Vienna e il Museo sulla storia della contraccezione


Vienna. Freud diceva che aver separato la sessualità dalla riproduzione è uno dei più importanti traguardi dell’umanità e a Vienna un piccolo museo racconta, attraverso oggetti e immagini, le tappe che hanno portato a questo risultato.


E’ il museo della contraccezione e dell’aborto, creato nel 2003 dal medico e ginecologo Christian Fiala all’interno di una ex clinica per abortire e strutturato in due stanze, l’una dedicata alla contraccezione, l’altra all’interruzione di gravidanza.

L’obiettivo dell’esposizione è spiegare come, attraverso i secoli, si sia disperatamente cercato di rompere il legame tra sessualità e fertilità.

Sono stati infatti i metodi contraccettivi a permettere di vivere la sessualità svincolata dalla riproduzione. Il museo, unico nel suo genere, attraverso oltre 2000 oggetti e 1100 immagini e libri rari, documenta la storia del controllo delle nascite, dai primi tentativi di costruire preservativi con viscere di animali o diaframmi con sterco di coccodrillo.

In passato, infatti, a causa delle scarse conoscenze mediche, una efficace contraccezione era impossibile. Inoltre spesso i metodi contraccettivi conosciuti erano vietati dai governi e dalla Chiesa, quindi l’unica possibilità per il controllo delle nascite era il ricorso all’aborto.

Senza prendere posizione o giudicare, il museo, voluto da un’associazione privata e che si finanzia con i biglietti, i cataloghi e le donazioni occasionali, espone gli oggetti che hanno fatto la storia della contraccezione e dell’aborto e attraverso tour guidati interattivi spiega anche alle più giovani generazioni l’importanza di una sessualità responsabile.

E’ grande l’interesse che desta il materiale esposto specialmente tra i più giovani che spesso apprendono qui, per la prima volta, dettagli sul loro corpo e sulla sessualità.

Tra gli oggetti più interessanti della collezione, e che destano maggiore curiosità, c’è un tavolino in legno che nasconde un bidè in porcellana che oltre cento anni fa veniva utilizzato per docce vaginali considerate, all’epoca, un metodo contraccettivo.

Una piccola doccia in porcellana e metallo, vezzosamente decorata con fiorellini, completa la strumentazione. Ma poiché la doccia non funzionava per prevenire le gravidanze sono tantissimi gli strumenti in esposizione con cui nei secoli si sono procurati gli aborti illegalmente, per lo più ferri e siringhe che causavano spesso la morte della donna.

Si deve pensare, infatti, che senza la contraccezione la vita delle donne era funestata dalle gravidanze indesiderate, tra i 15 e i 50 anni le donne in media rimanevano incinte 15 volte.

 

Fonte: Ansa

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