Polemiche sulle opere di Modì esposte a Genova

Dubbi sull’autenticità di alcune opere attualmente esposte nella mostra su Amedeo Modigliani, a Palazzo Ducale di Genova.

Il noto critico e collezionista toscano, Carlo Pepi, che nel 1984 smascherò la celebre burla delle false teste nei fossi di Livorno, sembra infatti convinto che vi sia un gruppo di opere platealmente false ed un gruppetto di più difficile attribuzione.

Nello specifico, Pepi indica, tra le 60 opere portate a Genova, come falsi evidenti quelle indicate sul catalogo coi numeri 9 e 9 bis, ‘Cariatide rossa’ e ‘Gli sposi’, ‘Chaim Soutine’ (numero 19), ‘Nudo disteso’ (33), il disegno ‘Ritratto di Moise Kisling’ (36), ‘L’atelier di Moise Kisling’, “attribuito a lui ed erroneamente a Modigliani”, spiega Pepi indicandola con il numero 37, così come analoga contestazione viene mossa alle opere indicate con i numeri 38 e 39, la ‘Testa di donna’ (45), il ‘Ritratto femminile’ (56) e il ‘Ritratto di Maria’ (60).

“Cariatide Rossa” una delle opere attribuite a Amedeo Modigliani in mostra a Palazzo Ducale di Genova, su cui il critico d’arte Carlo Pepi ha sollevato dubbi sull’autenticità, 22 maggio 2017.
ANSA/LUCA ZENNARO

Ecco quanto ha rilasciato all’ANSA in un intervista esclusiva: “Stanno tutti zitti, tutti buoni, ma io non posso tacere. Quella mostra andrebbe rivista perché secondo me ci sono almeno 13 opere dubbie. E tre dipinti sono male attribuiti, oltre che all’autore Kisling anche a Modigliani, che invece non c’entra nulla se non per esservi riprodotte delle sue opere”.

I curatori della rassegna e direzione del palazzo respingono però la critica.

“Affermazioni infondate, strumentali e pretestuose”, dice Rudy Chiappini, critico e storico d’arte, membro del comitato di direzione della mostra.

Mentre la direzione di Palazzo Ducale annuncia l’intenzione di “tutelare la sua immagine” e spiega di “non conoscere l’autorità scientifica del signor Pepi, ma ritiene che la scelta di Rudy Chiappini come curatore sia una scelta di assoluta garanzia per il pubblico e per la qualità scientifica della mostra”.

Non è la prima volta comunque che il critico toscano si schiera contro le mistificazioni nell’arte, arrivando anche a perdere incarichi prestigiosi, proprio relativi a Modigliani.

A suo tempo, ricorda Pepi, “mi dimisi da direttore di Casa Natale Modigliani a Livorno, che fondai, e anche dagli Archivi Modigliani, di cui ero membro per volontà della figlia Jeanne”, enti dove “unico tra i curatori, mi rifiutavo di autenticare opere che a mio parere erano false e che gli altri membri invece avvaloravano. Io preferivo andarmene”.

Fonte: Ansa

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