Pause-cultura in Salento, Sardegna e Sicilia. Cosa fare lontano dall’ombrellone

 

Ventuno milioni gli italiani partiti ad agosto per le attese vacanze estive, la maggioranza – 6 su 10 – si è mossa in direzione mare. Sono i dati Codacons, confermati all’incirca anche da Federalberghi e Federturismo. Le località balneari la fanno ancora da padrone. Forse è vero che l’estate non è estate senza un telo, occhiali da sole e sabbia calda sotto i piedi.

Può capitare di annoiarsi stesi su un lettino troppe ore sotto il sole cocente. Non c’è però solo mare nelle tradizionali destinazioni balneari italiane. Un buon consiglio può essere quello di fare un break, lasciare per qualche ora l’amato ombrellone e dedicarsi a una pausa cultura nei dintorni o nei paesi vicini al luogo di villeggiatura.

Ecco qualche idea alternativa alla spiaggia per staccare la spina in Salento, Sardegna e Sicilia.

IN SALENTO

Salento non solo mare. Se è vero che negli ultimi anni questa zona della Puglia è alle prese con un vero boom di turisti alla scoperta dello splendido mare e della rilassata vita da spiaggia, ancor più vero è che la Puglia nasconde una grande anima fatta di cultura, tradizione e tesori dell’entroterra.

Il consiglio è di fare una pausa, allontanarsi dalle stupende spiagge di Porto Cesareo, Torre dell’Orso, San Foca, Gallipoli, Santa Maria di Leuca e concedersi qualche ora in visita a delle vere chicche salentine.

Lecce in primis. La ‘Firenze del Sud’ e la ‘Signora del Barocco’. Finalmente scoperta come meravigliosa città d’arte, con le sue testimonianze di epoca romana, medievale e rinascimentale, i suoi edifici adornati di decorazioni sgarcianti e realizzati con la caratteristica pietra leccese. Il Barocco regna nelle sue Chiese (Lecce è la città delle chiese se ne contano circa 40), monumenti, nelle abitazioni del centro, quelle che si vedono entrando nella Città vecchia, attraversando la Cinquecentesca Porta Napoli. La Basilica di Santa Croce, simbolo della città e del Barocco leccese. E poi l’elegante e aperta Piazza Sant’Oronzo, dedicata al patrono di Lecce. È il salotto dei cittadini, loro punto di incontro, dove si erge una colonna votiva dall’alto della quale il Santo benedice la città. Poi Piazza Duomo, con la facciata della grande Cattedrale dedicata a Maria SS. Assunta e il Campanile. Spettacolare poi l’Anfiteatro Romano, la più importante testimonianza di epoca romana datata al II secolo dopo Cristo, costruito con pilastri tufacei sormontati da arcate e adagiato su Piazza Sant’Oronzo. Da non perdere, in questa gita culturale, il Castello di Carlo V, voluto dal Re nel 1539, oggi sede dell’assessorato alla Cultura, e la Basilica di Santa Croce, il più lampante esempio di barocco in città, con la sua facciata opulenta e il suo rosone centrale, di una bellezza accecante.

Otranto è un altro gioiello da non perdere. Uno dei paesi di mare più belli del Salento. Ma oltre le spiagge c’è di più. Il Castello Aragonese ad esempio, eretto su una costruzione preesistente dagli Aragonesi di Napoli tra il 1485 e il 1498. Spicca al centro della città con la sua pianta ottagonale, i tre torrioni cilindrici e il bastione conosciuto come ‘punta di diamante’. Oggi la fortezza è sede di eventi e mostre. Per chi si trova nei dintorni in questi giorni (o fino al 2 ottobre) può godersi in tranquillità la mostra sul grande fotografo Steve McCurry con le sue icone, ospitata proprio nelle sale del Castello. Da non perdere anche la Cattedrale dell’Annunziata, posta sul punto più alto di Otranto e costruita sui resti di una Domus romana, di un villaggio messapico e di un tempio paleocristiano. Una vera sintesi di diversi stili, tra cui il paleocristiano, il bizantino e il romanico. All’interno un bellissimo mosaico, realizzato con tessere di calcare locale, un albero della vita lungo cui corrono le storie da Adamo ed Eva fino al Giudizio Universale, passando per Re Salomone, Caino e Abele e Re Artù. Ovviamente una passeggiata al Borgo antico di Otranto è d’obbligo. Vi si accede da Porta Terra che si apre lungo un bastione e se ne esce estasiati dalla camminata sull’antico lastricato di pietre vive, i negozietti, Piazza del Popolo con la Torre dell’Orologio, fitte stradine con antiche costruzioni di varie epoche.

