“Giochi senza Frontiere”, 50 anni fa il trionfo di Terracina


Cinquant’anni fa, il 19 luglio 1968, un angolo d’Italia esultò per un successo nazionale che tardava ad arrivare: per la prima volta una squadra “azzurra”, quella di Terracina, città del Parco del Circeo, trionfò in terra straniera a Giochi senza Frontiere, aggiudicandosi la puntata di Verviers, in Belgio.


In passato avevano già vinto Orvieto (1965) e Montecatini Terme (1966 e 1967), ma sempre in patria.

Quella vittoria in Belgio contribuì in maniera significativa a un boom turistico di Terracina durato 40 anni. Non aveva lo share delle Olimpiadi, né dei mondiali di calcio, ma Giochi senza Frontiere, ideata per trasmettere i valori della fratellanza e del rispetto di culture diverse, era nella seconda metà degli anni sessanta una trasmissione televisiva seguitissima, soprattutto dalle famiglie riunite per la cena e dagli emigrati che, per un paio d’ore, facevano un tuffo in patria davanti al teleschermo. 

“Si avvisa la cittadinanza che venerdì 19 luglio, alle ore 22, sul programma nazionale, la Tv trasmetterà, in eurovisione, dal Belgio, il torneo Europeo ‘Giochi senza frontiere, edizione 1968’ al quale partecipa per l’Italia la rappresentanza di Terracina” era scritto nel manifesto fatto affiggere nella città del Circeo dall’amministrazione comunale e dall’Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo.

Si partì per il Belgio senza dimenticare i sapori della tradizione: la squadra fu accompagnata da un carico di vongole nel ghiaccio, che servirono per la spaghettata della vigilia.

Poi la gara, il tifo nelle case e nelle strade, la trepidazione e, infine, il successo. Fu un mercoledì da leoni: giubilo tricolore nella piazza dei Martiri di Verviers, dove si svolsero i giochi e dove si riversarono molti italiani emigrati a Liegi e nei dintorni; fuochi d’artificio e caroselli di auto a Terracina e in tutto il Circeo.

E, nei giorni successivi, ricevimenti ufficiali, cene, feste danzanti e momenti di vera gloria per i 27 della squadra e per gli altri protagonisti di quel risultato che ebbe il sapore di un’impresa tricolore. “Battute Belgio, Germania, Inghilterra, Francia e Svizzera”, titolò enfaticamente un quotidiano dell’epoca, mentre le malelingue non seppero tacere qualche italico artificio – il “ritocco”, sembra, di un documento d’identità – per raggiungere quel successo.

Alla finale di Bruxelles – circa due mesi dopo, il 13 settembre 1968 – non andò allo stesso modo e la squadra di Terracina si classificò all’ultimo posto (“arrivammo sesti sesti” dicono ancora in città, senza precisare che in gara erano sei formazioni). Il miracolo, tuttavia, era compiuto: sospinto dalla vittoria belga il nome di Terracina, l’antica Anxur, meta estiva fino ad allora soprattutto della nobiltà romana, volò alto nei listini del turismo internazionale.

“Qualche tempo prima di Verviers – racconta Armando Di Mario, ex direttore (per un trentennio) dell’Azienda autonoma di soggiorno e turismo – attrezzammo alla Fiera di Stoccarda un angolo di spiaggia con ombrelloni e sabbia di Terracina. La vittoria ai Giochi fece il resto in termini pubblicitari”: mare e clima conquistarono soprattutto i nordici, e, in particolare, gli svedesi divennero ‘pazzi’ per Terracina. Si ebbero numeri record di presenze e un trend positivo durato fino ad un decennio fa, quando i venti della crisi – “ma non solo”, dicono molti abitanti di Terracina – hanno svuotato le palazzine che per quarant’anni hanno ospitato generazioni di turisti scandinavi.

 

Fonte: Ansa

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