Viaggio in Corea del Sud per i Giochi Olimpici


Seul. In Corea del Sud raccontano che c’è il rischio di tornare la sera dal lavoro e trovare davanti casa un grattacielo che la mattina non esisteva. E in effetti, infrastrutture e edifici, spesso tutt’altro che gradevoli all’occhio, continuano a crescere come funghi in ogni angolo del paese.


E’ la cultura del ‘pali-pali’, che significa ‘forza’, ‘sbrigati’, ‘più veloce’, quel dinamismo che ha consentito il miracolo economico degli ultimi decenni, anche se spesso a scapito della sostenibilità ambientale.

Ora il governo di Seul torna a premere sull’acceleratore dello sviluppo anche grazie alle Olimpiadi invernali di Pyongchang.

Una scommessa non semplice per un Paese che ha perso gran parte del proprio patrimonio storico, prima con le invasioni di cinesi e giapponesi, poi con la guerra di Corea degli anni ’50, che non ha le attrattive naturalistiche di altri paesi asiatici e che sconta anche i venti di guerra che attraversano la Corea del Nord e scoraggiano parte dei potenziali visitatori.

Eppure i sudcoreani, che nella vita quotidiana non paiono curarsi più di tanto dello scomodo vicino e sperano più che altro in una riunificazione che ha diviso tante famiglie, hanno tanto da offrire in termini di usanze e cultura popolare e sanno stupire soprattutto chi viene da lontano.

E in contemproanea ai Giochi sono in programma, oltre agli eventi sportivi, tante manifestazioni culturali. 

L’investimento è cospicuo per un Paese decisamente più competitivo nelle discipline estive e con una scarsa dimestichezza con le piste. Il budget di 12 miliardi di euro è prevalentemente dedicato alle infrastrutture, tra cui un treno ad alta velocità, molto costoso, che percorre i 180 km da Seul, con la sua popolazione di 10 milioni di abitanti, alla cittadina di Pyeongchang, di 43.000 abitanti, in poco più di un’ora.

Lì si svolgono le gare all’aperto, mentre la vicina città costiera di Gangneung ospita le discipline del ghiaccio in tre nuovissimi stadi in grado di ospitare da 8 a 12 mila spettatori.

Oltre 6500 atleti da 95 nazioni in questa area del Paese a pochi chilometri dalla “zona demilitarizzata” che la separa dalla Corea del Nord.

Dall’altra parte del confine, il giovane leader Kim Jong-un, per non essere da meno rispetto ai cugini del sud, ha tirato su in pochi anni modernissimi impianti sciistici sul Passo Masik, nella costa orientale del Paese. 

La Corea del Sud, per attrarre nuovi visitatori, punta su diversi siti culturali, come residenze reali e antiche fortezze che, seppur distrutte nelle guerre, sono state ricostruite alla perfezione; su installazioni artistiche, come quelle ospitate nella miniera abbandonata di Gwangmyeong Cave; su singolari musei, come la Toilet House a forma di tazza, dedicata allo sviluppo dei bagni nel Paese; sui quartieri moderni delle grandi città e sulla loro vita notturna; sulla tecnologia, a partire dalla passione per i videogiochi; sullo shopping che non si ferma mai; sulla cucina ancora poco conosciuta in occidente e sull’onda culturale, la K wave, che tra cinema, serie tv e pop, ha già travolto Giappone e Cina e sta facendo sempre più breccia in Europa, dopo il fenomeno Gangnam Style.

 

Per info: italia.korean-culture.org/it/welcome

Fonte: Ansa

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