Roma, gli eroi fragili di Baselitz al Palazzo delle Esposizioni

 

Sono stato messo al mondo in un ordine distrutto, in un popolo distrutto, in una società distrutta. E non volevo introdurre un nuovo ordine. Avevo visto fin troppi cosiddetti ordini. (Georg Baselitz)

Figlio di una Germania che si preparava al crollo del regime nazionalsocialista e alla costruzione del Muro di Berlino che divise il paese, non poteva che maturare in lui la coscienza e la resistenza a ordini precostituiti e regimi. Chiave di lettura dei suoi dipinti e della sua filosofia umana e artistica. Quel rifiuto e quella tragicità incarnati nel lavoro di Georg Baselitz, che al Palazzo delle Esposizioni di Roma si è scelto di rappresentare con una prima grande mostra monografica dedicata a una fase ben precisa della vita dell’artista tedesco.

Fino al prossimo 18 giugno, la serie famosa col nome di ‘Eroi’ o i ‘Nuovi Tipi’, alla quale un giovane Baselitz appena ventisettenne si dedicò negli anni tra il 1965 e il 1966, riempirà un intera galleria in più sale del Palazzo romano, in una sorta di storia riscritta con la mostra Georg Baselitz. Gli Eroi.

Niente più intenti celebrativi, ma una storia raccontata dai vinti e non dai vincitori. Ecco che allora gli Eroi diventano fragili, tragici. Uomini in equilibrio precario, vestiti in uniforme vagamente militare ridotta a brandelli. Feriti, lacerati nel cuore e nell’animo. La terra che calpestano è brulla e disseminata di qualche catastrofe: una casa che brucia, una bandiera lacerata, le rovine di un monumento, brandelli di corpi umani. Alcuni oggetti ricorrono, qualcuno forse legato a un ricordo di infanzia, ancora trappole, carri contadini, un gioco di bambini.

Nella mostra, promossa dall’assessorato alla Cultura di Roma Capitale, co-prodotta da Azienda Speciale Palaexpo Roma insieme a Moderna Museet Stoccolma, Museo Guggenheim Bilbao e curata da Max Hollen e Daniela Lancioni, sono presenti circa 70 lavori:

la maggior parte dei quadri appartenenti, appunto, alla serie Eroi o Nuovi Tipi, insieme a una serie di disegni e xilografie con al centro lo stesso soggetto; la serie di dipinti ‘Fratturati’ a cui è affiancata la selezione di grandi quadri ‘Remix’, realizzata da Baselitz dopo gli anni duemila, che chiude la mostra.

‘Soldati’, ‘Pastori’, ‘Ribelli’, ‘Partigiani’, ‘Pittori’, ‘Pittori moderni’, ‘Rossi’, ‘Bianchi’ dipinti da Baselitz nell’arco breve di un anno durante il quale l’artista, in solitudine e immerso in un vero e proprio furore espressivo, cercò la sua strada lontano da ogni suggestione proveniente dall’esterno.

Il risultato è quello di uomini sanguinanti, che annegano nella disperazione dei loro fallimenti e di quelli della storia. E non solo gli uomini. Nei dipinti dell’artista tedesco, anche la natura sanguina. Gli alberi ad esempio, visibili in una sezione specifica della mostra romana tra le 7 sale allestite, incentrata sull’associazione tra la figura umana e quella dell’albero, che nella cultura tedesca rappresenta la forza e la fierezza. Anche loro sono feriti e vivono nell’angoscia.

Proseguendo il percorso espositivo, nella sesta sala, si potranno ammirare i dipinti ‘Fratturati’, quelli realizzati da Baselitz nel 1966, tra cui “Il nuovo tipo. Pittore con cappotto” e “Tre strisce. Il pittore con il cappotto”.

Sala che anticipa la grande chiusura della mostra, quella che regala al pubblico le sette grandi tele dalla serie “Remix”, quella più recente, messa al mondo dal pittore dopo gli anni Duemila, riferibili sempre alla serie degli Eroi e Nuovi Tipi.

Un percorso intenso, che restituisce al pubblico Baselitz l’uomo, oltre che il pittore. Perché tutta la sua arte è il riflesso della sua esperienza di vita. Lui, nato al termine della seconda mondiale, prima del crollo del nazionalsocialismo.

Lui che ha visto i mattoni del Muro crescere e dividere la Germania, nato in Sassonia, in quella che divenne poi la parte orientale e ritrovatosi, cacciato dall’Accademia di belle arti di Berlino Est per ‘immaturità sociopolitica’, nell’Accademia delle Belle Arti della Repubblica Federale a ovest. Lì dove rimase affascinato dall’opera di Jackon Pollock e dove nel 1963 realizzò la sua prima mostra organizzò la sua prima mostra, che destò enorme scalpore e scandalo, con i suoi quadri giudicati osceni e sequestrati.

Poco importa per la giuria di Villa Romana di Firenze lo volle come borsista per sei mesi nel capoluogo toscano. Il suo soggiorno fiorentino fu solo il primo di una serie di lunghi viaggi italiani, e al ritorno diede vita alla serie degli ‘Eroi’, quella che ormai riconosciuta come una vera e propria pietra miliare dell’arte contemporanea.

Quel tratto artistico di uomo profondamente resistente e restio a regimi e ordini di qualunque tipo. Colui che provò a dare vita ad un’alternativa al realismo socialista, iniziando a interessarsi all’espressione artistica dei malati di mente, influenzato dall’espressionismo americano e dagli artisti dei primi anni ’80, fino a diventare icona dei soggetti capovolti, che sempre lo contraddistinsero e lo portarono a essere nella pittura contemporanea come uno dei più grandi artisti sulla scena.

La mostra romana al Palazzo delle Esposizioni è la seconda tappa di quella retrospettiva allestita nel giugno 2016 allo Städel Museum di Francoforte sul Meno. Dopo Roma, ad attendere Baselitz con le sue opere sarà il Guggenheim di Bilbao (dal 14 luglio al 22 ottobre 2017).

 

Info utili:

Titolo
Georg Baselitz. Gli Eroi
Sede
Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194 – 00184 Roma
Periodo
4 marzo – 18 giugno 2017
Orari
domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30; lunedì chiuso
Biglietto
Intero € 12,50; Ridotto € 10,00

 

Credits: Ufficio stampa Azienda Speciale Palaexpo 

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