Immersioni subacquee in alto mare, salti con il paracadute, corsi di sopravvivenza e addestramenti nelle grotte e nei deserti: oltre ai tradizionali allenamenti fisici nelle centrifughe, nei simulatori e nelle enormi piscine del Johnson Space Center di Houston e del Gagarin Cosmonaut Training Center di Mosca, le agenzie spaziali preparano gli astronauti anche nei luoghi più impervi della terra.
L’Ente Spaziale Europeo ha individuato nelle grotte del Supramonte, nella valle di Lanaitho, cuore della Sardegna orientale, i luoghi ideali dove simulare le attività e le criticità tipiche di una missione spieaziale.
Ogni anno l’esperimento prevede anche la pratica con le procedure usate a bordo della stazione spaziale internazionale e lo studio delle dinamiche di gruppo per i viaggi spaziali di lunga durata.
Le grotte del Supramonte, una delle zone più affascinanti della Sardegna dove il patrimonio storico e culturale richiama turisti e studiosi, archeologi e naturalisti da tutto il mondo, sono un ambiente ideale per l’addestramento dei “grottanauti” perché ricrea gli stress tipici delle missioni nello spazio: l’isolamento, il confinamento in zone limitate, la privazione sensoriale e l’assenza di luce.
Le grotte sarde di Supramonte sono state scelte perché sono orizzontali, hanno una temperatura costante di 15 gradi e sono isolate in un’area selvaggia, carsica e non sismica. Il territorio di Orgosolo è vastissimo e modellato dai corsi d’acqua, nella cui natura incontaminata di gole e grotte profonde sono evidenti le varie fasi geologiche.
Ideatrice della missione Caves, dove si sono allenati anche gli italiani Paolo Nespoli e Luca Parmitano, è la geologa Loredana Bessone che addestra nelle cavità carsiche. “Andare in grotta è addirittura più complesso che andare nello spazio, con tempi più lunghi di uscita, in caso di pericolo – ha affermato la direttrice del corso nel sottosuolo – Qui sono ricreate le difficili situazioni dello spazio in un ambiente morfologico analogo, dove i sensi sono privati di molti rumori e odori, dove ci si nutre di cibo “spaziale” e c’è solo luce artificiale”.
L’astronauta diventa anche esploratore e geologo e lo fa con escursioni sul campo: a Bressanone, per esempio, dove lo scorso anno è stato organizzato dall’Esa e dall’università di Padova il corso Pangea per conoscere e studiare la geologia alpina.
L’area di Bressanone, in particolare la gola del Bletterbach tra le montagne dell’Alto Adige, è stata scelta per la somiglianza geologica con parte della superficie di Marte, secondo le ultime indagini scientifiche.
Il canyon del Bletterbach, tra l’altro, è unico nel suo genere perché offre la possibilità di osservare le strutture delle gole profonde e contemporaneamente la creazione delle Dolomiti; lungo il percorso del Geoparc si possono distinguere i diversi strati, sovrapposti l’uno all’altro, con le tante tracce di rettili e reperti fossili.
Sempre per il progetto Pangea a novembre di quest’anno è stata scelta Lanzarote, l’isola spagnola delle Canarie, famosa per le sue origini vulcaniche: il terreno completamente ricoperto di lava e di crateri, è una riserva della biosfera con geoparchi e grotte; un buon sito di paragone per ambienti vulcanici marziani e lunari.
Neemo 21 è un corso che l’anno scorso la Nasa ha organizzato per allenare gli astronauti sott’acqua: il laboratorio sottomarino Aquarius consente agli astronauti di prepararsi alle prossime missioni spaziali su Marte e di studiare la resistenza di mute, respiratori e nuovi sistemi di comunicazione.
Attivo dal 2001 il laboratorio sorge a 20 metri sotto il livello del mare e a pochi chilometri dalla costa di Key Largo, la prima isola dell’arcipelago statunitense delle Keys, in Florida, a 200 chilometri da Miami.