Galatina. Piccolo paesino sconosciuto nel cuore del Salento più spinto. Perché andarci? Perché qui si erge – parola di Vittorio Sgarbi – una delle chiese più belle d’Italia: la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria. Voluta dal principe di Taranto, Raimondello Orsini del Balzo, marito della contessa di Lecce, Maria d’Enghien e folgorato da un pellegrinaggio sul Sinai che lo portò a dedicare il tempio a Santa Caterina d’Alessandria. Maria, la grande Donna di cui ha parlato Sgarbi, la grande autrice e protagonista di questo progetto che segue fino alla sua morte nel 1446. E a detta del critico Philippe Daverio, “il luogo più straordinario e meno conosciuto d’Italia”. Uno scrigno d’arte in cui si fondono diversi stili: dal romanico al gotico, e poi normanno e bizantino. La sua facciata tricuspide intagliata in pietra leccese, il suo portone decorato e un rosone che pare sia stato ricamato. E poi l’interno, grande esempio di gotico, affrescato ovunque per volere di Maria d’Enghien che chiama per l’occasione i migliori artisti come Francesco d’Arezzo, che qui compie una grandissima opera pittorica, tale da far paragonare questa chiesa a quella umbra di San Francesco d’Assisi.

IN SARDEGNA

Spiagge e calette, distese di vegetazione di macchia mediterranea sono il grande tesoro naturale della Sardegna, ma non l’unico. Ne esiste un altro che la grazia del tempo ha fatto giungere sino a oggi, frutto dell’ingegno umano e della saggezza architettonica di cui era padrona la civiltà nuragica. Allontanandosi dal mare (neanche tanto), con la macchina si possono raggiungere ovunque, da nord a sud, villaggi nuragici, siti archeologici, tombe dei giganti, pozzi sacri e case delle fate. Più di 7 mila nuraghe e siti, da Cagliari a Oristano, da Nuoro a Sassari fino a Olbia. Straordinari esempi di città fortezza e necropoli, fermi lì, inamovibili da migliaia di anni (tra il 1800 e il 1000 prima di Cristo).

Le antiche costruzioni si somigliano più o meno tutte, se non altro per significato. I nuraghi, le città fortezza, tipiche costruzioni megalitiche a forma di tronco conico costruite in blocchi di roccia di enormi dimensioni e posizionati con tale sapienza da rivelare un’altissima conoscenza di basi architettoniche e poi le Necropoli, i luoghi di sepoltura e Tombe dei giganti, adibiti alle sepolture collettive.

In Provincia di Cagliari, ad esempio, c’è lo straordinario Villaggio Su Nuraxi di Barumini, Patrimonio Unesco, il più grande e integro di tutta la Sardegna. Ma non è l’unico. Ad arricchire la Sardegna archeologica, il Nuraghe Su Mulinu a Villanovafranca e a Siddi la Tomba dei giganti Sa Domu ‘e s’ Orku. Poi l’area del Nuraghe di Genna Maria e quella archeologica di Nora a Pula. Anche Necropoli, come quelle di Montessu e Tuvixeddu.

In zona Oristano si incontra l’Area urbano di Tharros una vera città posizionata su un promontorio collegato alla terraferma. La sua fondazione è fenicia e risale all’800 a.C. Ci cono poi il Nuraghe Cuccurada a Mogoro e il Nuraghe Losa lungo la statale 131 e, non lontano, il Tempio a pozzo di Santa Cristina, il santuario nuragico dal nome della chiesa di Santa Cristina. Non manca poi un egregia chiusura dell’area archeologica di questa zona con le Terme Romane Forum Traiani a Fordongianus, nelle vicinanze del fiume Tirso. Qui si entra nell’evocazione del mondo romano., quando il complesso fu fondato per volontà di Traiano come snodo mercantile tra le popolazioni dell’entroterra e quelle romanizzate del golfo di Oristano. Le sorgenti naturali con temperature di 56 gradi tutto l’anno hanno spinto a creare un imponente impianto termale, organizzato su più livelli in due stabilimenti: il primo del I secolo d.C e il secondo risalente al III secolo dopo Cristo.

Anche Nuoro ha i suoi tesori. Partendo dal Villaggio di Tiscali, purtroppo non in ottimo stato di conservazione. I nuraghe Adoni, Arrubiu, is Paras, S’Ortali e Sul Monte, Mannu e Nolza. E poi ilnuraghe Santa Barbara, situato a Macomer. Da non perdere poi il Villaggio di Sa Sedda ‘e sos Carros e quello di Serra Orrios. Il primo avvolto nella bellezza della Valle di Lanaitu, nel territorio dell’Oliena che accoglie questo villaggio nuragico con spazi destinati alla lavorazione dei metalli, nella sua fitta vegetazione. Ancora Nuraghe – Serbissi e Scerì – e i Santuari di Su Romanzesu e S’Arcu ‘e Is Forros.Quella di Scerì, una zona occupata fin dal Neolitico, con due domus de Janas (case delle fate)scavate in massi di granito e un nuraghe complesso di età nuragica. Ancora un torre, una pianta circolare e un antemurale e un villaggio circostante.

