Eve Arnold, l’altro sguardo della Magnum


Ad Abano Terme le foto della prima donna dell’Agenzia Magnum: una mostra che ripercorre la carriera della fotografa attraverso una raccolta tutta da scoprire


Serviva lo sguardo coraggioso di una donna per rompere il monopolio maschile dei giganti della Magnum e offrire un altro punto di vista per i ritratti e i grandi reportage che hanno fatto la storia del racconto per immagini.

La mitica agenzia fotografica fondata a Parigi nel 1947 da Robert Capa e Henri Cartier Bresson, aprì nel 1951 le porte a Eve Arnold, prima donna a entrare nel cenacolo di maestri dello scatto. A lei Abano Terme dedica la prima retrospettiva italiana, a cura di Marco Minuz, dal 17 maggio all’ 8 dicembre.
Eve Arnold. Tutto sulle donne” presenta 80 immagini, venti delle quali a colori, dai primi anni Cinquanta alle testimonianze delle tappe fondamentali della sua lunga carriera. A far entrare Eve Arnold nella Magnum fu Cartier-Bresson, colpito dalle immagini di una sfilata di moda di modelle nere nel quartiere afroamericano di Harlem, bocciate per la pubblicazione in America perché ritenute troppo scandalose e poi uscite sulla rivista inglese Picture Post.
Le donne viste da una donna sono state uno dei temi di spicco della grande artista. Marlene Dietrich, Marilyn Monroe, Joan Crawford sono tra le dive più famose della sua collezione. Tra il 1969 e il 1971 furono però le donne afghane ad occupare la scena per il progetto “Dietro al velo“, sulla condizione femminile in Medio Oriente. Per una coincidenza non tanto casuale la mostra di Eve Arnold fa il paio con quella, sempre curata da Minuz, sulla sua altrettanto celebre collega Inge Morath, in corso a Treviso. A poche decine di chilometri di distanza, quindi, il visitatore ha la possibilità di mettere a confronto il lavoro delle due grandi artiste della Magnum.
Arnold fu la prima fotografa ad entrare nell’ Agenzia, mentre Morath aveva cominciato a lavorarvi qualche anno prima come collaboratrice e solo nel 1953 fu ammessa nella squadra di fuoriclasse dell’ obiettivo.

La scelta della Casa Museo Villa Bassi – spiega il curatore – risponde alla volontà di presentare un percorso espositivo che cerca di dialogare la dimora storica. Il progetto vuole offrire alla località termale visitata ogni anno da circa due milioni e 200 mila turisti una proposta anche culturale di livello“.

Eve Cohen, figlia di un rabbino emigrato emigrato in America dalla Russia, nacque a Filadelfia nel 1912. Si avvicinò alla fotografia a 32 anni grazie a una macchina fotografica ricevuta in dono. Nel 1948 sposò Arnold Arnold di cui mantenne il cognome anche dopo il divorzio. Nel 1952 si trasferì con la famiglia a Long Island, dove realizzò uno dei reportage più toccanti della sua carriera: “A baby’s first five minutes“, raccontando i primi cinque minuti di vita dei piccoli nati al Mother Hospital di Port Jefferson. Dietro quel lavoro durato alcuni anni, Eve cercò di esorcizzare il trauma dell’ aborto che l’aveva segnata nel 1950. Uno spazio particolare della mostra è riservato all’ immagine su sfondo nero della mano della mamma che tocca le dita del figlio appena nato.
I soldi ottenuti con quella foto mi hanno permesso di affrontare progetti molto più impegnativi“, disse.

Nel 1956 andò con un amica psicologa ad Haiti per documentare i segreti delle pratiche Voodoo. Chiamata a sostituire il grande Ernst Haas per un reportage su Marlene Dietrich, la ritrasse durante la registrazione di un album negli Studi della Columbia. Di quella sessione notturna durata dei ore, una delle immagini più celebri è la diva che fuma davanti ad un microfono. Da lì cominciò la frequentazione con le celebrities di Hollywood e con lo star system americano. Nel 1950 l’incontro con Marylin Monroe segnò l’ inizio di un legame profondo interrotto solo dalla morte dell’attrice. Nel 1961 fu sul set di “The Misfits“, “Gli spostati“, con Marylin Monroe e Clark Gable, con la regia John Houston e la sceneggiatura Arthur Miller, all’ epoca marito della Monroe. Ne 1961 realizzò un reportage su Malcom X, il leader radicale della protesta nera. Trasferitasi con il figlio Francis a Londra nel 1962 dopo il divorzio (nella capitale inglese restò fino alla morte nel 2012, a 99 anni), Eve Arnold continuò a dedicarsi alle stelle del cinema e ai grandi reportage in giro per il mondo, in particolare Afghanistan, Cina e Mongolia.

Paradossalmente penso che il fotografo debba essere un dilettante nel cuore, qualcuno che ama il mestiere – spiegò -. Deve avere una costituzione sana, uno stomaco forte, una volontà distinta, riflessi pronti e un senso di avventura. Ed essere pronto a correre dei rischi“.

Se le parole tracciano l’ identikit del fotografo al di là delle differenze di genere, la grandezza di Eve Arnold sta proprio nell’aver riversato una sensibilità tutta femminile nei suoi scatti, fossero resoconti di viaggio o il racconto di una icona di bellezza e sensualità come Marilyn.

Fonte Ansa

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