Ricette pop, in Sicilia il cibo di strada è tradizione millenaria

In Sicilia non ci si nutre, si mangia, sublimando un’esigenza dello spirito. (Gaetano Basile, Il Cibo nelle Mani)

Street food,finger food, take away. L’ultima frontiera della gastronomia? Macché. In Sicilia mangiare in strada, con le mani e con le dita, passeggiando tra una chiacchiera e l’altra, è parte di un’antichissima tradizione nata sull’isola più di duemila anni fa.

Lo si vede nei quartieri, negli antichi mercati che continuano a sopravvivere tra vicoli e piazze.

Da Catania ad Agrigento, Siracusa e soprattutto Palermo, dove il tempo sembra essersi fermato negli storici mercati popolari di Ballarò, Capo Vecchio, Vucciria.

Qui si mangia a qualsiasi ora con le mani un tipo di cibo che rimanda alla cucina da asporto, comunque da consumare sul posto. Intingoli, fritti, piatti veloci, cucinati all’aperto. Come si usava nelle città greche in Sicilia.

Cibo di strada, che non solo nutre, ma comunica cultura. Quel mangiare con le mani, assaporare senza l’intrusione di strumenti metallici ad alternarne il sapore, per coglierne l’anima. Come tanti popoli ancora oggi fanno e come tutti facevamo un tempo. Tutto rigorosamente con i più gustosi prodotti che terra e mare di Sicilia regalano.

Panelle

Panelle

Così è per le Panelle, sottilissime schiacciate di polenta di ceci fritte sotto i nostri occhi in olio bollente. Si mangiano di solito al mattino dopo una spolverata di sale e la chiusura in un panino caldo ricoperto di semi di sesamo. Si usavano a Palermo in occasione della festa di Santa Lucia e si mangiano oggi sono il classico spuntino palermitano tutto l’anno, in una speciale atmosfera da bazar orientale.

 

 

Arancine

Arancine

Immancabili le Arancine dal sapore millenario. La loro nascita è saracena ed erano in origine un piatto di riso profumato allo zafferano con odori e verdure a cui si aggiungevano straccetti di carne. Proprio come ancora si mangiano in Africa del Nord. Furono poi trasformati in perfetto cibo da asporto, dando al riso profumato di zafferano, pisellini e ragù di carne al centro una forma di arancia, così da essere facilmente trasportato e mangiato durante i lunghi viaggi. Accompagnò così sempre i siciliani che emigravano.

 

Pane con la milza

Pane con la milza

A tutte le stagioni appartiene il Pane con la milza (pani ca meusa). Anche questo di tradizione palermitana, creato attorno all’anno mille dagli ebrei palermitani per i concittadini cristiani. Così oggi passeggiando per i viottoli siciliani ci si può fermare davanti a bancarelle ambulanti, soprattutto a Ballarò e Vucciria e assaporare questa squisita, ma non proprio leggera, pagnottella con dentro fettine di milza, polmone, pezzetti di cartilagine soffritti nello strutto, coperti di ricotta di pecora e spolverata di caciocavallo a scaglie sottili.

 

Polpo bollito

Polpo bollito

C’è poi il Polpo bollito, una new entry nel novero dei cibi di strada, ma sempre pescato nel mare di sicilia, soprattutto nei mesi da settembre a dicembre e da maggio a luglio. Viene servito in tutti i borghi marinari dell’isola, tagliato a fette sottili e caldissime, servite in un colorato piatto di ceramica. Può essere servitro assieme ai ricci di mare, vero must della tradizione del sud.

 

 

Stigghiole

Stigghiole

In pieno stile suk arabo nei pomeriggi palermitani si mettono in griglia fette budella di ovini o vaccini (agnello o pecora) infilzati in uno spiedo. Sono le Stigghiole, piatto della cucina povera lasciatoci in eredità dal mondo greco.

 

 

Pasti veloci, gustosi che raccontano la Sicilia più antica e arcaica, giunta nelle odierne bancarelle che animano le giornate di siciliani e turisti nei mercati dell’isola.

 

Fonte:

Tratto da: Testi di Gaetano Basile, “Il Cibo nelle mani. La cucina di strada in Sicilia”, Palermo, Edizione Officine Grafiche Riunite, 2010.

Copyright foto, 2010 Fotografi Associati

 

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