La tecnica dei muretti a secco sarà candidata al Patrimonio Immateriale dell’Umanità tutelato dall’Unesco.
Obiettivo: evitare che un’arte antica –trasmessa per lo più oralmente– possa finire nel dimenticatoio morendo con i suoi custodi. Il valore di questa tecnica è immenso, perchè ha permesso agli uomini di coltivare il terreno, di allevare gli animali, di vivere senza dover scappare.
I muretti costruiti manualmente con i sassi sono presenti praticamente in tutto il mondo: Cipro, Grecia, Italia, Francia, Svizzera, Spagna. Sono questi i paesi che hanno desiderato fortemente la candidatura della tecnica.
Per quanto riguarda il nostro paese, ecco un po’ di numeri: 170 mila sono i chilometri di muretti a secco ufficialmente censiti, anche se quelli stimati sono praticamente il doppio. Per capire la portata straordinaria di questa manodopera nostrana, basta pensare che la Grande Muraglia Cinese è lunga “appena” 8mila chilomteri.
La Commissione Unesco visiterà i muretti a secco italiani per tutto l’anno, la decisione di annoverarli tra i beni essenziali per la civiltà è fissata per il 2019.
“E’ un passaggio decisivo che può garantire le risorse pubbliche per conservare l’eroica spina dorsale che unisce i popoli con una storia di miseria e fatica” ha spiegato a La Repubblica Mauro Varotto, professore dell’Università di Padova e membro dell’Alleanza Internazionale per i paesaggi terrazzati.
Nel frattempo, l’appuntamento è fissato per il 24 giugno, quando si terrà il Festival Mondiale in cui 7 squadre si sfideranno nell’opera.
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