Perdersi con gli Dei nella Sicilia dei Greci

 

Tanto la nostra città ha superato nel pensiero e nella parola il resto dell’umanità che i suoi allievi sono diventati maestri degli altri; hanno fatto si che il nome dei Greci indichi non una popolazione ma un atteggiamento spirituale; si chiamano Greci non tanto quelli che appartengono alla nostra razza quanto quelli che hanno la nostra stessa cultura. (Isocrate, Panegirico 47-49)

Dimenticare per un attimo la Sicilia arabo-normanna e quella dell’ex impero romano. Smettere per un po’ di considerarle pietre miliari della storia, dell’arte e del turismo culturale in terra sicula. Tuffarsi in una dimensione dimenticata, ma parte integrante di questa terra: quella greca. È lo scopo annunciato del libro “Andare per la Sicilia dei Greci”, pensato dall’antropologo Franco La Cecla, non come una semplice guida-catalogo di siti da visitare, ma come una traccia da seguire per scoprire i luoghi che i padri della civiltà hanno vissuto stanziandosi, lì dove hanno scelto di fondersi con il paesaggio circostante e dar vita alle polis.

Per ben 13 secoli in effetti i greci hanno fatto parte della Sicilia. Sono approdati decidendo di farne il perno della loro civiltà tra l’8° e il 7° secolo a.C., portando con sé la letteratura – con l’Illiade e l’Odissea di Omero – la filosofia, la storia, la geografia, la matematica. Fulcro del loro concetto di civiltà, unito alla loro principale occupazione: la partecipazione alla vita pubblica della polis. Concetto che hanno applicato a tutte le città fondate. Anche e soprattutto qui, in Sicilia.

Diventa così facile immaginarli ancora vivi, andando per le strade dell’Isola, attraversando campagne, spiagge, incontrando città, resti di acropoli.

“Non sarà difficile perché saranno i luoghi ad aiutarvi. Ma, mi raccomando, scegliete bene il tempo dell’anno e l’ora del giorno. Non c’è niente di peggio che boccheggiare sotto la calura di agosto mentre vi arrampicate per raggiungere un tempio. Se potete scegliete maggio, che è il più tenero dei mesi dell’isola. E così capirete la gioia dei Greci di ritrovarsi in una terra fertile e fresca”, scrive La Cecla.

Treni e autobus si limitano ad accompagnare alle principali località: Agrigento, Segesta, Selinunte, Siracusa. Per tutto il resto, scegliendo un mezzo privato, che sia moto, auto o bici, si entrerà invece nel vivo di questa avventura greca.

Muovendosi a Oriente da Camarina e Siracusa fino a Gela, Palazzolo Acreide e Eloro. Spostandosi poi a Nord nelle terre del dio Dioniso: Lipari, Naxos e Taormina. E da qui dirigendosi a Ovest verso Agrigento e Eraclea Minoa incontrando i templi, Segesta, Palermo e Solunto, da Eracle e le Ninfe.

Eccola la Sicilia orientale, dove La Cecla più che in ogni altra parte dell’isola, sente la “presenza tutta greca, il dare una regola alla vita, alla natura e al bello del mondo“. Qui a est, dove vennero Platone e Eschilo e, si dice, il modo di parlare risente ancora della maniera di pronunciare le gutturali.

Lungo la finissima sabbia chiara che ricopre la spiaggia di Donnalucata, finiva il territorio di Kamarina, prima colonia di Siracusa, fondata gli inizi del VI secolo a.C.

Qui dove regna il “contrasto tra le sorgenti in riva al mare, canne che si piegano al vento, gigli sulla spiaggia e presenza alle spalle di vere città. Luoghi dove il selvatico veniva lasciato alle porte e gli uomini si sedevano nell’agorà e nei simposi”.

E poi Gela, definita dall’autore una “Detroit mediterranea, dove l’unica colonna rimasta dell’acropoli della città greca ha come sfondo le ciminiere della raffineria”.

Città mostro deformata da orribili palazzine e cisterne”. Quell’unica colonna è quella del tempio di Atena all’acropoli, mentre le altre furono saccheggiate da Federico II. E se la concentrazione resta sulla grandezza greca, si può ancora immaginare una Gela diversa, ellenica, ricostruita da Timoleonte, dopo la distruzione ad opera dei Cartaginesi. Il tempio di Atena sorgeva sull’acropoli, adornato da terrecotte policrome, e anche Demetra, dea dei misteri eleusini, aveva qui un santuario.

Immenso è poi quello si riesce a immaginare perdendosi nel triangolo magico di Lipari, Naxos e Taormina. Il lembo di terra dove si può incontrare il figlio di Zeus – Dioniso – dio dell’ebbrezza e dell’estasi. Lipari nelle Isole Eolie, una delle storie più belle di questo giro. “Si staglia come un grande cane accovacciato sul mare”, immagina l’autore.

Fa parte delle isole che Omero chiamava Planctai (isole vaganti), è il paese dei mangiatori di uomini e delle sirene. Forse è qui che Ulisse incontra la maga Circe. L’Eolia nell’Odissea è una grande isola galleggiante, dove Ulisse incontra Eolo che gli dona l’otre del vento favorevole al ritorno in patria. A Lipari i Greci arrivarono nel 580 a.C. e si insediarono dove oggi c’è l’acropoli. Qui dove lo studioso Bernabò Brea ha raccolto negli anni ’50 un patrimonio inestimabile di epigrafi, vasi, maschere e resti trovati nelle necropoli. Maschere! Che strano approdare oggi sull’isola, guardare il mare e immaginare uomini intenti a mettere in scena il teatro greco.

E poi Naxos, da non perdere perché – spiega La Cecla – “è il primo posto in cui i Greci approdarono per fondare una colonia. Venivano da Megara, era il 734 a.C. Tucidide racconta che i Calcidesi fondarono Nasso e consacrarono l’Altare di Apollo Archegeta, che è fuori città”. Altare ritrovato alle pendici di Taormina.

Come si potrebbe poi perdere Taormina, con il suo teatro, una delle meraviglie del mondo, l’unico edificio scenico sopravvissuto in Sicilia.

Romano nella sua attuale forma, ma con fondamenta che risalgono al 3° secolo a.C. Allora quale posto migliore per immaginare il teatro greco, gli attori intenti a travolgere il pubblico aiutati da maschere e cavalcate dalle Divinità.

Splendido questo giro in Sicilia sulle tracce dei greci, con gli Dei a favore.

 

La sicilia dei greci

Libro:

Franco La Cecla,
Andare per la Sicilia dei Greci,
Edizioni Il Mulino, 2015
pagg 153, prezzo di copertina euro 12

 

 

 

 

 

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