Negli ultimi venti anni è diminuito l’ossigeno negli oceani con potenziali negative conseguenze sugli habitat marini.
È quanto emerge da uno studio del Georgia Institute of Technology, pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters. Non è un caso, affermano gli scienziati americani, che negli ultimi anni siano diventati più frequenti gli episodi di “ipossia” che hanno ucciso intere popolazioni di pesci, granchi e altri organismi. La quantità di ossigeno disciolta nelle acque degli oceani è un importante misura della salute dei mari, affermano.
Analizzando i dati relativi gli ultimi 50 anni, i ricercatori hanno osservato che il calo dei livelli di ossigeno è iniziato negli anni ’80, nel momento in cui la temperatura dell’oceano ha cominciato a salire, crescendo a un ritmo sempre più veloce con l’aumentare della temperatura dell’acqua.
“Il trend è di almeno 2-3 volte più rapido di quello previsto in base alla minore solubilità di ossigeno in acqua associata al calore. – spiega il professor Taka Ito, autore principale dello studio – Un elemento che potrebbe essere legato anche ai cambiamenti delle correnti, al riscaldamento della superficie dei mari e allo scioglimento del ghiaccio polare”.
Fonte: ANSA
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