Roma, il riscatto di Claudio in mostra all’Ara Pacis: da imperatore-zucca a precursore della modernità


Dal 6 aprile al 27 ottobre 2019 il Museo dell’Ara Pacis a Roma ospita la grande mostra “Claudio Imperatore. Messalina, Agrippina e le ombre di una dinastia” che rilegge la figura dell’Imperatore. Seneca lo descrive come una zucca vuota, ma fu un uomo di Stato colto e un valido amministratore. A lui si deve il primo passo verso l’integrazione dei popoli.


Un omuncolo tremolante e zoppo, balbuziente e rimbecillito; un essere mostruoso al punto che Ercole, che accoglie il suo spirito sulla soglia dell’aldilà, vedendolo crede di dover affrontare la sua tredicesima fatica. È questo il ritratto impietoso che fa Seneca dell’Imperatore Claudio: l’uomo che, a suo dire, aveva confermato la verità del proverbio: “o si nasce re o si nasce cretino”. L’operetta satirica da cui è tratta la scena è l’Apokolokýntos, tradotto in “zucchificazione” da alcuni e in “deificazione di una zucca” da altri; in entrambi i casi, il testo è poco lusinghiero con Claudio, che viene rappresentato dopo la sua morte mentre si presenta alle porte dell’Olimpo pretendendo di essere divinizzato, e viene invece spedito negli Inferi a servire il suo liberto.

I toni irriverenti di Seneca non si discostano molto da quelli della storiografia dell’epoca, che ci ha tramandato un ritratto con poche luci e molte ombre. L’immagine dominante è quella di un uomo pavido e impotente, succube delle sue donne, facile al sangue e agli eccessi d’ira.

Ma Claudio è stato anche un uomo colto e raffinato; un amministratore scrupoloso e attento ai bisogni del suo popolo; un capo di Stato che ha saputo mantenere stabile il timone dell’Impero tra le mareggiate di congiure, giochi di potere e intrighi di cui era da sempre protagonista la dinastia giulio-claudia. Un imperatore autoritario, che aveva spodestato in parte il Senato in favore dei fedeli liberti, e perciò era stato ricambiato dagli storiografi aristocratici con un ritratto più simile a una ridicola parodia.

Punta a restituire la complessità di questa figura la mostra Claudio Imperatore. Messalina, Agrippina e le ombre di una dinastia, al Museo dell’Ara Pacis fino al 27 ottobre 2019, curata da Claudio Parisi Presicce e Lucia Spagnuolo, con la collaborazione di Orietta Rossini: un percorso nella storia personale e pubblica di Claudio e dei membri della sua famosa e famigerata famiglia, nel tentativo di restituire un frammento di verità alla figura storica dell’imperatore.

Il racconto della vita di Claudio nelle sue vicende principali si snoda attraverso reperti di grande valore storico, provenienti dai più importanti musei nazionali e internazionali (tra cui il British Museum, il Museo del Louvre e gli Uffizi): iscrizioni, statue, monete, dipinti sono completati e vivificati da effetti speciali sorprendenti, animazioni fluo e installazioni multimediali, in una perfetta calibrazione tra antico e moderno che trascina lo spettatore indietro nel tempo di duemila anni.

 

Domina le sale il rosso porpora, il colore dell’Impero e del sangue sparso per le lotte di potere: un colore narrativo, adatto a rappresentare le vicende della gens giulio-claudia. A partire dalle sorti di Germanico, fratello di Claudio, valoroso condottiero idolatrato dal suo esercito e candidato a succedere a Tiberio, il cui assassinio ha dato il via a cruenti scontri per la successione; fino al ruolo delle due ultime mogli di Claudio, la lussuriosa Messalina e l’ambiziosa Agrippina, tanto importanti da comparire nel titolo della mostra. Anche a loro vengono dedicate delle sezioni di approfondimento, che cercano di restituirne un’immagine meno romanzata.

