Con Ersat, il vecchio e lento treno locale diventa ‘intelligente’

Treno di Trenitalia

Ersat è il nome del nuovo sistema di controllo del traffico ferroviario, ideato da Rfi, la società che gestisce la rete ferroviaria Italiana del gruppo Fs.

Nuove generazioni di sensori, capacità di calcolo, velocità di trasmissione dati che migliorano la qualità dei trasporti, viaggiando più veloci e semplificando i sistemi di controllo.

Una tecnologia tutta made in Italy che accelera le informazioni sulla percorrenza di viabilità dei treni e riduce i costi.

Nell’uso dei satelliti e dei sistemi di geolocalizzazione, si risparmierà più di un terzo delle spese attuali.

Secondo una stima, calcolata dall’Università Bocconi, emerge infatti che dove oggi si spende 100, domani si spenderà 16, perché saranno pensionati i vecchi sistemi.

Via le boe, semafori lungo i binari che rilevano il passaggio del treno, e via la manutenzione lungo le linee. Entrambi ‘roba’ da anni ’50.

Con l’Ersat il treno si autorileva da solo, attraverso l’intelligenza a bordo: scatole nere che controllano tutto e rilevatori di posizione che dialogano con ben tre sistemi di geolocalizzazione satellitare.

Tra questi:

  • il Gps,
  • il sistema russo Glonass che lavora con 24 satelliti attivi e ha accordi con Android (il sistema operativo per terminali mobili di Google),
  • e, soprattutto, l’europeo Galileo, che dopo una lunga e sofferta gestazione è diventato ufficialmente operativo lo scorso dicembre, avendo messo in orbita 18 dei 30 satelliti previsti nel suo assetto definitivo.

Con il satellite si può così compiere il salto di qualità perché l’investimento non va più scaricato a terra con hardware da comprare, installare e manutenere, ma sale a bordo.

Precisa, l’amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentile, che “con Ersat, a partire dagli 8 mila chilometri di tratte a binario unico, si potrà intensificare il passaggio dei treni, la loro velocità e perfino la loro sicurezza, evitando incidenti come quello di Corato in Puglia, accaduto lo scorso luglio”.

Aumenterebbe poi la puntualità e la capacità sulle tratte usate dai pendolari, e potrebbe tornare ad aumentare in generale l’offerta di treni.

A venire incontro a Rfi sulle spese, ci sono anche i fondi europeo, come quelli di Horizon 2020, il più grande programma europeo su ricerca e innovazione, con una dotazione di circa 80 miliardi di euro.

Per assistere a questa trasformazione, si dovrà attendere il 2020.

L’allestimento delle centrali di controllo e soprattutto l’armamento dei treni con i nuovi hardware e software, richiedono tempi lunghi.

Ciò non toglie il merito a una società italiana di competere con le altre dell’UE per tagliare per prima il traguardo della certificazione “Euar”, l’European Union Agency for Railways, l’Ue dei ferrovieri.

‘Partecipazione’ che non accadeva dagli anni 80, quando l’allora Fiat Ferroviaria inventò il treno basculante, il Pendolino, per andare più veloci nelle curve.

Fonte: Repubblica Economia

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