Lo scorso giugno alcuni aerei a Phoenix in Arizona non sono decollati a causa del troppo caldo. Casi come questo accadranno sempre più spesso. A dirlo è un team di ricercatori della Columbia University che accende i riflettori sui “rischi ancora inesplorati” dei cambiamenti climatici sul settore dell’aviazione.
Pubblicato sulla rivista Climatic Change, lo studio sottolinea che le temperature in aumento a causa del riscaldamento globale nei prossimi decenni renderanno sempre più difficile i decolli per molti aerei in tutto il mondo. Se la temperatura è troppo alta gli aerei hanno difficoltà a levarsi in volo perché il calore riduce la densità dell’aria e, di conseguenza, la capacità di portanza delle ali. In una situazione del genere il motore dovrebbe fornire una maggiore spinta.
Nei momenti più caldi della giornata, spiegano i ricercatori, dal 10 al 30% dei velivoli potrebbe dover rimuovere carburante, carico o passeggeri. Oppure gli aerei potrebbero essere costretti ad aspettare ore più fresche per volare.
Senza interventi per arrestare il riscladamento globale carico e carburante dovranno essere ridotti del 4% durante i giorni di gran caldo. Una percentuale che ha dei costi per le compagnie aeree perché si tradurrebbe in 12 o 13 passeggeri in meno su aerei da 160 posti. Più colpiti gli scali con le piste più corte, come LaGuardia a New York, e quelli in zone più calde di altre, come l’aeroporto di Dubai. Meno colpiti scali con piste lunghe e in zone temperate, come il Jfk di New York, Heathrow a Londra o lo Charles de Gaulle a Parigi. I problemi maggiori, per i ricercatori arriveranno con le ondate di calore che saranno sempre più frequenti.
Fonte: ANSA
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