Roma, l’oro dipinto da Fontana a Galleria Borghese


 

Fino al 28 luglio cinquanta opere esposte tra i capolavori del Barocco raccontano l’artista del Novecento.

 


Circa cinquanta opere tra ceramiche e dipinti, selezionate secondo il tema dell’oro e delle crocifissioni sono esposte alla mostra dedicata al grande artista italiano nato in Argentina (1899-1968), intitolata Lucio Fontana. Terra e Oro

Fino al 28 luglio un percorso di due sale per le sculture e sei per le pitture, intervallate con i capolavori della Galleria Borghese.

La costruzione del linguaggio di Fontana è legata a tutta la cultura contemporanea: costruire significa elaborare forme in sintonia con la società e la civiltà del proprio tempo. Fontana attraverso la pittura, si pone lo stesso problema della scultura: come sfondare il muro dello stazione per arrivare a toccare il tempo.

Il gesto del taglio e della penetrazione non hanno nulla a che fare con l’erotismo dell’action painting, legata all’automatismo psichico del surrealismo. La superficie della pittura e la materia della scultura diventano come dei muri da sfondare per creare una possibilità di continuità tra stazione esterno dove sta lo spettatore.

Fontana non è un artista ripetitivo: compie un atto mentale, legato alla concentrazione e dunque all’irripetibilità del momento. Egli fa la massima coniugazione tra il barocco, il futurismo e la sensibilità delle esperienze del dopoguerra per approdare a una produzione di arte totale che le avanguardie storiche avevano già teorizzato.

Egli coniuga insieme scultura e pittura: una superficie dipinta con un disegno diventa un campo di delimitazione con lo sfondamento al centro. Lo sfondare la superficie con un chiodo determina una sorta di disseminazione di luoghi di attraversamento dello spazio.

L’uso dei colori non è drammatico, perché lo sfondamento non è violento, è semplicemente lavorare per approdare a nuove dimensioni. Un colore tenue, come l’oro, segna la sua opera. L’artista privilegia spesso non solo l’interno, ma anche l’esterno delle forme oculari e circolari, che assicurano l’idea del ritorno alla forma.

 

 

 

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