A Roma rinasce il Mosè, il grande capolavoro d’arte universale di Michelangelo

..io mi truovo aver perduto tutta la mia giovinezza, legato a questa sepoltura

Michelangelo

Queste le parole del maestro che dedicò la sua intera vita alla realizzazione di uno dei più grandi capolavori italiani d’arte universale, il mausoleo di Giulio II col Mosè che si trova nella chiesa di San Pietro in Vincoli.

Esempio di grande maestria e incomparabile bellezza il Mosè di Michelangelo torna recentemente a risplendere di luce propria grazie ai lavori di ripulitura fortemente voluti dalla Soprintendenza Capitolina, che grazie al finanziamento di Lottomatica ha permesso ad Antonio Forcellino,

restauratore, architetto, artista e grande studioso di Rinascimento con una forte passione per Michelangelo,

di ripulire dalle patine dell’inquinamento e del tempo questo capolavoro su cui mise mani già 15 anni prima.

E già nel 2001 fu una grande sorpresa ed emozione per lui restaurare la scultura, scoprendo come Michelangelo abbia incredibilmente girato la testa ad un Mosè già terminato da 25 anni, imprimendo a tutto il corpo una torsione dinamica ad un’opera già compiuta da un quarto di secolo.

Una scoperta che tutt’oggi a pensarci desta meraviglia, ma come il maestro abbia fatto a compiere una simile magia è un mistero che può competere solo al genio del Buonarroti.

Ma non è l’unica scoperta che la maestosa opera ci ha regalato, l’ultimo restauro terminato da poco ha svelato un segreto del tardo Michelangelo, la drammatizzazione del chiaroscuro attraverso la lucidatura o la levigatura della superficie scolpita.

Forcellino si è infatti accorto che alcune parti della scultura sono state rese lucide proprio a rimarcare l’effetto della luce che batteva sulla statua attraverso l’antica finestrella a sinistra, oramai murata, dove è rivolto lo sguardo del Mosè, mentre levigava lasciandole opache le parti della statua che voleva mantenere in penombra.

Ora riaprire la finestra sarà impossibile, ma grazie all’intervento del genio dell’illuminazione Mario Nanni, entro gennaio verrà installato un sistema led in grado di riprodurre gli effetti del corso solare, con intensità di luce e calore differenti a seconda delle ore del giorno in cui ci si trova, così da poter guardare il Mosè con gli occhi del suo artefice.

Ben 39 anni per terminare il progetto della tomba e del suo Mosè commissionatagli da Giulio II nel 1505.

L’ultimo atto della “tragedia” della vita del Buonarroti che lasciò incompiute statue scolpite dei progetti intermedi.

Il colosso scolpito nel 1513 venne poi modificato dopo 25 anni, quando a causa di motivazioni religiose Michelangelo si vide costretto a girare il capo del Mosè verso sinistra, accompagnando il movimento con una torsione dinamica di tutto il corpo.

Più “opera di pennello che di scalpello, così il Vasari parla del Mosè che seduto in tutta la sua maestosa imponenza tiene sotto il braccio le tavole della legge arricciandosi la barba come per trattenere l’ira da cui viene pervaso in quel momento, ma il cui sguardo non riesce a celare.

Lo sguardo severo e profondo del Mosè gli è valso la definizione di terribile, sguardo che tutt’ora mette soggezione a chi lo fissa intensamente negli occhi.

Un’opera che per il suo incredibile realismo ha stupito lo stesso Michelangelo, che dopo 40 anni, al termine del suo capolavoro si dice abbia preso il mazzuolo scagliandolo sul ginocchio e prorompendo nel celebre:

ma perché non parli?

contemplando il realismo delle forme che il suo genio era riuscito a creare.

 

Fonti:
Sovrintendenza Capitolina

 

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