Turismo di lusso. Cambiano i gusti dei luxury traveller

lusso, spiaggia

Un giro d’affari di oltre 3.250 miliardi di euro l’anno, quello generato dal settore luxury del turismo, di cui il 55% della spesa è rappresentato dalle cosiddette ‘esperienze’ legate al soggiorno i cui capisaldi sono

Enogastronomia – Arte soprattutto contemporanea – Wellness/Fitness – Sport estremi – Shopping

Meno legato al bene materiale, il concetto di lusso si sta evolvendo e il 50% del luxury traveller preferisce un’esperienza di viaggio a un bene di lusso materiale, a rilevarlo un sondaggio di Skift 2017.

Niente borse e abiti griffati, gioielli, orologi, ma un bel viaggio in cui sperimentare comfort, salute mentale e benessere, è questa la lista dei desiderata del luxury traveller.
E se fino a qualche tempo fa il concetto di wellness si riferiva nello specifico  a trattamenti in spa e centri benessere, oggi rappresenta una dimensione sensoriale fatta di calma, semplicità, natura selvaggia e spiritualità.
Roba che genera il 60% delle entrate dell’intero settore del turismo di lusso, pari a un fatturato stimato attorno ai  570 miliardi di euro per il 2017 secondo il Global Wellness Institute.

Ma non è solo il wellness a fare la parte del leone, il tour enogastronomico non può mancare tra le esperienze del luxury traveler.

Visitare regioni ad alto tasso di tradizioni culinarie o vitivinicole, mangiare in ristoranti stellati, assaggiare prodotti e piatti locali, interagire con chef e produttori locali sono soltanto alcune delle tendenze legate al mondo del food.
Prodotti bio e  filiera corta, riscoperta di valori e tradizioni locali, fanno da valore aggiunto a questo settore, tanto che stanno nascendo nuovi mestieri come quello del  food sherpa ‘guida specializzata’ che fa scoprire al turista il panorama culinario di una regione tramite visita a realtà locali poco conosciute.

Ad attrarre è il  Made in Italy inteso nell’accezione  ampia  di «Italian way of life»
Bellezze artistiche, paesaggistiche, cucina raffinata, accoglienza calda e personalizzata, infinite possibilità di shopping.

Milano e Roma si confermano in buona posizione fra le mete del turismo di lusso secondo Mastercard. Rispettivamente 14° e 16° a livello mondiale per numero di arrivi, precedute da Bangkok, Londra, Parigi, Dubai, New York, ma anche da altre mete europee come Madrid, Monaco o Berlino.

Non del tutto sfruttato in Italia  il potenziale turistico del segmento luxury.
Le nostre città hanno minore appeal
,
complice un numero di camere nei segmenti luxury ed upper upscale inferiore rispetto ai competitor europei, dove questo tipo di strutture arriva ad essere fino ad un terzo dell’offerta complessiva.

Si stima che «ogni 8 euro spesi nel travel nel mondo, 1 è sia per un viaggio di lusso» (IE Premium and Prestige Business Observatory, 2015).
Il comparto cresce e i numeri dicono che continuerà a farlo a livello globale ancora per tutto il prossimo decennio (+6,2% annuo fino al 2025 – contro una crescita stimata del settore travel nel suo complesso di +4,5% annuo) (Amadeus, 2016).

L’importanza del turismo di lusso come mercato non si limita alla sua crescita, continuata anche durante la crisi (+4,5% annuo nel periodo 2011/2015 – Amadeus), o al giro d’affari che esso è in grado di muovere (Secondo Altagamma e Bain nel 2016 poco meno di 300 miliardi di € solo per Hôtellerie, F&B e Crociere). Ma anche al fatto che questo segmento è in grado di anticipare tendenze e comportamenti di consumo che riguarderanno, in un futuro non troppo lontano, il turismo nel suo complesso.

Essere in grado di comprendere le motivazioni dei luxury traveler, consentirà di offrire un prodotto/servizio sempre più customizzato, capire cosa muoverà tra qualche anno il mercato nel suo complesso e predisporre un’offerta adeguata.

Le nuove sfide che il settore si troverà ad affrontare verteranno intorno a esclusività e personalizzazione del servizio e soprattutto segmentazione del mercato e  definizione di un bacino di domanda potenziale

Si stima che nel mondo vi siano circa 14 milioni di HNWI (High Net Worth Individuals – Capgemini, 2015) e 2100 billionaire (Hurun, 2015), a cui è necessario sommare tutti coloro che pur avendo un patrimonio inferiore si rivolgono di tanto in tanto a prodotti e servizi di lusso (è sempre meno netta la distinzione tra premium e luxury). E’ infatti l’effettivo comportamento di consumo, oltre al livello di ricchezza accumulata (e non tanto criteri geografici/socio-demografici), a definire chi sono i luxury traveler.

Anche se è sempre più diffusa la pratica del “Bluxury” (business+luxury), si tratta in gran parte di turisti leisure (74% – IPK, 2015), interessati a tour, short break in destinazioni urbane, mare e crociere, provenienti ad oggi principalmente da Stati Uniti, Cina, Giappone, Canada e Australia (in Europa: Regno Unito, Francia e Germania).
Sono però i mercati emergenti a mostrare una crescita maggiore: Cina +12,2%, India +12,8%, Russia +9%, Paesi del Golfo +4,5%. (Amadeus, 2016) Questi ultimi da tenere in considerazione anche in relazione alle loro capacità di investimento.

Credits: “Turismo di lusso” Ricerca di studio di Magda Antonioli Corigliano (Direttrice Master in Economia del Turismo, Università Bocconi) e Sara Bricchi (Ricercatrice MET, Università Bocconi)

Info: Lux Redux, Resonance 2016, Skift 2017, IE Premium and Prestige Business Observatory 2015

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