Perché l’isola che non c’è al contrario esiste eccome, ed è possibilmente bella e vera.
Storie del Mediterraneo e storie delle isole del Mediterraneo sono le protagoniste del nuovo libro di Simone Perotti, uno scrittore marinaio affascinato dai racconti, leggende, navigazioni e arcipelaghi del mare più antico del pianeta.
Un libro da leggere e da vedere. Una mappa da seguire. Anzi, una mappa per seguirsi, ritrovarsi, dove siamo già.
Lasciandoci prima cullare dalle narrazioni di pirati, contrabbandieri, eserciti e uomini solitari che hanno scritto storie straordinarie, la cui ricerca oggi equivale alla ricerca del Mediterraneo stesso.
L’idea del libro “Atlante delle isole del Mediterraneo” nasce a seguito della lettura di l’”Atlante delle isole remote” di Judith Shalanski, edito in Italia da Bompiani.
Un libro bellissimo secondo Perotti che ha alimentato la sua fantasia, di quando aveva in testa e nel cuore un mondo di atmosfere, voci, volti e luci legati alla navigazione.
“Vedere quel libro, tenerlo tra le mani, mi fece trasalire. Perché non avevano chiesto a me di scriverlo?” – confessa Perotti – “Poi un giorno, mentre navigavo a Kos, mi arrivò la telefonata di Marco Piani, editor di Bompiani, che mi chiedeva se conoscessi quel libro e se fossi interessato a scriverne uno per loro sul Mediterraneo. Un libro diverso, ma pure in continuità con quello che, nel frattempo, era diventato un cult, un piccolo grande caso editoriale. Trasalii ancora una volta. Poi mi misi immediatamente a scrivere”.
In “Atlante delle isole del Mediterraneo”, Perotti parla del nostro mare come di un mistero, popolato da personaggi oscuri, salvifici e pericolosi, in grado di attrarre flotte di girovaghi, pirati turchi inseguiti dagli acerrimi nemici genovesi, anonimi piloti inabissatisi nei pressi dell’isola di Alborán, vichinghi giunti navigando il Dnepr e il Mar Nero, eremiti superstiti e dimenticati.
Un arabesco di storie che da geografia disegnata su un foglio diventa manuale di esistenza, mappa alla ricerca geosofica del senso.
“Atlante delle isole del Mediterraneo” è per l’appunto un testo geosofico, ovvero un viaggio compiuto attraverso lo strumento della geosofia, che “non descrive geograficamente, e neppure specula filosoficamente, ma fonde queste due scienze, o discipline, o culture per comprendere davvero i luoghi, per entrare dentro la loro anima, per consentire a chi legge di vedere l’invisibile che li definisce”.
Seguendo le sue rotte potremmo sconvolgere le categorie della conoscenza, finendo col misurare la terra col canto, tracciare i confini con i colori delle spezie, usare i ricordi per contare le miglia, o le idee per riempire il volume delle cose.
“Leggere una carta nautica non è cosa che possa fare chi non è esperto di navigazione, e io volevo invece consentire al maggior numero possibile di lettori di immergersi nello splendore della cartografia, “vedere” attraverso i segni su un foglio, emozionarsi come i primi “pintori” genovesi che disegnavano carte del mondo allora sconosciuto”.
Perché “disegnare il mare, disegnare il mondo, è una delle pratiche più antiche della creatività umana”.
E così per spiegare questo mistero ancora oggi privo di risposte certe ma dal fascino straordinario, la scelta fatta dall’autore è stata quella di partire da zero, dal foglio bianco.
Perché solo così le carte mostrerebbero ben altro dal semplice profilo delle coste. Semmai il comune dolore e l’ebbra euforia che condividiamo con chi crediamo diverso da noi, solo perché abita sull’altra sponda di questo mare. Quella che sta lì, di fronte a noi, e che ancora non conosciamo.
Bibliografia: Perotti, Simone, “Atlante delle isole del Mediterraneo”, Milano, Bompiani Editore, 2017, pp 144, 25 euro.
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