Tra mare, eleganza e fascino: un occhio femminile per scoprire Trieste

Trieste ha una scontrosa grazia. Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore….

Una città particolare, bella e suggestiva. La si incontra risalendo l’Adriatico senza indugio, proseguendo verso nord e dirigendosi a destra. È Trieste, con il suo porto, il più importante d’Europa, le sue raffiche di bora, la sua spiaggia, il suo caffè, il suo molo tutto da passeggiare, la sua fierezza spavalda.

Una città raccontata in una guida turistica pensata per la sensibilità e la passione delle donne che amano viaggiare e scoprire: “Trieste al femminile” di Florinda Klevisser, scrittrice originaria di Fiume che dalla città della bora è stata adottata.

Luoghi da non perdere, angoli da scoprire, chicche e curiosità in 187 pagine pronte a rivelare l’anima di una città elegante, fiera e storicamente molto femminile a causa della sua vocazione portuale, che teneva spesso gli uomini lontani per lavoro, lasciando pian piano ampio spazio al ruolo delle donne, che da sempre a Trieste sono emancipate forti e indipendenti.

Angolature nuove per chi l’ha già visitata e spunti per chi decide di metterci piede per la prima volta: la parola d’ordine è comunque immergersi fino al collo nella città, nei suoi usi, nel suo linguaggio e nei suoi modi di vivere, come ogni buon viaggiatore curioso che si comandi.

Partendo con alcuni cenni storici: dalla sua storia medievale all’impero asburgico, fino al racconto della città legato al secondo conflitto mondiale, con l’infausto ricordo delle leggi razziali qui proclamate da Mussolini e l’occupazione tedesca.

Per arrivare poi alla scoperta della Trieste di oggi, seguendo varie tappe che accompagnano alla scoperta della città.

Piazza Unità d’Italia. La piazza principale di Trieste, con la sua forma rettangolare e il primato di prima piazza europea per grandezza affacciata sul mare. È adagiata ai piedi del colle San Giusto e i triestini la chiamano semplicemente Piazza Unità. Emblema dell’impero asburgico ha subito molte trasformazioni nel tempo, tra cui la costruzione nel tempo di edifici e palazzi. Dal Municipio al Palazzo Stratti, e poi palazzo Pitteri, palazzo del Loyd Triestino e la Statua di Carlo VI Asburgo che svetta in cima a una colonna in pietra bianca.

Il Molo Audace. Uno dei luoghi più suggestivi e pittoreschi di Trieste in pieno centro, che parte proprio da Piazza Unità d’Italia e sulla cui passerella in pietra di 246 metri si passeggia inseguendo il meraviglioso tramonto su Trieste, fino alla Rosa dei venti in bronzo. Il nome deriva del primo cacciatorpediniere italiano della Marina che attraccò sul molo il 3 novembre 1918 al termine della Grande Guerra.

La Trieste romana e medievale. Trieste è famosa per i suoi resti antichi, la sua costruzione è frutto di vera e propria stratificazione architettonica: dal primo nucleo di insediamento romano, con l’antica Tergeste protetta da una cinta muraria risalente al 33 avanti cristo, con torri, sistemi di difesa, un teatro e una vera e propria zona residenziale, all’urbanizzazione successivo, di età medioevale, che ha inglobato le precedenti costruzioni.

Piazza della Borsa. Punto d’incontro tra la Trieste vecchia e quella moderna è questa piazza al cui centro si erge la statua di Leopoldo I. Si possono ammirare poi la Fontana del Nettuno realizzata nel ‘700 dallo scultore Giovanni Mazzoleni, il neoclassico Palazzo della Borsa Vecchia con il suo pronao, le colonne doriche e il timpano triangolare e l’orologio, La Casa Bartoli, uno degli esempi di liberty cittadino

La Trieste di Maria Teresa. Il quartiere dove si ritrova tutto il rigore della Trieste imperiale è il borgo teresiano. Elegante e a forte impronta asburgica. Abbraccia Corso Italia, via Carducci, la Stazione e le Rive e risale al ‘700 e la conformazione architettonica degli edifici era stata pensata proprio per la funzione commerciale che aveva la zona: edifici con magazzini al piano terra e l’abitazione del proprietario al primo piano, uffici al piano superiore e modeste case nel sottotetto. E poi, il cuore del quartiere, il Canal Grande, realizzato dal veneziano Pirona per far strada alle imbarcazioni in pieno centro per caricare e scaricare le merci.

Questo è solo l’inizio di una città tutta da scoprire.

Da non perdere assolutamente:

Il Castello e il Parco di Miramare, a soli 6 km dal centro, voluto nell’800 dall’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo e dalla moglie come residenza privata; il Faro della Vittoria, uno dei luoghi panoramici più suggestivi di Trieste, realizzato dall’acrhitetto Arduino Berlam come monumento ai marinai caduti nel primo conflitto mondiale; il Tram di Opicina, una corsa su un tram inaugurato nel 1902, da Piazza Oberdan a Opicina a 329 metri sul livello del mare per una magnifica vista della città sul mare e per l’avventura di una visita in pendenza; il Pedocin, la spiaggia dei triestini, o meglio, dove i triestini ‘vanno al bagno’, e lo fanno come da tradizione separati: le donne da una parte e gli uomini dall’altra (un retaggio della tradizione asburgica)

E poi chiese, basiliche, teatri, luoghi della memoria per ricordare i tragici eventi della Seconda guerra mondiale.

Ma Trieste non è solo strade e monumenti. È anche un modo di essere. E come ricorda bene l’autrice della guida, la Bora è una caratteristica cardine per la quale la città e i suoi abitanti sono conosciuti in tutto il mondo. E le potenti raffiche di vento, che arrivano perfino a gettare per terra gli scooter parcheggiati nelle strade, sono molto amate dai triestini perché puliscono l’aria e spazzano via il maltempo. E soprattutto, la Bora ha influito così tanto sui triestini da renderli abili velisti. A dimostrarlo è la celebre settimana della Barcolana, storica regata nata nel 1969 che anima Trieste nella seconda domenica di ottobre.

Da non dimenticare, Trieste è la capitale mondiale del caffè. Il suo legame con la miscela più famosa al mondo deriva dal fatto che il suo porto è il principale punto di approdo di importazione di chicchi in Italia. Una tradizione che affonda le proprie radici in epoca asburgica, quando le prime navi cariche di chicchi cominciarono ad attraccare al molo fino a oggi, con una Trieste che vanta moltissime industrie nel settore e il primo impianto di lavorazione del caffè.

E come per la Bora, anche per il caffè i triestini hanno coniato uno specifico vocabolario da seguire alla lettera se si va in città.

Qualche esempio?

Il Capo in B, espresso macchiato servito in bicchiere sfaccettato, quello bevuto dal triestino doc.
Il Capo, espresso macchiato in tazzina
Nero, il caffè classico in tazzina

Insomma, Trieste è un mondo da conoscere, da assaporare. Una vera città di mare fiera e imponente, ma anche divertente e leggera nelle sue serate a base di spritz e movida.

 

Florinda Klevisser, Trieste al femminile, Milano, Morellini Editore, 2017, pp. 187

Credits: Morellini Editore

 

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