Brexit, cosa cambia per il turismo

 

Panico. Questo è stato l’effetto immediato del voto popolare che ha segnato l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea lo scorso 23 giugno. Panico delle borse, panico di studenti e lavoratori espatriati. Panico dei politici, che pare non avessero previsto un piano esatto post Brexit. Panico dei turisti in fase di prenotazione viaggi. Panico degli stessi cittadini inglesi, molti disposti a cambiare (troppo tardi) idea sul loro stesso voto a favore di Brexit.

Eppure sembra che sotto il profilo turistico nulla ci sia da temere, almeno secondo LAB, holding che controlla British Aiways e Iberia, disposta addirittura a prevederne una spinta in avanti, merito della sterlina debole. Uno dei primi effetti scaturisti dall’esito del referendum è infatti stata una forte svalutazione della sterlina nei confronti dell’euro e del dollaro. La moneta inglese è crollata ai livelli del 1985. Anche se la compagnia aerea Ryanair è pronta a giurare il contrario, puntando su una previsione di contrazione della domanda di viaggi verso il Regno Unito. E due giorni dopo il voto che ha scosso la comunità internazionale, un comunicato del Codacons riferiva di cittadini allarmati che assalivano i centralini dell’associazione in cerca di rassicurazioni.

Quali saranno allora gli effetti di Brexit sul turismo verso Londra?

Nessuna paura, perché da oggi alla reale uscita del paese dall’Unione passerà del tempo. Tempi dettati da trattative, negoziati, accordi, procedure, tempi tecnici. E quindi ad oggi, per chi avesse programmato un viaggio verso il Regno Unito, o volesse pianificarlo, non cambia nulla. Semmai dormire, mangiare, acquistare costerà di meno, proprio per la sterlina debole.

I documenti necessari sono gli stessi? Si. È sufficiente, come sempre, la carta d’identità valida per l’espatrio, almeno finché la procedura di uscita non sarà completata (e ci vorranno almeno due anni). Solo allora si capirà se si dovrà integrare la documentazione con un visto o se verranno presi accordi per garantire quella “libera circolazione di persone”, principio cardine dell’Unione Europea.

E i pacchetti vacanza acquistati? Non cambierà nulla. L’acquisto del pacchetto è valido e non sarà richiesto nessun sovrapprezzo o tassa di alcun tipo.

Per i problemi di salute? Fino a oggi è stato sufficiente il tesserino sanitario valido in Europa, con il quale si poteva ricevere assistenza sanitaria. E sarà ancora così, almeno fino a contrordine (non immediato), quando probabilmente si dovrà pensare a un’assicurazione privata con copertura sanitaria.

I biglietti aerei? Nessuna modifica a quelli già acquistati. Al completamento della procedura d’uscita, fra diversi mesi, c’è chi prevede rincari nelle tariffe e chi contrazione nella domanda (come Ryanair). Ma tutto è ancora piuttosto nebuloso.

E le telefonate? Per adesso non cambierà nulla, rimarranno in vigore le attuali regole sul roaming. Pesanti rincari, invece, si potranno avere nel medio termine, a procedura di effettiva Brexit avvenuta.

Il cambio? Oggi è la cosa davvero positiva per i turisti che si recano in Gran Bretagna. La sterlina è molte debole sul dollaro e sull’euro. Notevole vantaggio per viaggiatori che utilizzano queste monete. Fare acquisti in Regno Unito è quindi molto conveniente e finalmente Londra sarà un po’ più economica. Proprio per questo c’è chi giura in una forte spinta del turismo in ingresso. Cosa meno vera per chi esce dall’Inghilterra, ad esempio turisti inglesi in vacanza in altri paesi. Questo probabilmente potrebbe frenare i britannici dall’effettuare viaggi in Europa.

È questo forse il rovescio del medaglia. Il futuro del turismo inglese in Italia e in Europa. C’è chi vede Brexit e il crollo delle borse mondiali come una minaccia per la buona salute dei flussi e delle dinamiche turistiche. Come Renzo Iorio, presidente di Federturismo:

“La propensione al viaggio oltre confine della clientela britannica – che conta attualmente per il nostro Paese circa 12 milioni di presenze – sarà pesantemente toccata dall’evoluzione del cambio in corso, in particolare per quelle nella fascia di spesa medio – bassa”, spiega Iorio, la cui preoccupazione va addirittura oltre, arrivando a prevedere ripercussioni più larghe a livello globale sul mercato del turismo, causate da un effetto domino.

Tutto dipenderà dai prossimi mesi, dagli accordi che l’una e l’altra parte riusciranno a strappare. Certo la situazione è poco chiara, incerta. L’Europa e la Gran Bretagna si sono trovate davanti a una scelta di cui nessuno aveva previsto i reali effetti. Nel frattempo i turisti di oggi possono stare tranquilli e quelli di domani restare in attesa, senza allarmismi. Più incerto invece il futuro dei nostri connazionali espatriati e degli stessi cittadini britannici.

 

Fonte: Codacons, Federturismo

 

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