche di fascino sono quelle estese vicino la via Salaria, le catacombe di Priscilla; quelle di Sant’Agnese, nascoste sotto il terreno nella zona della Via Nomentana; la via Aurelia poi protegge la meraviglia delle Catacombe di San Pancrazio; così come sul lato sinistro dell’Appia sono visitabili le catacombe ebraiche di Vigna Randanini.

Antiche aree cimiteriali sotterranee, solitamente scavate nel tufo, le catacombe nacquero come luoghi di sepoltura e divennero poi santuari dei martiri e luoghi di pellegrinaggio dei cristiani. Ricche di sculture, affreschi ed epigrafi, ci parlano oggi della Chiesa primitiva, della vita dei romani di duemila anni fa, degli usi, dei culti, delle condizioni sociali. Sembra strano, ma da luoghi di sepoltura come questi ci facciamo raccontare la vita della gente dell’epoca.

CATACOMBE DI PRISCILLA

Una delle catacombe più antiche di Roma. Vi si entra dal convento delle suore benedettine, sono conosciute come “regina catacumbarum“, per la grande quantità di martiri sepolti e si chiamano così perché Priscilla era il nome della proprietaria del terreno su cui sono sorte. E sembra che il figlio abbia ospitato anche San Pietro (la cui tomba si trova nella necropoli Vaticana di San Pietro). E queste catacombe risalgono infatti al II secolo, come dimostrano diverse iscrizioni con i nomi di Pietro e Paolo.

Scavate nel tufo, estese per 13 km di gallerie sotterranee e disposte su più livelli, in base al periodo storico. La forma definitiva è stata raggiunta nel V secolo. Il piano più antico, il primo, si snoda in percorsi e gallerie nelle cui pareti sono stati ricavati loculi e iscrizioni in greco e latino. Qui venivano sepolti i martiri o dove le famiglie abbienti si fecero costruire stanze di sepoltura. Tra le raffigurazioni, ci sono storie bibliche con episodi del Vecchio e Nuovo testamento, e sulle lapidi si trovano simboli significativi per i cristiani, come il pesce (che nasconde le 5 parole ‘Gesù cristo figlio di Dio salvatore’) – ICTUS.

La cappella greca è la parte più antica del sito. Chiamata così per le due iscrizioni in lettere greche dipinte di rosso nella nicchia destra. Questa la prima cosa vista dagli scopritori. Ricca di sculture, pitture, stucchi in stile pompeiano, conserva tre nicchie per sarcofagi e un bancone per i ‘banchetti funerari’, quelli che si dedicavano ai morti. C’è poi il secondo piano scavato nel III secolo e addirittura la più antica raffigurazione a noi pervenuta della Vergine col bambino, nel soffitto di una nicchia che ospitava una tomba venerata (forse di un martire), datata attorno al III secolo. Nel VI secolo una Basilica fu costruita sulle catacombe, quella di San Silvestro, fatta erigere da papa Silvestro e progressivamente caduta in rovina e dimenticata, fino al ritrovamento dei resti nel 1890 e la sua ricostruzione nel 1906.

CATACOMBE DI SANT’AGNESE

Proseguendo in zona Nomentana, nel quartiere Trieste, ci troviamo di fronte a un meraviglioso complesso monumentale: la Basilica di Sant’Agnese fuori la mura e il Mausoleo di Santa Costanza, destinato attorno al 350 alle spoglie di Elena e Costanza, figlie dell’imperatore Costantino. Proprio lì sotto giacciono indisturbate da millenni, le gallerie di una grande catacomba, scoperta per caso nel 1865, legata al martirio della giovanissima Agnese, ma quasi sicuramente antecedente ad essa. Un cimitero privo di pitture, articolato su tre piani e quattro regioni, quella più antica è a sinistra della Basilica e la quarta proprio sotto l’atrio del mausoleo costantiniano.

Tra le persecuzioni anti-cristiane che presero il via con Nerone, ce ne furono alcune particolarmente spietate e crudeli, nel III secolo sotto Diocleziano, Decio o Valeriano. Sotto queste cadde Agnese, che fu tumulata al primo piano di un cimitero cristiano pre-esistente (corrispondente al I° miglio della via Nomentana), pare di proprietà dalla famiglia della giovane.

Questa la prima “regio” delle Catacombe di Sant’Agnese. Le seconda, terza e quarta risalgono invece al IV secolo. Tra i vari reperti e frammenti, del culto di Sant’Agnese rimane, come prima testimonianza, un pluteo marmoreo con al centro la figura della martire, fasciata in un ampia tunica corta e aperta ai lati – la dalmatica – portata dai romani. Nella quarta regione, inoltre, è conservata la più antica iscrizione datata dell’intera catacomba: risale al 314 e riguarda l’epitaffio di “Sisinnius”. In quest’area infatti gli scavi del 1972 hanno rinvenuto una necropoli pagana databile al II secolo, distrutta come atto di dominio da parte di Costantino, per l’edificazione di una basilica costantiniana. La quarta regione della catacomba sorse dunque una volta che l’area fu liberata dalla necropoli pre-esistente.