   

Quella all’Ara Pacis è la seconda tappa di un’esposizione ideata e allestita in Francia su progetto curatoriale di Geneviève Galliano e François Chausson: a Lione, antica Lugdunum, dove Claudio è nato. “Una grande mostra a cavallo delle Alpi, che si sviluppa simbolicamente dal luogo di nascita al luogo di vita e di morte dell’imperatore” ha affermato alla presentazione della mostra Chausson, che ha rimarcato anche la novità dell’interpretazione storica della figura dell’imperatore: “Un Claudio rinfrescato, che accoglie le prospettive di ricerca più recenti. La storia antica non è fossilizzata, ma aperta allo sfruttamento di nuove scoperte o nuove interpretazioni di vecchi documenti”.

La storia di Claudio è riletta in una nuova chiave. Il primo imperatore “straniero” (proveniva dalla provincia gallica), il primo a salire al trono per volontà dei pretoriani e non per legittima successione; viene incoronato improvvisamente all’età di cinquant’anni, contro le aspettative di tutti, compreso suo nonno Augusto, che di lui aveva detto alla moglie Livia: “se è normale – ma ne dubito – è necessario trattarlo come suo fratello e concedergli incarichi e responsabilità secondo il suo rango; se invece non lo riteniamo in possesso di tutte le facoltà fisiche e mentali, sarà bene non esporre al ridicolo né lui né la nostra famiglia”.

E, contro le aspettative di tutti, è stato un valido regnante: “un uomo forte, un capo di Stato sottile, colto, e anche un grande organizzatore: ha provvisto Roma di acquedotti e infrastrutture per migliorare la vita della popolazione”, ha sottolineato Chausson, ricordando anche le sue qualità di dux: “Sotto il suo regno l’impero romano ha acquisito 5 nuove province nell’arco di 13 anni, un risultato eccezionale, che non si ripeteva dai tempi di Augusto”.

Un imperatore che, per certi versi, ha preconizzato la modernità: ha gettato le basi per la nascita della burocrazia, ponendo i liberti a gestire le province del mastodontico Impero romano; e, soprattutto, ha compreso quanto fosse importante porre la meritocrazia, e non la provenienza geografica, a fondamento dell’organizzazione della cosa pubblica.

Quest’ultimo aspetto è testimoniato dalla “Tabula Claudiana”, tra i capolavori più suggestivi della mostra: un’epigrafe in bronzo che riporta una parte del discorso pronunciato da Claudio in Senato in favore della concessione della cittadinanza romana agli abitanti della Gallia settentrionale, primo e importante segnale di apertura e di integrazione. “L’importanza di Claudio si sintetizza molto bene nel contenuto del Discorso del 48 inciso sulla Tabula Claudiana” ha sottolineato la curatrice Lucia Spagnuolo. “Claudio comprendeva già quanto fosse essenziale il contributo della province alla gestione dell’impero. La modernità di questo discorso la dice lunga su quanto l’imperatore fosse un personaggio molto sottovalutato e tutto da scoprire”.

 

Informazioni:

Claudio imperatore. Messalina, Agrippina e le ombre di una dinastia

Museo dell’Ara Pacis – Lungotevere in Augusta, Roma

6 aprile – 27 ottobre 2019

Tutti i giorni ore 9.30 – 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima).

Biglietto “solo mostra”

–        € 11,00 biglietto intero;

–        €   9,00 biglietto  ridotto;

–        € 22,00 biglietto speciale Famiglie (2 adulti più figli al di sotto dei 18 anni).

Biglietto integrato Museo dell’Ara Pacis + Mostra per non residenti a Roma

–        € 17,00 biglietto integrato intero per i non residenti a Roma;

–        € 13,00 biglietto integrato ridotto per i non residenti a Roma.

Biglietto integrato Museo dell’Ara Pacis + Mostra per residenti a Roma

–        € 16,00 biglietto integrato intero per i residenti a Roma

–        € 12,00 biglietto integrato ridotto per i residenti a Roma.

Gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente.

Per i possessori della MIC Card l’ingresso al museo è gratuito, potranno pertanto accedere alla mostra pagando il biglietto “solo mostra” secondo la tariffazione sopra indicata.

 

Contatti:

Tel 060608 (tutti i giorni  ore 9.00-19.00)

Sito web www.arapacis.it; www.museiincomuneroma.it

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