Oscar alla carriera a Lina Wertmüller. Nel 1977 è stata la prima donna candidata agli Oscar come regista per il film Pasqualino Settebellezze. Con lei premiati anche David Lynch, Wes Studi e Geena Davis.
L’Academy of Motion Picture Arts & Sciences ha annunciato che tra gli Oscar alla carriera assegnati quest’anno c’è anche la statuetta per la regista italiana Lina Wertmüller. Novant’anni, è stata la prima donna candidata all’Oscar come migliore regista per il film Pasqualino Settebellezze, nella cerimonia del 1977.
“Un Oscar alla carriera non ci starebbe male”: il desiderio della figlia Maria, espresso a Cannes solo pochi giorni fa, è stato ascoltato. La sua storia e la sua filmografia sono ricche di record e ora che ha superato i 90 anni e dei premi avuti e mancati quasi non le importa più nulla, il riconoscimento annunciato oggi dall’Academy of Motion Pictures è davvero il coronamento di una vita.
“Sono felice per questa notizia” ha dichiarato la regista all’ANSA. “Non me lo aspettavo l’Oscar, ma lo prendo volentieri”, aggiunge con la solita ironia. “Mi fa piacere dedicarlo a Enrico Job, compagno di una vita e di lavoro e a nostra figlia Maria”.
Con lei il 27 ottobre agli undicesimi Annual Governors Awards dell’Academy ci saranno altri tre premiati per la carriera: David Lynch, Wes Studi e Geena Davis. Riconoscimenti, sottolinea l’Academy, orientati alla maggior valorizzazione delle donne e dei gruppi sotto rappresentati. L’opera della Wertmüller, i suoi film di rottura negli anni ’70 sono da sempre molto amati anche all’estero e sono tante le rassegne nel mondo a lei dedicate: dopo quella di marzo a Londra, una imminente è prevista a Manchester quest’estate.
Tante le opere amate dal pubblico, a partire dal Giornalino di Gian Burrasca andato in onda nella tv di metà anni ’60 con Rita Pavone. Oltre 20 film alle spalle, da Storia d’amore e d’anarchia a Ninfa Plebea passando per Mimì metallurgico ferito nell’onore, per Travolti da un insolito destino e Sabato, domenica e lunedì con Sofia Loren. Tra tutti, Pasqualino Settebellezze resta il film più famoso, anche per il sodalizio con Giancarlo Giannini che per la Wertmüller nutre una forma di venerazione oltre che di rispetto. Il film ottenne una candidatura ai Golden Globe e quattro candidature all’Oscar, tra cui quella come miglior regista, prima volta in assoluto nella storia dell’Academy per una donna. È un’apologia intelligente e feroce dell’arte di arrangiarsi e sopravvivere ad ogni costo, tipica della cultura partenopea: Giancarlo Giannini è il guappo che nella Napoli del 1936 uccide il seduttore di una delle sue sette, brutte sorelle (da qui il suo soprannome), viene rinchiuso in un manicomio criminale da cui esce come volontario di guerra per finire in un lager tedesco e diventare kapò.
Inutile chiedere di tutta la filmografia qual è il suo film del cuore: Lina – come di recente ha fatto al festival di Cannes dove si è recata per presenziare al restauro di Pasqualino dal Centro sperimentale di Cinematografia e Cineteca Nazionale – risponde sempre che non lo sa e la figlia Maria, che con Valerio Ruiz accudisce e protegge l’anziana regista, aggiunge: “Mamma non lo ha mai detto: sono tutti suoi figli”.
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