Alcuni perchè sulla storia di Firenze che non puoi non sapere!

Io entrai a Firenze. Era
di notte. Tremai sentendo
quasi addormentato ciò che il dolce fiume
mi raccontava. Io non so
ciò che dicono i quadri e i libri
(non tutti i quadri né tutti i libri
solo alcuni),
ma so ciò che dicono
tutti i fiumi.
Hanno la stessa lingua che io ho.
(Pablo Neruda)

Culla del Rinascimento, Firenze è una città unica al mondo. Ma è anche una città dai mille misteri, incognite e leggende!

Ippolita Douglas Scott è pronta a svelarci tutti questi segreti e miti che si celano dietro alla città. Nel suo libro “101 perché sulla storia di Firenze che non puoi non sapere” ci porta dietro le quinte del capoluogo fiorentino, in un botta e risposta divertente e curioso.

Sapete ad esempio perché a Ponte Vecchio ci sono gli orafi? Perché c’è un volto inciso su Palazzo Vecchio o perché si tocca il naso al Porcellino?

Questa la storia….

Perché a Ponte Vecchio ci sono gli orafi?

Passeggiando per Ponte Vecchio è impossibile non notare la sfilata di botteghe di orafi e gioiellieri che impreziosiscono il luogo dando l’impressione che sia sempre stato elegante.

Fu il Granduca Ferdinando I, figlio di Cosimo I, nel 1593 a emanare un decreto che sfrattava i commercianti che allora occupavano il ponte, come erbivendoli, macellai e pesciaioli. Si vietava così il proliferare delle arti più povere per il commercio di beni più preziosi.

Perché si tocca il naso al Porcellino?

Quando si passa davanti alla statua di bronzo del Porcellino, in piazza del Mercato Nuovo, è usanza porgere doverosi omaggi al famoso suino.

Si dice che accarezzare il naso del porcellino porti fortuna, così come inserire una monetina nella bocca dell’animale sperando che scivoli nella grata. Se non succede al primo colpo, è meglio non riprovare altrimenti si rischia una sfortuna doppia.

Perché c’è un volto inciso su Palazzo Vecchio?

Sul muro della facciata di Palazzo Vecchio, a destra dell’ingresso, se si aguzza la vista si noterà il profilo di un volto maschile inciso nella pietra.

Sembra che questo volto appartenga a quello che è conosciuto fra i fiorentini come “l’importuno” e che l’autore del ritratto sia addirittura Michelangelo Buonarroti.

“La leggenda narra che tutte le volte che Michelangelo passava da via della Ninna era regolarmente fermato da uno scocciatore insopportabile, che lo annoiava raccontando sempre la stessa lagna che verteva unicamente a un tema: i propri dissesti finanziari.” Una sera Michelangelo, dopo averlo incontrato e trovandosi con gli arnesi in mano, ne scolpì il profilo mentre questo gli raccontava le solite lamentele. Fu così che lo immortalò per sempre nel bugnato di Palazzo Vecchio.

Perché la bistecca alla fiorentina si chiama così?

Sembra che il nome di questo taglio di carne di vitellone o di scottona detto lombata derivi dai festeggiamenti che venivano celebrati in onore di San Lorenzo all’epoca dei Medici. Una sera, durante la baldoria in piazza, “nel crocevia internazionale che era anche all’epoca Firenze, dei cavalieri inglesi conquistati dal gusto della pietanza e volendone ancora gridarono a gran voce nella loro lingua indicando quella carne alla brace col nome di beef steack che i fiorentini hanno subito storpiato in bistecca.

 

“101 perché sulla storia di Firenze che non puoi non sapere” è insomma una guida curiosa, diversa dai soliti itinerari turistici, pronta a svelarci il lato ‘esoterico’ di questa città. 

 

Bibliografia: Douglas Scott, Ippolita, “101 perché sulla storia di Firenze che non puoi non sapere”, Newton Compton, pp 336, euro 10.

Potrebbe interessare:

Firenze, esposto da ottobre 2018 il Codice Leicester di Leonardo da Vinci
Dickens e il magico Natale
Print Friendly, PDF & Email

copyright Riproduzione riservata.