E Sassari, con Il Nuraghe Santu Antine a Torralba, accolto in una grande pianura, con le sue enormi dimensioni e un’accuratezza architettonica impressionante. Nei pressi del centro di Arzachena si trova il Nuraghe Albucciu, dei cui due piani originali resta solo quello inferiore, e vicino a Villanova Monteleone il Nuraghe Appiu (databile tra il 900 e l’80 a.C.), situato in un villaggio di circa 200 capanne non raccordate tra loro. Da non perdere la Tomba dei giganti Li Lolghi e Li Muri. Sono luoghi monumentali di sepoltura collettiva. Enigmatiche e leggendarie, si dice che vi siano sepolti i giganti che hanno camminato sulla terra.

IN SICILIA

In Sicilia c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Le chicche da visitare sono davvero infinite in ogni provincia.

Agrigento. Da San Leone a Fiumenaro fino a Punta Bianca. Chi si trova ad Agrigento si sarà sicuramente ritagliato un posto sotto il sole di queste meravigliose spiagge della provincia. Per fare un break cultura, soprattutto nei pressi di San Leone, molto vicina ad Agrigento, è possibile visitare la famosa e infinita Valle dei Tempi, Patrimonio dell’Umanità Unesco che racchiude uno dei più grandi tesori dell’Architettura della Magna Grecia. Templi dorici costruiti in tufo arenario splendidamente conservati, agorà, necropoli, l’imponente Tempio della Concordia, l’Antico Altare greco. Un testimonianza ellenistica immensa, i cui colori variano dal giallo accesso al rosa scuro nell’ora del tramonto. La Valle in estate è aperta a visite notturne. Davvero un peccato perdersela.

Siracusa. Nella Sicilia orientale, culla della Magna Grecia c’è lei – Siracusa – con il parco archeologico Neapolis con il Teatro Greco scavato interamente nella roccia bianca. Da vedere anche Ortigia, un’isoletta nel centro storico siracusano, collegata alla terraferma da ponti, un museo a cielo aperto, il cui cuore odierno di Piazza Duomo è l’antica acropoli della città greca. Qui tutto parla dei Greci e tutto emana un colore bianco accecante e un senso di antico perfettamente conservato. Sempre a Siracusa si trovano le catacombe tra le più estese d’Italia , quelle di San Giovanni. Qui San Paolo avrebbe predicato ai primi cristiani occidentali.

Palermo. Chi si trovasse sulle spiagge palermitane di Mondello, Capo Gallo, Cinisi, Cefalù, può dedicarsi a qualche ora di sana cultura visitando Palermo, dove il tocco più importante non è greco ma arabo-normanno. La città fu infatti scelta come sede del re dei Normanni. Da non perdere assolutamente la splendida Cappella Palatina, il tesoro artistico più grande di Palermo, situato a Palazzo dei Normanni, dedicata all’apostolo Pietro e adornata con splendidi mosaici bizantini e un soffitto ligneo in stile arabo. Altra perla siciliana è il Duomo di Monreale, risalente alla seconda metà del 1100 e decorato anche’esso all’interno con mosaici bizantini. È patrimonio dell’umanità Unesco, parte dell’itinerario arabo-normanno di Palermo. Vale davvero una visita. Per gli amanti delle rovine archeologiche, a 17 km da Palermo, si trova il bellissimo sito di Solunto (una delle 3 città puniche della Sicilia con Palermo e Mozia), sul pendio del Mont Catalfano, da cui domina il mare con capo Zafferano. Fondata dai cartaginesi nel IV secolo avanti Cristo, sui resti di una città fenicia. Passa poi sotto dominio romano. Un itinerario di visita che parte dall’Antiquarium e si sviluppa lungo l’arteria lastricata in pietra calcarea che divide in due l’area archeologica, restituendo resti di case private (come la Casa di Leda), l’agorà, il teatro, l’Odeon e il Ginnasio con le 6 colonne doriche. Per finire la breve sosta culturale, non c’è nulla di meglio che dedicarsi alle tradizioni popolari. Allora via per un giro tra i mercati di Palermo: Ballarò e Vucciria in primis. Luoghi che regalano un perfetto spaccato della città siciliana, facendo respirare tra le caratteristiche bancarelle odori, profumi e sapori della tradizione.

 

Fonti: ArkeoSardinia, Comune di Otranto, Visit Sicily

 

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