Il riscaldamento globale è un “truffa”, come pure l’inquinamento, ha detto Donald Trump in occasione della cancellazione del Clean Power Plan varato dal suo predecessore, Barack Obama.
Ma l’impatto dell’uomo sull’ambiente è del tutto evidente.
Che ampie zone dei nostri mari fossero inquinate è cosa nota, ma che ad esserlo fossero pure i punti più profondi -ricoperti di plastica e scarti industriali- è un aspetto emerso solo recentemente grazie ad uno studio inglese.
Oggetto di approfondimento sono le due fosse oceaniche più abissali del mondo: quella delle Marianne (tra le Filippine e il Giappone) e quella delle Kermadec (nel Nord della Nuova Zelanda).
Con il sussidio di robot telecomandati, i ricercatori hanno rilevato dei campioni d’acqua all’interno dei quali sono stati trovati dei piccoli crostacei che si nutrirebbero di scarti.
Il rapporto, pubblicato sulla rivista Nature Ecology&Evolution, ha evidenziato la presenza di eccessive dosi di Pcb (policlorobifenili) e pbde (polibromodifenileteri).
Precisamente le quantità rilevate sono 50 volte maggiori a quelle del Lago Liao in Cina o della Baia di Suruga in Giappone, i due luoghi più inquinati al mondo.
I fondali sono ormai ricoperti di scarti e sostanze che hanno generato l’allarme: l’Unesco ha comunicato la morte di più di 100mila mammiferi marini.
Info: Unesco
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