Nei piccoli borghi della Basilicata il Carnevale è legato al mondo contadino, in particolare le maschere del carnevale lucano riflettono rituali arcaici sia del mondo greco sia latino che celebrano le forze ancestrali determinanti il rinnovamento della natura e lo scorrere delle stagioni.
Tra i festeggiamenti di Carnevale più famosi della regione c’è quello di Tricarico, paese nel materano, caratterizzato dallo sfilare per le strade del paese di personaggi zoomorfi, il Toro e la Mucca, ricollegabili ai temi della fertilità e della transumanza.
La maschera della mucca è caratterizzata da un cappello a falda larga ricoperto da un foulard decorato da nastri colorati che scendono fino a ricoprire la calzamaglia o i mutandoni indossati e decorati. La maschera del toro è simile, fatta eccezione per il capello che manca e prevede indumenti neri. Al collo di entrambi un campanaccio che ne identifica l’identità.
Anche i Rumiti, gli eremiti del Carnevale di Satriano, comune del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, provengono del mondo della natura: si tratta di uomini-albero che vagano per il paese il giorno di martedì grasso bussando alle porte; chi riceve la visita del Rumit rispetta il suo silenzio e in cambio di un buon auspicio dona qualcosa.
La seconda maschera del Carnevale di Satriano è l’Urs, l’orso, l’uomo animale ricoperto di pelli ovine, simbolo di prosperità, fortuna e ricchezza.
Il terzo personaggio è la malinconica Quaresima, che procede con passo lento lungo le vie del paese, nascosta da un lungo mantello nero. Sulla nuca porta, in una cesta, il figlio concepito durante il periodo del Carnevale.
A San Mauro Forte di scena sono campanacci e campanelle, sbatacchiati con grande forza affinché il loro suono scacci il male. Chi si trova circondato da gruppi di campanacci non può fare altro che calmare le maschere offrendo qualcosa a Carnevalone, principe della manifestazione, accompagnato dalla Quaremma che veste di nero e porta in braccio Carnevalicchio.
Carnevalone e Quaremma sono i protagonisti anche del Carnevale di Montescaglioso, insieme all’inquietante”cucibocca” che silenziosamente minaccia le persone di cucire loro la bocca con il lungo ago che porta si porta dietro la notte antecedente l’Epifania. Il procedere del “cucibocca” è rallentato dalla lunga catena spezzata che ancora gli stringe il piede.
Ma ad aprire il Carnevale di Montescaglioso c’è la fus o parca, tratta dai riti popolari in voga nella Roma antica e ancor prima nella civiltà greca, dove la stessa funzione era esercitata dalle “Moire”.
La parca di Montescaglioso, è una vecchietta immonda che lancia il fuso per strada e lo fa roteare, chi viene sfiorato attira su di sé un presagio di morte. Altre due figure tipiche sono ’u zit’ e ’a zita, la sposa e lo sposo, che interpretano il matrimonio contadino invertendosi i ruoli: i maschi fanno le femmine e viceversa.
Risale al 1300, invece, il carnevale di Cirigliano nel materano. Qui le maschere rappresentano mesi e stagioni che, insieme a preti e pastori, accompagnano Quaremma nel corteo funebre che segue la bara del Carnevale, il tutto accompagnato dal suono di campanacci.
A Stigliano, in provincia di Matera protagonista del carnevale è lavorazione della carta. Gli imponenti carri allegorici, realizzati dall’intera comunità, della lunghezza di 11 metri per una altezza di 8, sono i più famosi della Basilicata. Le maschere tipiche sono la Pacchiana con il suo scialle detto la Tuagghie e il Pastore suo compagno.
Nel grazioso borgo di Pietrapertosa, in provincia di Potenza, è il suono dei cupa-cupa, antichi strumenti musicali, che accompagna le maschere durante la questua di salsiccia e dolciumi. Il giorno di martedì grasso i festeggiamenti culminano con il processo al Carnevale che, punzecchiato dal Diavolo, e rimpianto da sua moglie Quaremma, viene condannato al rogo. Chiude il Carnevale la sagra della Rafanata, tortino tipico del carnevale a base di uova, patate, pecorino e rafano.
Per quanto riguarda le ricette tipiche, molti hanno come base il maiale, tra cui i primi piatti conditi con sugo di suino. Anche il sanguinaccio, dolce cremoso, ha come base il sangue del maiale. Ad arricchire le dispense lucane, calzoni di ricotta e zucchero, chiacchiere, castagnole e la rafanata.
Se desiderate realizzare una gustosa rafanata, ecco la ricetta:
Ingredienti (dosi per 4 persone):
- 2 patate lesse
- 2 fette di pane raffermo e spezzettato
- 3 uova
- Salsiccia piccante tagliata a dadini
- 4 cucchiai di pecorino grattugiato
- 50 gr di radice di rafano
- Strutto per ungere la teglia
- Sale q.b.
Decorticate il rafano con un pelapatate e grattugiatelo; spellate e schiacciate le patate ancora calde.
Sbattete le uova con il formaggio e un pizzico di sale, aggiungete il rafano, il pane, le patate e la salsiccia.
Ungete una teglia con lo strutto e versatevi il composto all’interno: cuocete la rafanata in forno a 200 gradi, per circa 40 minuti o fin quando la superficie sarà diventata di un bel colore dorato.
Per info su tutti gli eventi: www.basilicataturistica.it
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