Basilicata: terra millenaria immersa nella natura

La Lucania mi pare più di ogni altro, un luogo vero, uno dei luoghi più veri del mondo.

Carlo  Levi

Basilicata, terra dal doppio nome, cuore verde del Sud, crocevia di culture antichissime.

Sulle coste delle Jonio i greci approdarono fondando l’antica Siris, oggi Policoro, e Metapontum. Ancor prima, in epoca preistorica vennero creati gli insediamenti di Venosa e della Valle del Bradano  e i villaggi agricoli organizzati nel Materano e nel Melfese. Qui giunsero anche i Liky, antico popolo di origine indo-europea, i sanniti, i romani, e poi i Bizantini, i Normanni, gli Angioini e i Saraceni, il cui passaggio è documentato da edifici sacri e castelli disseminati per tutta la regione, come l’ Abbazia di Venosa, il Duomo di Acerenza, il Duomo di Matera e i castelli federiciani di Melfi e Lagopesole.

Racchiusa tra il mar Tirreno, su cui si affaccia la bellissima Maratea, e il mar Jonio, la Basilicata è attraversata dalle aspre montagne dell’Appenino Lucano.  Luogo dai mille paesaggi, in cui la ruvidità delle Dolomiti Lucane si alterna alla sinuosità delle colline del Vulture e all’aridità dei Calanchi. Ricca di sorgenti di acqua dolce di origine millenaria come i laghi Monticchio sul monte Vulture, e artificiale, che fanno di questa regione un bacino idrico importante per il sud Italia.

 

Perché andare

In Basilicata è possibile scoprire posti in cui il tempo si è fermato come Craco in provincia di Matera, il paese fantasma, abbandonato nel 1963 dai suoi abitanti a causa di una frana, o tantissimi piccoli borghi testimoni della antica storia della Regione. E ancora i due parchi nazionali, del Pollino – a confine con la Calabria – e della Val d’Agri Lagonegrese,  le 14 riserve statali e regionali e un’oasi del WWF. Diverse le attrazioni per gli animi più coraggiosi come il ponte tibetano il “Ponte alla Luna“, a Sasso di Castalda e il Volo dell’Angelo tra Pietrapertosa e Castelmezzano, sulle Dolomiti Lucane.

Una regione da scoprire lentamente, seguendo i ritmi delle sue antiche tradizioni, lasciandosi trasportare dalla magia e dalle suggestioni dei suoi paesaggi mutevoli.

Curiosità

La Basilicata è l’unica regione d’Italia ad avere un doppio nome. Per quanto riguarda il nome Lucania, esistono varie ipotesi sulla sua origine. Il toponimo potrebbe derivare:

  • dai Lyki, popolazioni provenienti dall’Anatolia stabilitasi nella valle del fiume Basento;
  • dai Lucani, popolazione osco-sabellica proveniente dall’Italia Centrale, che a loro volta avrebbero preso il nome dall’eroe eponimo Lucus;
  • dal greco lykos (“Lupo”) o leukos (“biancore”), affine al latino Lux (“Luce”);
  • dal termine latino lucus (“Bosco sacro”).

Varie ipotesi anche sul toponimo Basilicata, attestato la prima volta attorno al X secolo che potrebbe derivare da:

  • il termine greco Basilikos, “funzionario del re” in greco, nome con cui venivano chiamati i Governanti bizantini della Regione;
  • il nome dalla Basilica di Acerenza, il cui vescovo aveva la giurisdizione sull’intero territorio. Tale nome compare per la prima volta nel Catalogo dei baroni normanni del 1154;
  • il nome dell’Imperatore Bizantino Basilio II Bulgaroctono.

 

Gastronomia

La cucina lucana è caratterizzata da sapori intensi e decisi. Si tratta di una cucina semplice e genuina, le cui origini affondano in un lontanissimo passato.

Parte importante della gastronomia lucana sono i salumi, in particolare la salsiccia – la lucanica era famosa già al tempo degli antichi romani che ne appresero la ricetta dai lucani – e il pezzente, una salsiccia fatta con gli scarti del maiale.

Diversi i prodotti tipici: dai fagioli di Sarconi ai peperoni “cruschi” di Senise, passando per il rafano, spesso conservato sott’olio o grattugiato all’occorrenza. E ancora il pane, famoso quello di Matera, la pasta fatta in casa, come strascinati, orecchiette e ferretti, e biscotti, tra cui taralli glassati e friselle dolci.

Vari anche i formaggi lucani: da quelli di latte vaccino, – tipico il caciocavallo podolico – a quelli di pecora, il Canestrato di Moliterno è il più rinomato, e di capra, come il Casieddu, un formaggio aromatizzato con le foglie di nepata.

Passando al pesce, tra i piatti cardine della cucina lucana c’è il baccalà cucinato con i peperoni cruschi o “a ciaruedda”, stufato con pomodori e cipolle. Restando in tema pesce, le alici sono amatissime dai lucani sia “arraganate” con l’origano o alla scapece, impanate e poi fritte. Se si fa un salto sulla costa tirrenica sono da provare la zuppa di polipi e patate –  tipica della zona di Maratea – e la zuppa di pescato fresco accompagnata dalle melanzane rosse DOP di Rotonda.

Vanto per l’enogastronomia lucana è l’Aglianico del Vulture, il vino DOC annoverato tra i migliori rossi d’Italia.

 

Basilicata a tutto trekking

Per gli amanti del trekking, ma anche delle bellezze storico-naturalistiche la Basilicata è un luogo che offre vari percorsi da seguire per una totale full immersion nella storia e nella natura di questa perla verde del sud Italia.

