Epifania: aperto nel weekend il Museo Nazionale Etrusco “Pompeo Aria” di Marzabotto

Larea archeologica dell’antica Kainua (a monte dell’odierna Marzabotto) è una testimonianza unica nell’ambito della civiltà etrusca.

La straordinaria conservazione dell’impianto originale della città – dovuta all’abbandono del luogo a partire dall’invasione celtica – consente un tuffo nel passato che coniuga al grande interesse scientifico una particolare suggestione ambientale.

Nel weekend dell’Epifania gli scavi della città etrusca di Kainua e il Museo Nazionale Etrusco di Marzabotto sono aperti sia sabato che domenica dalle 10,30 alle 17,30. Domenica 7 gennaio 2018 ingresso gratuito per tutti grazie all’iniziativa del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, #domenicalmuseo, che consente l’ingresso gratuito in tutti i luoghi della cultura statali la prima domenica di ogni mese.

Un’occasione in più per visitare il vasto pianoro su cui si snodano i resti dell’abitato e le ampie strade che si incrociano ortogonalmente suddividendo in modo regolare lo spazio urbano orientato secondo i canoni dell’etrusca disciplina, salire alle costruzioni sacre dell’acropoli e ridiscendere alle aree funerarie situate subito al di fuori della città dei vivi.

Nel museo dedicato a Pompeo Aria – organizzatore del primo nucleo della collezione – si possono ammirare le testimonianze della vita della città che prosperò dalla fine del VI alla metà del IV secolo a.C., dai ricchi corredi delle necropoli alle ricostruzioni dei tetti e degli alzati delle case, dalle statuette votive in bronzo alla testa di Kouros, fino alle testimonianze recuperate a Sasso Marconi e nel territorio circostante.

I resti dell’antica Marzabotto/Kainua non cessano mai di stupire. Gli Etruschi avevano non solo progettato la città secondo un modello assunto direttamente dal mondo greco (seppur “mediato” dall’etrusca disciplina) ma alimentavano quotidianamente i legami culturali e commerciali con l’Ellade tramite il fiume Reno (che all’epoca sfociava nel ramo spinete del Po), il porto di Spina e l’Adriatico.

Di questa grecizzazione sono segno evidente sia la ceramica attica, la cui presenza nei corredi tombali conferma la completa acquisizione dell’ideologia del vino e del banchetto nell’Aldilà, che splendidi reperti come la testa di kouros in marmo greco o la grande kore in bronzo che suggeriscono la possibilità di una produzione anche locale atteggiata fedelmente al mondo greco seppur tradotta in stilemi specificamente etruschi.

Risale ai primi anni del Duemila la scoperta nella parte bassa della città di un imponente tempio a pianta greca dedicato al dio Tinia, somma divinità degli Etruschi, corrispondente allo Zeus dei Greci. Questo tempio integra la sacra acropoli situata sull’altura – dove si trovano i resti di tre strutture templari, di due altari e della sede augurationis, cioè il punto da cui l’augure eseguiva i riti di fondazione della città – e il cosiddetto Santuario fontile, legato al culto delle acque e a riti di sanatio, situato al di fuori del perimetro urbano.

Fonte: Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara

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