Vinitaly, in arrivo 400 buyer in più dal Regno Unito nonostante Brexit

In occasione della prossima edizione di Vinitaly (Verona, 9- 12 aprile) si parla degli effetti della Brexit sul mercato del vino nel corso della tradizionale tavola rotonda, in programma lunedì 10 aprile, su Vino e Gdo, con focus proprio sulle prospettive per il vino italiano nel canale della Grande Distribuzione in Gran Bretagna dopo l’uscita dall’Ue.

Nonostante le preoccupazioni per le conseguenze della Brexit sui mercati, l’interesse per il vino italiano è in aumento con 400 nuovi buyer mai venuti a Vinitaly in arrivo dal Regno Unito.

«Seguiamo con attenzione le vicende della Brexit e il suo impatto sul commercio, in particolare del nostro vino  – ha commentato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani lo scorso 29 marzo, proprio nel giorno dell’avvio ufficiale del processo di uscita di Londra dall’Unione Europea – A oggi però sembra stia sortendo l’effetto contrario: a Vinitaly infatti si sono già stati registrati 400 nuovi buyer del Regno Unito mai venuti a Vinitaly, che si aggiungono agli oltre 500 presenti ogni anno» «Ovviamente – ha proseguito Mantovani – è presto per prevedere cosa sarà del nostro vino nel secondo Paese importatore al mondo, ma ritengo che i freni commerciali non convengano a nessuno. Il Regno Unito esporta verso l’Ue l’equivalente annuo di 2,1mld di euro in liquori e distillati e importa dal Continente 1mld di bottiglie di vino per 2,6mld di euro. Un business, quello del vino Ue, che per la Wine and Spirit Trade Association (Wsta) britannica vale nel Regno Unito il 55% di un settore da quasi 20mld complessivi di euro. Confidiamo – ha concluso – nella negoziazione da parte della filiera europea del vino, un prodotto che ha visto incrementare notevolmente i suoi consumi a scapito della birra».

Nel convegno su Vino e Gdo del 10 aprile è previsto anche l’intervento del direttore di Berkmann Wine Cellars, Alex Canneti.  «La Brexit è una sfida per le vendite dei vini europei poiché Australia, Sud Africa e Nuova Zelanda saranno i primi Paesi al mondo a istituire trattati bilaterali con il Governo inglese – spiega Canneti – L’unica soluzione a questa minaccia è consentire al Regno Unito un periodo di 10 anni per condividere le stesse condizioni commerciali e gli stessi oneri doganali dell’Unione Europea, oltre a negoziare un trattato di libero scambio» .

«Ma certamente – prosegue Canneti – i formaggi e il vino sono più esposti ai rischi rispetto ad altre forniture come le auto, le medicine e i prodotti finanziari, e quindi più oggetto di provocazioni politiche, come quella del segretario di Stato per gli Affari Esteri, Boris Johnson, che ha minacciato di alzare i dazi sul Prosecco».

Secondo l’Istat, nel 2016 le esportazioni di vino italiano hanno superato la cifra record di 763,8mln di euro (+2,3% sul 2015) grazie proprio alla performance del Prosecco. Scesi a 311,5mln di euro invece i volumi (-6,8%) ma in crescita il prezzo medio, a 2,45 euro/litro (+9,9%).

Ufficio stampa Verona Fiere

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