Come Venezia celebra Tintoretto, il suo Michelangelo


L’appuntamento dell’omaggio di Venezia per i 500 anni dalla nascita di Tintoretto, suo artista natale, è a Palazzo dei Dogi e alle Gallerie dell’Accademia fino al prossimo 6 gennaio.


Due sono gli omaggi che la città lagunare dedica al suo Michelangelo, il primo a Palazzo dei Dogi e l’altro alle Gallerie dell’Accademia.

“Tintoretto 1519-1594” è la mostra di Palazzo dei Dogi, lì dove l’artista ha realizzato il “Paradiso”, l’enorme dipinto che decora una parete della Sala del Maggior Consiglio, a cura di Robert Echols e Frederick Ilchman.

Alle Gallerie dell’Accademia c’è invece l’esposizione dedicata ai primi dieci anni di attività di un artista che per tutta la vita non si è mai mosso dalla sua città natale e che della Venezia del ‘500 è stato il grande narratore, ora con i suoi lavori legati al sacro o alle mitologie per elogiare il sistema di governo ora con i ritratti di dogi e nobiltà.

“Tintoretto è Venezia”, riporta Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici, realtà che con la National Gallery of Art di Washington e la collaborazione delle Gallerie dell’Accademia, ha dato vita a un appuntamento che riporta alla giusta attenzione di un vasto pubblico un pittore che non solo era “avanti” all’epoca ma che è stato fonte per altri artisti fino al ‘900, da El Greco ad Emilio Vedova.  

Tintoretto è noto per aver fatto della luce, del colore, una forma, una voglia di sperimentare e una bramosia di dipingere, non importa se il committente era l’aristocrazia lagunare, qualche chiesa o una Confraternita.

Complessivamente sono oltre 130 le opere che tra il Palazzo dei Dogi (50 dipinti e 20 disegni autografi) e l’Accademia danno una immagine del ruolo centrale di Tintoretto nella vita di Venezia, ma anche di un’epoca con la presenza di altri autori.

Una sequenza di capolavori, provenienti anche da musei e collezioni internazionali, che vanno idealmente da una “Sacra Conversazione” del 1540, prima opera datata dell’artista (Accademia), a un autoritratto del 1588 (Ducale).

“Mi sembrò di essermi spinto all’estremo limite della pittura” scrisse Henry James dopo aver visto i dipinti di Tintoretto a San Cassiano.

“Estremo limite” che il visitatore potrà cogliere davanti allo splendore de “Miracolo dello schiavo”, realizzato da Jacopo nel 1548, che chiude il percorso delle Gallerie.

Un’opera che è un punto di svolta verso un modo di dipingere spesso “fuoriscala” ed estremamente dinamico.

Le due mostre veneziane – a Washington sarà presentata un’ampia retrospettiva nella primavera del 2019 – assieme agli altri appuntamenti in città, sono frutto di una sinergia che ha impegnato varie realtà locali. Un aspetto di unione evidenziato dal sindaco Luigi Brugnaro. 

 

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