Al Castello Sforzesco di Milano va in scena un ‘900 di carta


Milano. Sono opere che per la loro ‘delicatezza’ possono uscire solo per brevi periodi dalle teche o dagli archivi dove vengono conservate.


Come la prima versione della ‘Giudecca’ (1907) di Boccioni, con la modalità dell’acquaforte. O il primo bozzetto (1962) di Michele Cascella per la Prima Mostra del ‘900. Insieme a uno schizzo a inchiostro di una Donna Sdraiata e una Crocifissione in acquarello su carta di Renato Guttuso, entrambi senza data.

Un patrimonio di quasi un milione e mezzo di opere su carta, di cui oltre 16.000 fogli artistici del secondo Ottocento e Novecento, una selezione delle quali verrà messa in mostra da domani al primo luglio alle Sale Viscontee del Castello Sforzesco.

L’esposizione, ‘Novecento di carta’, presentata oggi, è allestita con 200 esemplari, tra disegni, incisioni, stampe,, libri d’artista, carte dipinte, di 100 artisti, conservate negli archivi civici e biblioteche del Comune di Milano e nelle collezioni di Intesa Sanpaolo. L’ultima volta che opere del genere sono state in esposizione, almeno a Milano, risale al 1991.

“Grazie a questa mostra si potranno ammirare capolavori che altrimenti resterebbero inaccessibili per garantirne l’integrità”, ha detto l’assessore alla Cultura del comune di Milano Filippo Del Corno.

Il percorso antologico della mostra, curata da Claudio Salsi, organizzata dalla Soprintendenza Castello, Musei Archeologici e storici e da Electa, copre il periodo dagli ultimi anni ’60 dell’Ottocento alla fine degli anni ’70 del XX secolo.

“La sequenza della mostra è concepita come una sequenza di sceltissime pagine d’album” – ha spiegato Salsi. “Un racconto per immagini di opere di protagonisti noti o notissimi, da sfogliare idealmente”.

La prima parte presenta il passaggio al nuovo secolo anche nel campo dei linguaggi grafici (come tavole di Rodin, Ensor, Munch), quindi una galleria di maestri italiani da Alberto Martini a Claudio Carrà, Amedeo Modigliani (con un disegno di matita di grafite su carta di ‘Signora con cappello’), fino a de Chirico (una litografia del 1934 ‘Bagni pubblici’) o Aligi Sassu (un acquarello su carta del 1927 ‘Giovani Ignudi’), le esperienze di Fontana, degli Spazialisti e dei Nucleari, la Pop Art di Schifano e l’arte Concettuale e quella Povera con testimonianze di artisti come Pistoletto, Paolini, Boetti, molte delle quali provenienti da Intesa Sanpaolo che possiede una delle più grandi collezioni di questo genere in Italia.

“Siamo sempre più convinti che la valorizzazione e la conservazione del patrimonio artistico non può essere solo a carico del pubblico”, ha detto Michele Coppola, direttore di Arte, Cultura e Beni Culturali di Intesa Sanpaolo.

 

Fonte: Ufficio Stampa Comune Roma

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