CATACOMBE DI SAN PANCRAZIO

Addentriamoci ora in un altro quartiere capitolino, quello di Monteverde-Gianicolense. Il quartiere storico di attori, registi, intellettuali, ma soprattutto quello delle sconosciute ma non meno meravigliose Catacombe di San Pancrazio, situate a ridosso di Villa Phampilji, nello snodo con l’Aurelia antica, sull’omonima Piazza e sotto la Basilica che porta lo stesso nome. Proprio da qui vi si accede, da quella chiesa sotto cui, oltre al cimitero sotterrano, sono stati rinvenuti negli anni ’30 i resti di un’antica via (forse il clivium Rutarius) e un cimitero pubblico di età repubblicana.

Non spaventatevi se a volte le sentite nominare catacombe di Ottavilla. Sono sempre loro. E sono chiamate così in onore della matrona che diede sepoltura al giovane Pancrazio, quindicenne orfano, che lo zio portò a Roma e che si convertì al cristianesimo, per questo decapitato. È lui il patrono della gioventù a cui è ‘dedicato’ questo antico cimitero. La sua sepoltura fu la prima di una serie, perché tanti fedeli desiderarono riposare qui, accanto al martire, dando così vita a un luogo di pellegrinaggio di cui non si è mai persa memoria. Le catacombe non sono in ottimo stato conservativo, proprio perché qui il pellegrinaggio nei millenni non si è mai fermato.

Dalla basilica di San Pancrazio ci sono due accessi alle catacombe, risalenti al IV secolo d.C.: quello originario sulla navata sinistra e la botola al centro della chiesa. Una catacomba divisa in quattro regioni, ognuna con proprie caratteristiche. La prima regione con quattro gallerie incrociate, cubicoli affrescati e un ambiente con graffiti devozionali, prova del culto martiriale della catacomba; la seconda è posizionata sotto il presbiterio della Basilica e probabilmente fu questo il luogo di sepoltura di San Pancrazio, e forse anche quello della decapitazione. Molte gallerie disposte su due piani tratteggiano invece la terza regione, forse la più interessante perché conserva tre cubicoli visitabili e riconducibili ai relativi proprietari:

• Il“cunicolo di Botrys, che conserva pitture del III secolo, il “cubicolo 13” con un grande ambiente rettangolare con volte a botte, caratterizzato da tombe pavimentali. Eccoli gli unici due ambienti di età pre-costantiniana.
Il cubicolo di Sofia, sepolta con le sue tre figlie – Fede, Speranza e Carità – segno della profonda fede della madre
Il cubicolo di San Felice, che ha conservato la decorazione a soggetto marino (navi e pesci)

CATACOMBE EBRAICHE DI VIGNA RANDANINI

La seconda catacomba di Roma ad essere casualmente ritrovata nel 1859, tra la via Appia Antica e la via Appia Pignatelli e una delle sei catacombe testimonianza della presenza della comunità ebraica a Roma già dal II secolo, divenuta sempre più numerosa in epoca imperiale. Estesa su un’area di 18 mila metri quadrati la catacomba risale tra il II e il IV secolo (momento di massima espansione) e si sviluppa su due livelli e una lunghezza di circa 700 metri. Anche se di proprietà privata è accessibile, ma solo con visite guidate. Unica nel panorama mediterraneo per il suo stato di conservazione e per le tante decorazioni pittoriche raffiguranti soggetti vari, sia di stampo pagano che ebraico.

Le sue gallerie hanno tombe scavate nel pavimento, loculi chiusi da mattoni e poi le caratteristiche sepolture “Kochim”, di origine fenicia e tipiche dei cimiteri sotterranei ebraici, con tombe a forno a più piani in stanze rettangolari, per più sepolture. Alcuni dipinti nei cubicoli riportano disegni di fiori, animali e soggetti di tradizione ebraica, come l’arca della legge e il candelabro a sette braccia. Curiosamente mancano iscrizioni in ebraico. Diverse cappelle familiari sono state qui costruite, con particolari decorazioni. Sono state importanti le catacombe ebraiche a Roma per studiosi e archeologi, perché hanno permesso di ricostruire e avere informazioni sull’antica comunità ebraica a Roma.

Un bellissimo e insolito viaggio attende chi è in cerca di meraviglie nel magico cerchio della Roma segreta.

Per info e visite:
Catacombe di Priscilla www.catacombepriscilla.com
Catacombe di Vigna Randanini www.ucei.it
Catacombe di San Pancrazio www.sanpancrazio.org
Catacombe di Sant’Agnese www.santagnese.com

Fonti: Sito Catacombe di Priscilla, Turismo Roma, sito catacombe Sant’Agnese, Centro ricerche Speleo-archeologiche, Sito catacombe San Pancrazio

 

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