India, Taj Mahal fuori delle guide turistiche ufficiali

La settima meraviglia dell’Unesco, il Taj Mahal, è stato estromesso dalla guide turistiche indiane. Lo Stato Indiano dell’Uttar Pradesh ha eliminato lo storico edificio dall’elenco dei monumenti incluso nelle pubblicazioni ufficiali dell’ente del turismo dell’India.

La decisione, annunciata qualche mese fa dal chief minister dello stato, Yogi Adidyanath, esponente del Bip il partito del primo ministro indiano Modi, è di matrice storico-politico-religiosa: il monumento costruito nel XVII secolo dall’imperatore Mogul Shah Jahan in omaggio alla moglie defunta, è stato definito da Adidyanath espressione di una cultura aliena, per questo non considerabile un’opera appartenente al patrimonio della cultura indiana.

Yogi Adidyanath, esponente dell’induismo radicale, inizialmente era poco apprezzato dal suo partito che preferiva, pur essendo conservatore, mantenere una certa laicità. Tra le azioni di Adidyanath si ricordano: l’impegno per la conversione dei cristiani, l’arresto per l’incendio di una moschea e vari interventi pubblici contro i musulmani. 

Alla diffusione della notizia si è scatenata subito un’ondata di sdegno sui social network, che ha portato all’intervento, tra gli altri, di Subramanian Swamy, noto economista e politico indiano, che ha dichiarato che per ora non si vuole demolire né il Taj Mahal né nessuno dei tanti altri minareti contestati (nel mirino degli indu ci sono 40 mila luoghi di culto) in cambio del tacito consenso alla costruzione di soli tre grandi templi, a cominciare ovviamente da quello di Ayodhya, nonostante la memoria degli oltre 1000 musulmani uccisi qui esattamente 25 anni fa. 

Fonte: La Repubblica 

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