Samantha Cristoforetti, invece, si allena assieme ad altri astronauti dell’Esa a Yantai, città portuale nel nordest della Cina, affacciata sul mar Giallo.
Un’altra zona che riproduce le condizioni abitative del “pianeta rosso” è il deserto dello Utah, uno dei luoghi più remoti e inospitali della terra. Qui si esercitano gli astronauti della stazione scientifica Mars Desert Research Station, base sperimentale allestita tra le dune rocciose del deserto statunitense, non lontano dalla cittadina di Hanksville.
È la stessa zona, al confine del fiume Colorado, del celebre parco nazionale di Arches che ospita più di duemila bizzarre conformazioni in pietra arenaria tra archi, pinnacoli, guglie, dune e torri rocciose.
Altri deserti che ricordano da vicino le conformazioni geologiche di Marte sono Atacama, in Cile, Pampas de la Joya, in Perù, e Merzouga, nel sudest del Marocco. Quest’ultimo, tra le spettacolari dune di Erfoud, ha ospitato la missione spaziale austriaca Mars 2013 che ha raccolto importanti dati geologici, scientifici e psicologici. Altrettanto simile al terreno marziano è il deserto di Atacama, in Cile, uno dei luoghi più asciutti del mondo, 50 volte più arido della Death Valley californiana.
Il deserto è stato scelto perché set ideale per il veicolo sperimentale Safer dell’Esa, anch’esso risalente al 2013, e quest’anno per la sperimentazione di Arads, una serie di strumenti che verrà utilizzata per future missioni su Marte.
Proprio nel deserto cileno, a 2.635 metri d’altezza, c’è l’osservatorio astronomico Cerro Paranal, gestito dall’European Southern Observatory: il clima asciutto e la totale assenza di inquinamento luminoso di Atacama permettono una perfetta osservazione della volta celeste.
Grande attenzione ha suscitato anche il terreno asciutto del deserto Pampas de La Joya, tra Arequipa e il mare, nel Perù meridionale; qui è nato l’esperimento scientifico Potatoes on Mars che, in vista di una futura colonizzazione di Marte, mira a studiare la patata, ortaggio dotato di grande resistenza a condizioni estreme di aridità e molto ricco di vitamine e minerali. E’ anche una ricerca utile per le popolazioni che vivono nei luoghi più aridi e inospitali della terra.
Mauna Loa, nelle Hawaii, è un altro dei luoghi scelti dalla Nasa per gli addestramenti marziani: gli ultimi esperimenti, durati 8 mesi, si sono svolti in un centro sulle pendici di un vulcano dormiente delle Hawaii, a 2.400 metri di quota. La posizione isolata della cupola usata come base e il silenzio del luogo hanno ricreato un’atmosfera molto simile a quella che si presume troverebbero gli astronauti su Marte.
Mauna Loa si trova sull’isola maggiore dell’omonimo arcipelago statunitense dove, a 4.205 metri sul livello dell’oceano, sorge un famoso osservatorio, finanziato da agenzie governative di diversi Paesi.
La giungla di Panama, dove nel passato si allenarono gli astronauti statunitensi della Nasa negli anni dell’Apollo 11, la missione spaziale che portò Armstrong, Collins e Aldrin sulla Luna nel 1969.
Qui, nella giungla tropicale che lambisce il canale più famoso del mondo, i celebri astronauti si addestrarono alla sopravvivenza: a uccidere serpenti, a cacciare iguane, a costruire rifugi e a lanciarsi con il paracadute nel nulla. La giungla è quella di Gamboa, nella provincia di Colón, e di quegli allenamenti estremi, condotti dalla guida indigena Marco Antonio Zarco, rimase la Scuola tropicale di sopravvivenza, attiva fino al 1975. Oggi la giungla lussureggiante di Gamboa è una delle tappe obbligatorie per chi ama gli uccelli, la natura e la biodiversità del Paese centroamericano.
Fonte: ANSA
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