Servizi efficienti, wi-fi e burocrazia semplice sono i criteri che una città deve possedere per risultare attraente agli occhi degli investitori stranieri.
E Roma, in questo, deve ancora crescere.
La città eterna sembra una discreta outsider, messa a confronto con le altri capitali europee, rientrando a fatica tra le prime 10 metropoli più attrattive a livello imprenditoriale.
Solo il 7% dei top manager internazionali indicano Roma come un mercato interessante su cui investire, come risulta dal rapporto elaborato lo scorso anno dalla società di consulenza Attractiveness Survey di Ernst & Young.
Un buon risultato anche se lontano ancora anni luce dal 57% di Londra, dal 43% di Parigi e dal 29% di Berlino.
3 città posizionate al vertice della classifica perché hanno vinto la sfida sui mercati, grazie alla loro efficienza dei servizi e a una visione politica lungimirante.
A Roma però non mancano denari, che arrivano un po’ da tutta Europa.
Sono 39, i miliardi di euro degli investimenti stranieri nella capitale, come calcolato dalla Banca d’Italia nel marzo del 2015, all’interno del working paper dal titolo “Inward foreign direct investment and innovation”.
Tra i primi investitori internazionali, i Paesi Bassi con 9,9 miliardi di euro, seguiti da Regno Unito (5,3 miliardi), Lussemburgo (5,2 miliardi) e Francia (5,1 miliardi).
Un bilancio positivo, anche se in difetto rispetto a un’altra città italiana: Milano.
Nel solo 2015, sempre da un report della Banca d’Italia, il capoluogo lombardo ha canalizzato ben 267 operazioni di investitori stranieri, contro le 106 di Roma.
A discapito delle polemiche, come lo scontro tra il ministro Franceschini e il vice-sindaco Bergamo, per essere una città competitiva e appetibile sul mercato, Roma deve rilanciare se stessa.
Perché non basta il Colosseo o l’introduzione di agevolazioni fiscali.
Per crescere serve un’amministrazione trasparente, efficiente e vantaggiosa per il business.
Una sfida tutta da vincere.
Fonte: Repubblica
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