A Mestre una mostra su “L’Italia dei fotografi”


Un racconto di storie d’autore dell’Italia del secolo scorso: è “L’Italia dei fotografi”, la mostra che attraverso le immagini racconta a più voci il Novecento.


All’M9-Museo del Novecento di Mestre va in scena fino al 16 giugno prossimo la mostra “L’Italia dei fotografi”.

L’esposizione raccoglie 230 immagini, ora di forte impronta sociale, come gli omicidi di mafia di Letizia Battaglia o “I travestiti” di Lisetta Carmi, ora di suggestive istantanee, percezioni di paesaggi, come per Luigi Ghirri, ora di realtà-finzione, come per gli scatti di Tazio Secchiaroli sul set di “Amacord” dove il vero protagonista è Federico Fellini più che gli attori.

Curata da Denis Curti, si tratta della prima mostra “temporanea” promossa dal Museo multimediale dedicato al “secolo breve” inaugurato alcune settimane fa, si muove lungo una narrazione a più voci, 24 “storie d’autore”, chiamate a offrire più spunti, più letture di un Paese che dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale ha visto la fotografia assurgere, anche sulle riviste o sui quotidiani, a una funzione di testimonianza di una volontà collettiva di riscossa.

Ogni parte del “racconto” per immagini della mostra sembra convergere verso specifiche aree tematiche – La ricerca sociale, Le città, Il cinema, Il paesaggio, La sperimentazione e I nuovi orizzonti – ma è tale la forza di ogni singolo fotografo che la rappresentazione finale dell’Italia del ‘900 è come in un caleidoscopio frutto di 24 pezzi distinti che formano una visione unica.

“Proprio dall’eterogeneità autoriale e dalle singole personalità succedutesi nel Novecento” – scrive il curatore in catalogo (edizione Marsilio) – “nasce la scelta curatoriale della mostra, che costruisce un percorso attraverso ventiquattro progetti unici”.

Il visitatore si imbatte nei ritratti dei divi dagli anni Trenta agli anni Cinquanta di Arturo Ghergo, quando l’attrice ritratta “finisce quasi per svenire dallo sforzo al quale è sottoposta sotto le luci calde dei riflettori”, per poi fare un tuffo che dal dopoguerra porta alle metropoli del 2000.

Si attraversa il sociale de “Le vacanze” di Riccardo Moncalvo o degli istanti “eterni” della vita della gente emiliana della fine degli anni ’50 di Nino Migliori, dei preti di Mario Giacomelli, della Milano del “Bar Jamaica” di Ugo Mulas, degli interni dei manicomi del “Morire di Classe” di Gianni Berengo Gardin e Carla Cerati (anche impietosa “lettrice” delle serate mondane scaligere in “Mondo Cocktail”).

Ci si immerge nel paesaggio, nelle città, nelle mutazioni della società con le fabbriche di Gabriele Basilico, la Venezia notturna e senza persone di Luca Campigotto, gli spazi saturi di colori di Franco Fontana, la Napoli di Mimmo Jodice, il “neorealismo” di Fulvio Roiter, fino alle spiagge con bagnanti degli inizi degli anni ’90 di Massimo Vitali, come se fossero per l’autore segni-farfalle da studiare per cercare di capire un Paese in rapido cambiamento.

A offrire altre suggestioni, ad aprire altri interrogativi, le foto di Olivo Barbieri, Giovanni Chiaromonte, Mario Cresci, Mario De Biasi, Maurizio Galimberti, Francesco Jodice, Ferdinando Scianna. 

 

Fonte: Ansa

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