Il lato inedito di Monet in mostra al Vittoriano

“Seguo la natura senza poterla afferrare; questo fiume scende, risale, un giorno verde, poi giallo, oggi pomeriggio asciutto e domani sarà un torrente” (C. Monet)

Roma. La città eterna apre le proprie porte alla grande esposizione interamente dedicata a Claude Monet, il Padre dell’Impressionismo.

60 le opere esposte al Complesso del Vittoriano fino al prossimo 11 febbraio, grazie alla gentile concessione del Musée Marmottan Monet di Parigi che vanta di possedere il più importante e numeroso nucleo delle opere del grandissimo artista francese, frutto delle donazioni dei collezionisti dell’epoca e del figlio Michel.

I capolavori in mostra sono tra i più cari all’artista, che lo stesso Monet conservava gelosamente nella sua ultima e amatissima dimora di Giverny.

Si tratta di opere poco note al pubblico e proprio per questo più ‘intime’, relative a un Monet privato che dipingeva non soltanto le celebri ninfee ma anche i ritratti dei propri figli e i fiori del suo giardino.

Si va così dall’inquietante modernità dei salici piangenti, del viale delle rose e del ponticello giapponese alle monumentali ninfee e glicini, alla campagna francese, alla natura osservata in ogni sua fase.

Monet, Padre dell’Impressionismo

Il 5 aprile 1874 venne coniato il termine ‘impressionismo’. Ad utilizzare il termine fu il critico d’arte Louis Leroy che, di fronte all’opera di Monet, “Impressione. Levar del sole”, fece dell’ironia sul modo di dipingere di questo giovane artista, sostenendo che l’opera fosse incompleta, come un “impressione”.

“Impressione, ne ero sicuro. Ci deve essere dell’impressione, là dentro. E che libertà, che disinvoltura nell’esecuzione! La carta da parati allo stato embrionale è ancor più curata di questo dipinto.” (Luois Leroy, a proposito della mostra nello studio di Nadar)

L’Impressionismo poi si sviluppò come una vera e propria corrente artistica attiva per tutta la seconda metà dell’Ottocento, specialmente a Parigi (sede principale), dichiarandosi in contrapposizione all’arte accademica dell’epoca.

Tratto caratterizzante di tale corrente artistica è sicuramente la pittura en plein air (all’aria aperta), così detta in onore della scelta, da parte degli artisti, di abbandonare il chiuso degli atelier onde favorire una pittura della realtà “dal vivo”, volta a cogliere così l’infinita varietà della sfumature che compongono i colori.

Monet, a riguardo, è stato sicuramente un pioniere. Il suo modo di usare i colori, non più mescolati sulla tela, ma semplicemente accostati, ha dato vita a spettacolari contrapposizioni cromatiche e a immagini “quasi sfocate”, poiché non facilmente distinguibili.

Monet ha trasformato la pittura en plein air in “un rituale di vita. Tra la luce assoluta e la pioggia fitta, tra le minime variazioni atmosferiche e l’impero del sole, tramutava i colori in tocchi purissimi di energia, dissolvendo l’unità razionale della natura in un flusso indistinto, effimero eppure abbagliante”.

La mostra inedita al Vittoriano

I quadri in mostra sono disposti in diverse sezioni, ognuna riferita a un particolare soggetto caro all’artista.

Queste le sei aree tematiche:

  • “Una famiglia – un museo”, sezione dedicata ai ritratti dei suoi figli.

La famiglia ebbe un ruolo chiave nella sua vita e vi attribuiva grande importanza. Monet adorava i bambini, sia i due, Jean e Michel, avuti dalla prima moglie Camille, scomparsa nel 1879 all’età di soli 31 anni, sia i sei che la seconda moglie, Alice Hoscedé aveva avuto dal precedente matrimonio.

  • “Le Caricature”. Si tratta di opere originali risalenti al periodo della sua infanzia, trascorso nel collegio di Le Havre. Schizzi che donava poi ai propri compagni, che si rifacevano più a dei prototipi che a dei personaggi realmente esistiti.
  • “Monet, cacciatore di motivi”. Qui si trovano i cosiddetti ‘paesaggi rurali e urbani’, nei quali si concentra tutta la nuova estetica impressionista. Tra le città dipinte, vi sono Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville e le sue tante dimore, inclusa quella che aveva in Liguria, testimoniata qui dal dipinto del castello di Dolceacqua.
  • “Nifee”. A Giverny, Monet aveva allestito il suo primo atelier e iniziato a plasmare il suo giardino come un tableau vivant facendone il soggetto prediletto, che dipingerà fino alla morte.

Così amava riferirsi alla sua ossessione: “il mio giardino è un’opera lenta, perseguita con amore. E non nascondo che ne vado fiero”.

  • “I ponti giapponesi e i salici piangenti”. Le opere di questa sezione appartengono agli ultimi due decenni di vita dell’artista, contraddistinti da una grande libertà espressiva, ma anche segnati da numerosi lutti, come quello delle seconda moglie e del primogenito Jean. L’inizio della Prima Guerra Mondiale e la diagnosi di una doppia cataratta si sommano a queste avversità.

Ecco che allora il salice piangente diventa per Monet la personificazione dell’angoscia e della tristezza che lo attanagliano.

  • “I pannelli monumentali”. Sezione comprensiva delle opere che Monet scelse per celebrare la fine della Prima Guerra Mondiale, offrendole poi allo Stato Francese. Si tratta di una serie di venti pannelli sul tema dei paesaggi acquatici concepiti per essere collocati in due sale ovali dell’Orangerie delle Tuileries.

All’interno della mostra sarà esposta anche la ri-materializzazione di una delle celebri Ninfee di Claude Monet, la serie di capolavori che ha per sempre cambiato il futuro della pittura e influenzato gli artisti delle generazioni successive.

Nel 1958 un tragico incendio all’interno del Museum of Modern Art di New York danneggiò gravemente diverse opere, tra cui alcuni dipinti del maestro impressionista, andati perduti per sempre. Con un progetto unico e ambizioso e grazie alle più recenti tecnologie, Sky Arte HD ha riportato alla luce uno dei capolavori distrutti nel rogo, Water Lilies (1914-26), esposto per la prima volta al pubblico.

L‘affascinante storia dell’opera e il processo di ri-materializzazione saranno raccontati nella produzione internazionale di Sky Arte HD Il Mistero dei Capolavori Perduti. Una serie di sette documentari diretta da Giovanni Troilo e co-prodotta da Ballandi Arts, ognuno dedicato a un dipinto a oggi tragicamente perduto: alcuni rubati, altri distrutti accidentalmente o di proposito, i dipinti scomparsi e gli artisti che li realizzarono tornano in vita prossimamente su Sky Arte HD.

 

Credits: la mostra è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con il Musée Marmottan Monet, Paris. A cura di Marianne Mathieu, storico dell’arte e vice-direttore del museo Marmottan.

Informazioni:

“Monet- Capolavori da Musée Marmottant Monet di Parigi”

Complesso del Vittoriano – Ala Brasini, Roma

dal 19 ottobre 2017 all’11 febbraio 2018

Orario: lun-gio 9.30-19.30 / ven-sab 9.30-22.00 / dom 9.30-20.30

Biglietti: Intero 15 euro / Ridotto 13 euro

Tel: +39 06 8715111

Sito: www.ilvittoriano.com

Fonte: Ufficio Stampa Arthemisia

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