Nella parte nord-orientale della regione, attraverso la rete sentieristica della Riserva di Grotticelle di Monticchio, si raggiungono i gemelli del Vulture: dei laghi originati da piccoli crateri, separati da un istmo e circondati da una ricca vegetazione.

I gemelli del Vulture

Nei luoghi abitati da Federico II seguendo il Sentiero Lucano nr 101 si ripercorre l’antica via di comunicazione tra Melfi, Rapolla, Rionero in Vulture, l’Abbazia di San Michele e i laghi di Monticchio.

Da non perdere:

  • la salita al Vulture, un antico vulcano spento ricoperto da una fitta vegetazione;
  • una visita alla Riserva Naturale Grotticelle a Monticchio, inserita dalla Società Botanica Italiana tra i biotipi meritevoli di conservazione;
  • le Cascate di San Fele tra castagneti, abeti, faggi e antiche mulattiere;
  • la passeggiata di 8 chilometri attorno a Castelgrande alla scoperta di Santa Maria di Costantinopoli e la vicina area archeo-astronomica “Cannalicchio”.

La parte occidentale della Basilicata offre vari itinerari nel cuore del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese.

Tra le escursioni più suggestive c’è sicuramente il Sentiero Frassati che da Sasso di Castalda porta alla vetta del Monte Arioso e torna indietro costeggiando il leggendario faggio di San Michele e l’Oasi del Cervo.

Altri itinerari che offrono paesaggi incantevoli sono: Lago Pantano – Fossa Cupa, Piano dell’Imperatore – Rifugio Romanelli, Fontana dei Pastori – Viggiano, Fontana delle Brecce – Monte Calvelluzzo,  le sorgenti del fiume Agri (località Piana del Lago) e la Riserva Regionale dell’Abetina di Laurenzana, uno dei pochi relitti presenti nell’Italia meridionale di bosco misto di cerro, faggio e abete bianco, con esemplari di quest’ultima specie che raggiungono i quattro metri di circonferenza.

C’è poi l’anello Sirino-Valle Porcili che parte dal Lago Laudemio di origine glaciale e prosegue nella penombra di una vastissima faggeta, fino alla vetta del Monte Sirino Papa (2005 m), la più alta del Parco Nazionale.

Lago Laudemio

Da non perdere:

  • il Sentiero dei Briganti, una pista praticata sin dall’antichità  e il Sentiero Frassati, nel cuore dell’antica Saxum;
  • il Sentiero del Ventennale che conduce alla cima del Monte Volturino (m. 1835)

Per godersi lo splendido paesaggio del Parco Regionale Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane – che tutela emergenze naturalistiche importanti, come la foresta di Gallipoli Cognato, i maestosi esemplari di cerro del bosco di Montepiano e del Monte Malerba (sentiero nr 706), gli insoliti profili delle Dolomiti Lucane – è ideale percorrere i sentieri e seguire le piccole strade provinciali che attraversano i borghi di Castelmezzano, Pietrapertosa e Accettura.

Da non perdere:

  • l’Oasi del Daino, il Centro Visite di Pian di Gilio e il percorso botanico con il giardino delle erbe officinali, l’orto botanico e l’olfattoteca;
  • il Sentiero nr 705 che si snoda in aree panoramiche tramite il complesso megalitico di “Petre de la Mola” e la città fortificata di “Croccia Cognato” sul Monte Croccia;
  • la visita dei ruderi medioevali di “Gallipolis attraverso il sentiero nr 706;
  • il “sentiero delle sette pietre” da Pietrapertosa a Castelmezzano

A confine con la Calabria si trova il Parco Nazionale del Pollino: la più grande area protetta d’Italia. Qui si trova l’anima più selvaggia della terra lucana, fatta di fittissime foreste, torrenti impetuosi e pini loricati.

La Serra Dolcedorme (m 2267), è la cima più alta del complesso montuoso e domina i piani del Pollino in compagnia della Serra del Prete, dello stesso Monte Pollino (m 2248), della Serra delle Ciavole e della Serra di Crispo.

Da non perdere:

  • le praterie d’alta quota che si estendono nella piana di Colle Ruggio, ai piedi della Serra del Prete;
  • i pini loricati lungo “Giardino degli Dei”;
  • il Bosco Magnano di San Severino Lucano all’ombra di faggi, di cerri, di carpini e di ontani neri;
  • il Canyon della Gravina di Terranova Pollino;
  • l’antichissimo percorso votivo che sale al santuario della Madonna del Pollino.

Nel materanol’altopiano della Murgia  fa da sfondo alle antiche chiese rupestri, architetture naturali utilizzate sin dal Paleolitico.

Il sentiero nr 407 dal Centro Visite di Jazzo Gattini, avamposto del Parco della Murgia che ospita il Centro di Educazione Ambientale, dirige verso la gravina di Matera costeggiando le chiese rupestri di San Falcione, Sant’Agnese, Madonna delle Tre Porte, Madonna delle Croci e il villaggio neolitico.

Da non perdere:

  • il sentiero nr 405 che unisce la Chiesa di Sant’Agnese e il Centro Visite “Abbazia San Michele Arcangelo” a Montescaglioso, lungo masserie, jazzi, complessi rupestri e villini ottocenteschi;
  • il sentiero nr 409 che segue il vecchio tracciato delle Ferrovie Calabro-Lucane;
  • i sentieri nn. 406 e 408 attraversano la gravina di Matera grazie alla passerella pedonale sospesa nel vuoto per giungere al Belvedere di Murgia Timone.

 

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