La rotonda di Wright compie 60 anni: sei artisti rivisitano Guggenheim


“Licenza artistica”, così si chiamerà la mostra. Il marchio Lavazza sponsorizza l’evento, eccezione imperdibile nel calendario del Guggenheim


Per celebrare i 60 anni della rotonda di Frank Lloyd Wright, il Guggenheim di New York ha creato un appuntamento d’eccezione: complice la sponsorizzazione di Lavazza, per la prima volta nella storia del museo sei artisti contemporanei hanno messo in piedi una mostra, “Licenza artistica“, attingendo a opere note e meno note della vasta collezione del museo.
La selezione spazia dal 1900 al 1980: circa 300 opere sono state allestite sui sei piani della rotonda: una novantina delle quali mai esposte prima d’ora. “Seguendo le orme di Andy Warhol che 30 anni fa rivisitò da cima a fondo il museo della Rhode Island School of Design, Paul Chan, Cai Guo-Qiang, Jenny Holzer, Julie Mehretu, Richard Prince e Carrie Mae Weems hanno avuto per un anno i magazzini a disposizione e ciascuno un piano della rampa“, ha spiegato Nancy Spector, la curatrice che ha assistito i “magnifici sei” nel progetto.

“Il Guggenheim è un luogo di connessioni in cui l’arte rappresenta la scintilla di un processo generativo che abbraccia la visione della società“, ha detto Francesca Lavazza, membro del board del colosso del caffè e Trustee della Guggenheim Foundation: “Spazi aperti, pensieri aperti, mentalità aperta. Così come il Guggenheim ha portato più in là l’idea di museo come luogo di creazione, oltre che di conservazione, Lavazza ha portato più in là l’idea di luogo di lavoro con Nuvola, il nostro nuovo quartiere generale, con la volontà di creare un luogo che che connette persone, idee, esperienze“.

E’ la sesta collaborazione con il Guggenheim di Lavazza ambasciatrice di creatività, avviata nel 2014 con la mostra sul Futurismo. Stavolta si parte con il cinese Cai Guo-Qiang, Leone d’Oro a Venezia e protagonista della “esplosiva” rassegna “I want to believe” del 2008. In un allestimento ispirato ai “saloni” del primo ‘900, Cai ha scelto opere figurative di artisti altrimenti noti per l’astrattismo come Wassily Kandinsky, Piet Mondrian e Mark Rothko. La sezione “Non Brand” esplora le passioni primordiali che fanno esplodere l’opera d’arte. Allo stesso tempo denuncia i cliché che etichettano un artista in uno stile, una corrente, un movimento.
Paul Chan parte dall’idea dell’acqua e del bagno nell’arte occidentale, da “Starfish” (1942) di Fernand Leger alle opere concettuali di Lawrence Weiner degli anni Settanta. L’etiope Julie Mehrethu punta i riflettori sul trauma dopo la seconda guerra mondiale: “Tre studi per crocifissione” di Francis Bacon è accostato a un recente acquisto da parte del museo: il “body print” “Close your Eyes and See Black” dell’afro-americano David Hammons.

Richard Prince ha esplorato la formazione della collezione del Guggenheim con opere di Martin Barré, Kenzo Okada, Judith Reigl, Alberto Burri prestando anche dalla sua collezione due tele di Stuart Sutcliffe (il “quinto Beatles” che era anche pittore e morì a 21 anni di emorragia cerebrale). Al quinto livello, Carrie Mae Weems ha puntato sulle risonanze di una tavolozza in bianco e nero per dimostrare le discriminazioni alle collezioni di musei concentrati sul canone dell’arte occidentale. Infine Jenny Holzer che ha scelto opere realizzate esclusivamente da donne.

Fonte Ansa

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