“Marino Marini. Passioni visive” è il titolo dell’esposizione, che si tiene in Palazzo Fabroni dal 16 settembre al 7 gennaio 2018. Dieci le sezioni in cui la mostra è articolata per dare pieno conto della ricerca plastica di Marino Marini: sono tutte caratterizzate dal raffronto tra le opere dello scultore pistoiese e quelle di altri grandi del passato o di suoi contemporanei.
Nella prima i suoi busti degli esordi sono affiancati a canopi etruschi e a busti rinascimentali; mentre il “Popolo”, la terracotta del 1929 che fu un passaggio determinante della sua svolta arcaista, si misura con una testa greco-arcaica da Selinunte e con un coperchio figurato di una sepoltura etrusca. Anche la successiva ricerca di una diversa monumentalità, ben rappresentata dal capolavoro ligneo dell'”Ersilia”, è messa a confronto con sculture etrusche e antico-italiche.
Verso la metà degli anni Trenta Marini si concentra sul soggetto del nudo maschile traendo una serie di lavori che hanno lasciato un segno nella scultura europea. Negli stessi anni, Marini reinventa il significato del ritratto scultoreo, attingendo ai modelli del passato, specialmente all’arte egizia, da cui desume la lezione di una volumetria pura, intrinsecamente monumentale.
La mostra si sofferma sui “Cavalieri” dei secondi anni Trenta giudicati, per l’arcaica impassibilità, un attentato ai canoni tradizionali del genere. Si passa poi alla forma allungata dei corpi maschili e alle “Pomone” e i nudi femminili.
La ricerca postbellica riporta Marino Marini a indagare, in forme più astratte, il tema del cavallo e cavaliere e inventa una nuova lingua per la resa espressiva del volto umano: questa lingua, che guarda alla scomposizione cubista e, insieme, alla deformazione espressionista, farà di lui il più grande ritrattista-scultore del secolo. Chiudono la mostra i piccoli e grandi “Guerrieri” e le “Figure coricate” degli anni Cinquanta e Sessanta.
“Manca ancora, nella vicenda espositiva e nella letteratura scientifica su Marini, un serio lavoro di contestualizzazione storica e stilistica della sua ricerca di scultore. – afferma il Direttore della Fondazione Maria Teresa Tosi – Lo stato odierno degli studi sembra richiedere questa prospettiva: l’unica che può restituire all’artista la sua posizione di assoluto rilievo nella vicenda del modernismo novecentesco internazionale“.
Credits
Marino Marini. Passioni visive
A cura di Barbara Cinelli e Flavio Fergonzi
Promotori: Fondazione Marino Marini e dal Comune di Pistoia
Realizzata in collaborazione con la Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia, con la Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e con la Camera di Commercio di Pistoia.
Organizzata dalla Fondazione Marino Marini, Pistoia e dalla Fondazione Solomon R. Guggenheim, Venezia.
Informazioni
“Marino Marini. Passioni visive”
Pistoia, Palazzo Fabroni – Via Sant’Andrea, 18
16 settembre – 7 gennaio 2018
Info: studioesseci.net
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