Bologna, il 4 luglio visite guidate gratuite al Teatro Romano

teatro romano bologna

Massimo 30 persone per visita, l’accesso è gratuito ma è obbligatoria la prenotazione.


Il teatro romano di Bologna di via Carbonesi è un manufatto straordinario sia per la storia della città che per quellae dell’architettura antica. È infatti uno dei più rilevanti edifici pubblici identificati a Bononia e forse il più antico esempio di teatro romano in muratura attualmente noto in Italia.
Rinvenuto nel 1977 e reso visibile al pubblico dal 1994 grazie a un interessante progetto di collaborazione pubblico-privato (era sede della Coin), non era più accessibile dal momento della chiusura dell’esercizio commerciale avvenuta nel 2000 e non era più stato riaperto al pubblico se non in rare occasioni.
Le visite guidate gratuite promosse dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara e condotte dai suoi archeologi Tiziano Trocchi, Renata Curina, Valentina Di Stefano, Valentina Manzelli e Monica Miari inaugurano un piano di valorizzazione dell’importante struttura che si protrarrà per tutta l’estate in previsione della futura, definitiva riapertura al pubblico.
La costruzione del teatro inizia negli anni intorno all’80 a.C. quando la città di Bononia viene promossa da colonia di diritto latino a municipium.
I settori esplorati nel corso degli anni nell’isolato tra via Carbonesi e Piazza dei Celestini (cioè nell’area dove ha sede l’Archivio di Stato di Bologna) hanno evidenziato importanti caratteristiche strutturali dell’edificio e consentito di riconoscervi due distinte fasi costruttive, una di primo impianto databile entro l’anno 80 a.C. e la seconda datata in età neroniana, intorno alla metà del I secolo d.C.
Rinvenuto nel 1977 in occasione di lavori di ristrutturazione in un edificio di via Carbonesi, in pieno centro storico, è stato il fulcro di un importante progetto di valorizzazione e collaborazione fra due soggetti pubblici (Comune e Soprintendenza) e due privati (proprietà dell’immobile e Gruppo Coin) che ha consentito nel 1994 di trasformare in patrimonio pubblico un bene altrimenti fruibile solo dagli specialisti grazie all’apertura di un punto vendita Coin. Le problematiche vicende legate alla gestione del complesso immobiliare di proprietà privata che lo ospita lo avevano reso inaccessibile al pubblico da alcuni decenni (2000).
Grazie a un percorso di valorizzazione condiviso con i nuovi affittuari dell’immobile, questo importante bene archeologico sarà presto restituito all’ammirazione della collettività e dei turisti a cui appartiene.

 

 

 

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