Antitrust, tassa Airbnb rischia di danneggiare gli utenti

Roma. Si riaccende bollente il dibattito sulla cosiddetta tassa Airbnb, cioè la cedolare secca sugli affitti brevi al 21% introdotta con la manovra bis e finora mai riscossa.

A scendere in campo ora è l’Antitrust (a cui dopo la bocciatura del ricorso al Tar Airbnb aveva chiesto un parere) che in una segnalazione non vincolante ai presidenti di Camera e Senato, al ministero dell’Economia e all’Agenzia delle Entrate segna un punto a favore della piattaforma di sharing economy.

“La tassa” – sottolinea l’Autorità – “appare potenzialmente idonea ad alterare le dinamiche concorrenziali tra i diversi operatori, con possibili ricadute negative sui consumatori finali dei servizi di locazione breve”.

Si saprà solo nelle prossime ore se il pressing dell’Antitrust avrà un effetto. L’Autorità oggi sottolinea di essere “pienamente consapevole che l’intervento del legislatore mira a realizzare un interesse pubblico di natura fiscale e a contrastare il fenomeno dell’evasione.

“Tuttavia” – precisa – “l’introduzione dei suddetti obblighi non appare proporzionata rispetto al perseguimento di tali finalità”, che potrebbero “essere perseguite altrettanto efficacemente con strumenti che non diano al contempo luogo a possibili distorsioni concorrenziali nell’ambito interessato”.

Airbnb da parte sua esulta sottolineando, attraverso un portavoce, che “l’Antitrust ha ampiamente confermato ciò che da mesi denunciamo. La legge attuale è ‘sproporzionata’, lede la concorrenza, discrimina fra soggetti e persino fra le stesse piattaforme, disincentiva le transazioni online a favore del solito contante e, in ultima istanza, danneggia gli utenti”.

Secondo il presidente del Codacons Carlo Rienzi “la sacrosanta lotta all’evasione non può mai trasformarsi in un danno per gli utenti dei servizi, né può creare alterazioni della concorrenza che si ripercuotono sui consumatori finali”.

Ma Federalberghi non ci sta. “Bene fa il governo” – dice il direttore generale Alessandro Nucara – “a tenere la barra dritta in materia di disciplina fiscale delle locazioni brevi. Le imprese italiane, che sono soggette a un carico fiscale tra i più gravosi al mondo non comprenderebbero il senso di aggiustamenti volti a strizzare l’occhio agli evasori”.

Inoltre, secondo Nucara, “non si comprende perché il meccanismo del sostituto di imposta dovrebbe alterare la competizione tra gli operatori. Qualcuno dimentica di dire che ogni portale è libero di organizzarsi come meglio crede: chi decide di incassare per conto della struttura dovrà trattenere l’imposta, chi si astiene dal farlo non sarà obbligato”.

 

Fonte: Ansa

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