Il genio di Roy Lichtenstein in mostra nel parmense

In quasi mezzo secolo di carriera ho dipinto fumetti e puntini per soli due anni. Possibile che nessuno si sia mai accorto che ho fatto altro?

Roy Lichtenstein

Roy Lichtenstein, Maestro della POP ART americana, ha influenzato con il suo stile ogni ambito del design e della comunicazione. La Fondazione Magnani Rocca, con sede in Villa dei Capolavori a Parma, ha allestito nei suoi spazi una grande mostra per omaggiare questo artista  dell’arte del Novecento e la sua corrente pittorica di appartenenza: la Pop Art.

Visitabile dall’8 settembre al 9 dicembre, l’esposizione mira a evidenziare sia l’originalità dell’artista statunitense che la sua appartenenza a uno specifico clima: nelle varie sezioni sono presenti anche opere iconiche di Andy Warhol, Mel Ramos, Allan D’Arcangelo, Tom Wesselmann, James Rosenquist e Robert Indiana messe a confronto con le opere di Lichtenstein.

Roy Lichtenstein e Andy Warhol, sono le figure più rappresentative e più conosciute della Pop Art e della storia dell’arte della seconda metà del XX secolo. Lichtenstein è stato non solo ideatore di uno stile mutuato dal retino tipografico, ma anche della creazione di uno stile espressivo nuovo che ha introdotto il fumetto nel pittorico: le sue rivisitazioni in chiave Pop dell’Arte sono entrate nell’immaginario collettivo, riprodotte in serie su poster e oggetti di consumo. A distanza di decenni i suoi dipinti continuano a suscitare un enorme interesse nel mercato dell’arte e sono stati venduti anche negli ultimi anni per decine di milioni di dollari.

Grazie alla sua fama, Lichtenstein è stato oggetto di numerose mostre antologiche, che ne hanno ripercorso la lunga carriera, iniziata negli anni Cinquanta, giunta a un punto di svolta decisivo nei primissimi anni Sessanta, consacrata nel corso dello stesso decennio e proseguita con riscontro di pubblico e critica sino al suo decesso nel 1997.  

Roy Lichtenstein, Sweet Dreams, Baby!, 1965

La prima parte della mostra è dedicata alla stagione iniziale della Pop Art: gli anni fra il 1960 e il 1965 in cui nascono le icone di Lichtenstein tratte dal mondo dei fumetti e della pubblicità, messe a confronto con i lavori di altri esponenti di questa corrente artistica, tra cui Warhol, Indiana, D’Arcangelo, Wesselmann, Ramos, Rosenquist e altri ancora. In mostra in questa sezione da capolavori pittorici come Little Aloha (1962) e Ball of Twine (1963), ma anche una rarissima opera degli inizi come VIIP! (1962), e la serie di opere grafiche, tra le quali spiccano Crying Girl (1963) e Sweet Dreams, Baby! (1965), considerate le più geniali e celebri rielaborazioni di tavole di fumetti, emblemi di una stagione artistica e del costume del XX secolo.

A fianco delle opere derivate dai fumetti, l’artista newyorkese inizia a lavorare, intorno agli anni Settanta, ad alcune serie con al centro la storia dell’arte e il tema dell’astrazione pittorica: sono i dipinti che testimoniano la varietà e la complessità del pittore e che aprono nuove interpretazioni sia sulla sua opera che sull’intera stagione della cosiddetta Pop Art. Come nella sezione precedente, anche in questa alle opere di Lichtenstein si affiancano a quelle dei suoi coetanei, continuando quel dialogo fondamentale tra protagonisti di uno dei momenti cruciali dell’arte del XX secolo. Esemplari a questo proposito sono le astrazioni numeriche e letterarie di Robert Indiana (con un prezioso “FOUR” degli anni Sessanta e una celebre scultura “LOVE”) o il ciclo “Flowers” di Andy Warhol. 

Tra queste serie, si ricordano quella dei “Paesaggi” e quella dei “Fregi”, Settanta. I paesaggi partono da un motivo naturale per arrivare a un’astrazione assoluta, che comprende anche l’adozione di materiali plastici appartenenti al mondo contemporaneo, in un affascinante corto circuito tra tradizione e innovazione. In modo analogo, i “Fregi” riprendono un tema canonico dell’arte classica per trasformarlo in pura decorazione astratta: un’opera di quasi tre metri concessa in prestito dal Musée d’Art moderne et contemporain de Saint-Étienne rappresenta al meglio questo ciclo.  

Quasi contemporaneamente nasce anche un altro genere, quello proveniente dalla storia dell’arte: le figure ispirate a Picasso e a Matisse, ma anche dal Surrealismo, come la celeberrima Girl with Tear (1977) – giunta a Parma in via straordinaria dalla Fondation Beyeler di Basilea – pretesti per una rielaborazione e, di conseguenza, per una riscrittura della storia dell’arte e dei generi attraverso il proprio linguaggio.

Il passaggio dalla citazione testuale al suo inserimento in una più complessa messa in scena è di poco successiva, con la pennellata che si sfalda, facendo perdere allo spazio la sua tradizionale unità e riconoscibilità, mentre le figure e le forme rimangono riconoscibili, come un punto fermo nella transitorietà delle apparenze del mondo. 

La mostra è poi punteggiata da alcune serie di fotografie che ritraggono l’artista all’opera nel suo studio. Gli autori sono due protagonisti della fotografia d’arte italiana, Ugo Mulas e Aurelio Amendola, che, in diversi momenti, hanno ritratto Lichtenstein: non solo si entra nell’officina dell’artista, ma è possibile leggere il rapporto che ha legato la cultura italiana al pittore statunitense.  

Una mostra che permette di leggere complessivamente la creatività dell’artista, apprezzando così Lichtenstein nella sua interezza, senza trascurare le fasi tutti e i temi della sua arte. 

Per questa ragione, la mostra può essere vista seguendo due percorsi complementari: considerando i diversi temi secondo il tradizionale ordine cronologico, oppure analizzandoli sotto diversi punti di vista – seguendo proprio la metodologia di Lichtenstein – con una particolare attenzione, oltre che alle opere su tela, alla formidabile produzione grafica. Centrale anche nell’affermazione pubblica di Lichtenstein e della Pop Art in generale, che proprio nella grande diffusione permessa dalla grafica ha trovato uno dei motivi principali del suo successo realmente popolare. 

Due le chiavi della mostra parmense: da un lato quella storico/iconografica, che tocca anche gli aspetti del linguaggio e dello stile di Lichtenstein, passando dalla figura all’astrazione con libertà e coerenza, e che conduce alla nascita della cosiddetta “Pop Abstraction”; dall’altro quella disciplinare, che mira a evidenziare le complessità e, allo stesso tempo, l’unità della pratica artistica di Lichtenstein, moderno nell’affrontare il pittorico attraverso i principi della riproduzione dell’immagine,  ma classico nella volontà di conferire a ogni disciplina una specifica importanza e uno specifico ruolo. 

Informazioni

LICHTENSTEIN E LA POP ART AMERICANA
Fondazione Magnani-Rocca, via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma). 
Dall’8 settembre al 9 dicembre 2018

A cura di Walter Guadagnini 

Aperto anche tutti i festivi

Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Aperto anche 1° novembre e 8 dicembre. Lunedì chiuso.
Ingresso: € 10,00

Sito:  www.magnanirocca.it  

Potrebbe interessarti:  

In Honduras sul sentiero del caffè
Print Friendly, PDF & Email

copyright Riproduzione riservata.