Passione torrentismo: le 5 forre più belle dell’Umbria

Esplorazione, divertimento e contatto con la natura sono le tre ragioni per cui si pratica il torrentismo, sport estremo sempre più diffuso in Italia e tra i giovani.

Si tratta di un’attività outdoor che consiste nell’attraversamento di gole rocciose o forre, scavate dall’acqua, e sebbene sia uno sport che si può praticare a tutti i livelli di difficoltà sono richieste delle abilità fisiche particolari.

Per il superamento di cascate verticali si richiedono tecniche alpinistiche di discesa in corda, mentre per le parti acquatiche, tecniche di nuoto quali tuffi, nuoto in corrente e toboga (scivoli naturali).

Una costante del canyoning, l’equivalente inglese di torrentismo, è la straordinaria bellezza degli ambienti naturali che si incontrano. Prime fra tutte: la roccia levigata dal torrente, e la flora e la fauna selvatica presente.

Inoltre trattandosi per la maggior parte di luoghi rimasti a lungo inaccessibili all’uomo, mantengono tutto il fascino che la natura ha loro attribuito.

Torrentismo in Umbria

In Italia, da nord a sud, diverse sono le regioni in cui praticare questo sport, ma l’Umbria la fa decisamente da padrona per la presenza di suggestive forre.

Ecco le migliori cinque:

  • Forra di Prodo. Media difficoltà.

A metà strada tra Orvieto e Todi, c’è il piccolo borgo medievale di Prodo.

Dal parcheggio sotto le mura del castello, inizia il percorso che conduce verso quella che viene generalmente considerata la più divertente forra del Centro Italia, con numerosi tuffi in marmitte bianche di acqua limpidissima, nuotate fra pareti distanti tra loro anche meno di un metro e laghetti e scivoli naturali.

  • Forra del Casco. Media difficoltà.

Forra del Casco

Nei pressi di Ceselli, nella Valnerina, questa forra è anche nota come “Le Pisciarelle”, per la presenza di acqua costante anche in piena estate.

Si tratta di un canyon che si stringe fino ad arrivare alla larghezza di un metro, con scivoli, cascate, pozze cristalline e una cascata mozzafiato altra 30 metri.

  • Fosso del Bagno. Facile.

A poco più di 10 km da Fabro, ci sono le Tane del Diavolo, un gruppo di grotte carsiche, e il Canyon di Fosso del Bagno.

Una forra corta ma piena di sorprese, sia dal punto di vista ambientale e paesaggistico che da quello del divertimento, con tanto di arco naturale, laghetti da attraversare a nuoto e in cui scatenarsi in tuffi acrobatici.

  • Roccagelli. Facile.

Situato all’interno della valle del fiume Nera, presso la località di Piedipaterno verso Norcia, questo canyon offre discese mozzafiato, calandosi con la corda sotto una cascata alta 16 metri, e invidiabili scivoli naturali, meglio detti toboghe.

  • Pago delle Fosse. Difficile.

 

Questa forra si trova vicino a Ceselli, nella Valnerina, ed è sicuramente la più amata tra i cultori del “wilderness” del centro Italia.

Si tratta di un canyon asciutto, caratterizzato cioè da massicce pareti di calcare grigio, altissime e con decine di risalti.

Un luogo assolutamente isolato e selvaggio, da esplorare lasciandosi calare nel vuoto con una corda doppia lunga 35 metri.

Tecniche

Discese in corda:

Per scendere dalle cascate d’acqua, quando non ci sono le condizioni per un tuffo, si utilizza la corda con il discensore.

La tecnica non è difficile e, affiancati da un buon istruttore, la si può apprendere anche in una sola giornata, quantomeno nei suoi fondamentali.

Toboga (scivoli d’acqua):

Il torrente spesso forma dei veri e propri scivoli d’acqua naturali.

Se l’alveo è stato levigato bene dall’acqua ci si può abbandonare tranquillamente alla corrente. Il segreto per un buon toboga è quello di rilassare il corpo il più possibile, di modo che prenda la forma del percorso di roccia man mano che lo attraversa.

Non vanno assolutamente aperte le gambe o le braccia durante la discesa. Si rischiano lussazioni o dolorosi impatti con la roccia. Prendere aria prima dell’entrata in acqua.

Tuffi:

I tuffi sono una festa per i torrentisti. Là dove le condizioni lo permettono è possibile saltare in acqua e affidarsi alla gravità.

Perché sia possibile il tuffo nel canyoning occorre che l’altezza dalla superficie dell’acqua non sia troppa e si eviti così un impatto troppo violento.

Occorre inoltre che la pozza sia sufficientemente profonda da ammortizzare bene la caduta.

Importante è tenere una posizione corretta durante il tuffo, ovvero occorre mantenere il corpo in posizione eretta in modo che l’impatto con la superficie dell’acqua sia con i piedi.

Equipaggiamento

Trattandosi di uno sport estremo, è richiesto un materiale tecnico specifico:

  • Muta in neoprene: per proteggersi dal freddo dell’acqua di montagna, di norma a temperature di molto inferiori a quella corporea.

Questa muta da canyoning è del tutto simile a quella che si usa per le attività subacquee. Può differenziarsi per la presenza di rinforzi specifici in alcuni punti del corpo (ginoccha e gomiti) per resistere meglio all’abrasione con la roccia e perdurare nel tempo.

  • Imbragatura: indispensabili per le discese in corda.

Ne esistono specifiche per il canyoning, che si differenziano da quelle di altre attività verticali per un attacco a livello della cintura (e non in basso come nelle imbragature da speleologia), adatte alla discesa in corda e resistenti all’abrasione con le rocce (diversamente da quelle da alpinismo o da arrampicata libera).

L’imbragatura da torrentismo è dotata poi di una “coulotte”, cioè una protezione posteriore in pvc che serve durante i toboga (scivoli d’acqua, vedi sotto) sia a proteggere la muta, sia a permettere un migliore scivolamento.

  • Casco da canyoning: generalmente munito di buchi per l’uscita dell’acqua al momento del tuffo. In questo modo, nei tuffi, non si ha  pressione sul mento da parte del cordino di allaccio, dovuto all’effetto paracadute con l’acqua.

Casco

 

Ulteriori informazioni al sito:www.umbriatourism.it 

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