Rembrandt in Vaticano, un protestante accolto nei Musei del Papa

 

Senza l’atmosfera un dipinto è nulla.
(Rembrandt)

Per la prima volta il Vaticano gli apre le porte. Proprio lui, sempre in equilibrio tra protestantesimo, ereditato dal padre, e cattolicesimo romano. Un altro tassello si aggiunge al corso rivoluzionario inaugurato da papa Francesco, quello che scardina dogmi ecclesiastici, costruisce ponti e parla al mondo che cambia. Anche all’arte. Con questo spirito i Musei Vaticani si aprono a Rembrandt, uno dei più grandi pittori olandesi del ‘600, e lo accolgono fino al 26 febbraio nelle magnifiche sale accanto ai capolavori classici, vicino a Michelangelo e a Raffaello.

“Rembrandt in Vaticano. Immagini fra cielo e terra” una mostra con 55 acqueforti e due dipinti su tela, provenienti dal museo Zorn di Mora, in Svezia, e dalla collezione Kremer di Amsterdam. Capolavori che illuminano quella sua caratteristica precisa, quell’essere un virtuoso della luce, uno sperimentatore, seppur con l’utilizzo di materiali tradizionali.

La sua epoca fu quella del ‘secolo d’oro olandese’, che illuminò il Paese dopo la scissione tra calvinisti e cattolici e lo scontro tra l’Unione di Utrecht e quella di Arras, con la conseguente Pace di Westfalia e il fiorire di un’epoca di splendore nel commercio, nelle scienze, nella letteratura e soprattutto nelle arti, con pittori come Vermeer e Rembrandt, Van Ruisdael e Frans Hals, che tennero alto il nome dell’Olanda nel mondo.

Non viaggiò mai in Italia, eppure i suoi capolavori vennero presto apprezzati e richiesti tanto in Europa come nella Penisola italiana. La Bibbia fu sempre grande fonte di ispirazione per lui e molte delle sue opere furono proprio a soggetto biblico. Non a caso la Sacra scrittura riveste un ruolo centrale per la corrente protestante. L’antico e il nuovo testamento si gettarono a capofitto nei suoi dipinti e il Maestro di Leida nel suo lavoro attinse sempre ad entrambe le tradizioni cristiane.

Grande sensibilità seppe avere nei confronti gli ultimi, i poveri e i dimenticati, i mendicanti. Rembrandt mise su foglio tutta la sua compassione. E se nessuno mai gli commissionò dipinti di questo genere, egli si concentrò sulle stampe, togliendo dal suo bagaglio artistico la ricerca della bellezza ad ogni costo, colpevole di influenzare l’esperienza immediata, e usando il suo genio per attirare l’attenzione dello spettatore.

La fragilità del vivere,
la povertà,
la miseria,
le fatiche della gente comune.

Temi che entrano nella sua opera a gamba tesa, per essere restituiti al pubblico sempre protetti da quel raggio di luce che scende dall’alto e infonde speranza profonda nell’umanità. Impegno che lo rese un grande profeta artistico di civiltà.

È questo il Rembrandt che Papa Francesco ha scelto per i ‘suoi’ musei, il cuore del Cattolicesimo romano, a seguito di un suo viaggio in Svezia, lo scorso ottobre, in visita alla comunità luterana e in occasione del 500° anniversario della Riforma. Una grande occasione per ricucire gli strappi tra cattolici e protestanti e avviare un nuovo corso fatto di dialogo interreligioso e umano.

E allora il tempo scorre e profuma di dialogo tra le sponde del Tevere, all’interno delle Mura Leonine e nelle sale dei Musei, mentre si ammirano le stampe dei ‘Cento fiorini’, ‘Cristo che Guarisce i malati’, le ‘Tre croci’.

Opere che raccontano i temi biblici del Vecchio e Nuovo Testamento e che lo resero famoso nel ‘600: ‘L’Adorazione dei pastori’, ‘Adamo ed Eva’, ‘Abramo e Isacco’, ‘Gesù al tempio’, ‘La Resurrezione di Lazzaro’.

Oltre alla bellezza dei due dipinti: ‘L’uomo orientale con il turbante’ e un ‘Autoritratto’ di Andres Zorn, artista e cultore di Rembrandt, capace di acquistare un numero di opere del Maestro talmente consistente da far nascere una meravigliosa collezione, quella che oggi arricchisce il museo svedese.

“Le stampe di Rembrandt bisogna guardarle da vicino, guardarle con la lente di ingrandimento. E allora uno capisce tutto: capisce che Rembrandt van Rijn è prodigiosamente grande! Nessuno come lui ha saputo entrare nel cuore delle cose: si tratti del volto di un personaggio; si tratti di un albero, che freme nel vento della pianura; si tratti del corpo di una donna; si tratti di una comunità di fedeli, che pregano nella sinagoga o in una chiesa. Nessun pittore della realtà è stato grande come Rembrandt van Rijn ed è soprattutto grande nelle sue incisioni. Uno deve andare lì, guardarle con la lente di ingrandimento e capisce la prodigiosa tecnica di Rembrandt e la sua capacità di rappresentare tutto il mondo visibile, anche nei sui dettagli apparentemente infinitesimali. Questa è la grandezza di Rembrandt”. E queste sono le parole di ammirazione del prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani.

 

Info utili:

La mostra, curata da Johan Cederlund, Direttore del Museo Zorn, e da Arnold Nesselrath e organizzata in collaborazione con le Ambasciate di Svezia e Regno ei Paesi Bassi presso la Santa Sede, è inserita nel percorso espositivo dei Musei Vaticani. Per orari e modalità di visita: www.museivaticani.va.

Credits: Ufficio stampa Musei Vaticani

 

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