Da Scoxit all’opera di Donizetti, perchè Maria Stuarda è un personaggio così attuale

Nella mia fine è il mio principio.

Maria Stuart, che ricamò questo motto durante la sua prigionia

Un successo la Maria Stuarda di Donizetti, in scena all’Opera di Roma fino a martedì 4 aprile 2017: un titolo poco comune, tanto da essere stato messo in scena sul palcoscenico romano solo in altre tre occasioni.
L’opera, con la regia di Sergio De Rosa, è diretta dal Maestro Paolo Arrivabeni e ha provocato una standing ovation alla prima del 22 marzo.

La trama vede gli ultimi scontri della lunga guerra tra Elisabetta I e Maria Stuart, cugine, rivali in politica e in amore.

Il tema dell’eterna diatriba tra Scozia e Inghilterra, per altro, oggi è più che mai attuale: mentre la Gran Bretagna ha ufficializzato con una firma l’uscita dall’UE, il parlamento di Edimburgo ha approvato la richiesta di referendum proposta dal governo con 69 voti a 59.

Tornando alla storia della sfortunata regina, protagonista dell’opera: come si sa, è la rossa e determinata Elisabetta a vincere la legittimità del suo nome sulla corona inglese e la supremazia del protestantesimo sulla Controriforma, ma paradossalmente sarà Giacomo – il figlio di Maria – il primo re che riunirà sotto il suo nome i domini scozzesi e inglesi.
E, con buona pace dell’ultima Tudor, sarebbe stata la famiglia Stuart a regnare fino al ‘700.

La figura di Maria Stuarda affascina gli storici da sempre, e come dargli torto.
Regina di Scozia per diritto divino, di Francia per matrimonio, alla morte di Francesco II di Valois ritornò nella patria natia, da cui era fuggita bambina a causa delle guerre anglo-scozzesi.
La legittima erede al trono di Scozia, cresciuta alla raffinata corte di Caterina de’Medici era una donna colta e intelligente, ma poco versata nell’arte della politica: trovatasi al comando di un popolo turbolento e in piena rivolta calvinista – la nuova religione aveva sviluppato forti radici nel paese durante la sua assenza – fu rovesciata in poco tempo dai Lord protestanti.
Maria era ben lungi dal possedere la fermezza della sua omonima inglese, Maria detta “la sanguinaria” – a cui è dedicato il cocktail bloody mary – figlia di Enrico VIII e della prima moglie Caterina d’Aragona, la quale tentò di ripristinare il cattolicesimo in modo violento e repressivo durante il suo breve regno.

Ma sul trono d’Inghilterra sedeva la protestante Elisabetta, succeduta a Maria, e la regina inglese alle suppliche della Stuart diede prova di essere figlia di suo padre: imprigionò la cugina per quasi vent’anni.
Una mossa politica, in un momento in cui la guerra di religione lacerava il paese.

Ma la presenza di Elisabetta sul trono non era così stabile: non aveva marito, era figlia di Anna Bolena – ripudiata e messa a morte dal suo stesso marito, nonché odiata dal popolo e accusata da molti di stregoneria – e pertanto considerata poco più che una bastarda.

I suoi nemici, soprattutto i cattolici, strumentalizzarono la prigionia di Maria per spodestare Elisabetta: la regina scozzese divenne il simbolo della Controriforma.
La prigioniera, d’altra parte, non se ne stette certo con le mani in mano: nella sua sorta di “libertà vigilata” – Elisabetta non fu così disumana da chiuderla nella torre di Londra per un ventennio – cercò in tutti i modi di rovesciare la cugina dal trono.
Quasi ci riuscì, partecipando a più di un complotto ai danni della corona inglese.
Sorprendentemente, Elisabetta si dimostrò sempre piuttosto restia a “togliere di mezzo” definitivamente la cugina, anche dopo le accuse di alto tradimento.

E nemmeno Maria, che fu intrappolata da un ultimo complotto-farsa per provare la sua colpevolezza, manifestò mai ufficialmente l’intenzione di uccidere Elisabetta, al massimo si auspicava che fosse detronizzata.

Eppure, dopo il complotto Babington, l’esecuzione della regina di Scozia fu necessaria: per la prima volta veniva mandata a morte una sovrana consacrata da Dio.

Maria si presentò al patibolo con estrema dignità, rassegnata e stanca di una vita che diventava sempre più umiliante, considerato il suo status regale.
La decapitazione terminò con l’ostensio davanti alla folla, un’ultima offesa di cui la regina senza trono – per forza di cose e per fortuna – non si accorse mai.

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